Artista strepitosa, voce immensa. È la soprano ufficiale dei Therion, prima donna ad entrare in pianta stabile nella line up della leggendaria band svedese. Ma Lori è una persona sincera, non si atteggia, trasmette passione per quello che fa, oltre che risultare molto umile nonostante la fama raggiunta. È uscito il suo primo album solista, sempre con alle spalle l’immensa ed eclettica famiglia dei Therion. Ho avuto l’onore ed il piacere di parlare con lei di questo lavoro, della sua carriera, della sua vita. (IN ENGLISH HERE)
MH: Ciao Lori! Grazie per il tempo che mi dedichi. Ho appena recensito il tuo album solista (qui) e ho alcune domande da porti! Allora: sembra che questa opera salti fuori dal nulla. Non c’erano molte notizie in merito. Praticamente non sapevo che ti eri impegnata con questa idea. L’ultima informazione che avevo sul tuo conto era il fatto che mollavi l’attività live, pur rimanendo con i Therion. Prima di approfondire “Carmina Romanus”, dimmi, come stai? Che fai di bello? Hai altri progetti oltre a questo ed i Therion?
LL: Hai ragione, Luca. È stata certamente una sorpresa per molti. Sono stata impegnata in così tante cose negli ultimi anni, anche se la maggior parte di loro era relativa al mio lavoro e la mia famiglia, in quanto mi sono un po’ allontanata dal fare musica come mia principale attività. Quando feci L’ESTREMAMENTE difficile decisione di non andare più in tour con i Therion, la mia vita cambiò significativamente a casa ed ebbi l’opportunità di seguire un nuovo percorso, per quanto riguarda le mie vocazioni. Da allora, ho sempre cercato di mantenere la musica presente nella mia vita quotidiana, incluso suonare o esercitarmi a casa, oltre che continuare a lavorare con i Therion in studio. E sono molto felice di averlo fatto, in quanto è grazie a questo che mi trovo nell’attuale fortunata posizione di poter pubblicare un album solista. E con i recenti ‘cambi di priorità’ dovuti al corso della pandemia, la musica si è rivelata una benvenuta distrazione. Molto più che benvenuta. Qui negli USA la maggior parte dei rivenditori è chiusa, compreso quello dove lavoro da tre anni. Ora sono attiva per loro remotamente, attraverso il loro centro di servizio ai clienti, ma ho avuto un sacco di tempo per pensare a quello che importa veramente. Per me il fare musica si posiziona sempre in cima alla lista o molto vicino alla cima.
MH: Non posso non chiedertelo: essendo un’artista che è stata in tour con intensità prima di prendere la pausa… come vedi questa quarantena considerando che ogni concerto al mondo è stato praticamente cancellato?
LL: Ad essere onesta, mi dispiace per quelli che vivono principalmente grazie ai concerti. So che ci sono molte band che in questo periodo cercano altre forme per mantenere il contatto con il pubblico, cercando di portare a casa la pagnotta. Penso anche che l’opportunità il poter ascoltare musicisti e bands che suonano in forma differente (ad esempio in streaming) sia una grossa vittoria per chi ama la musica. Tutto ad un tratto i fans possono accedere agli artisti che preferiscono con la moda del live streaming, cosa che può anche essere eccitante. Ma la chiave è essere preparati. Ho visto un paio di ‘performances’ non proprio che grandiose, anche se il 99% delle volte è perché l’artista passa più tempo a parlare che a suonare (ride, ndr). Ma anche questa è una cosa interessante. Gli artisti stanno offrendo ai loro fan un accesso senza precedenti, condividendo chiaramente gli stati d’animo. La passione è ad altissimo livello. E la passione è senza dubbio ciò che mi ha guidato nel passato e che mi sta guidando attualmente nella ricerca di nuovi sbocchi come performer, cosa che vale anche per molti altri musicisti e artisti di mia conoscenza. Ad essere sincera, vedo tutto questo come un’opportunità. Un’opportunità per fare la musica che conta davvero. Su questo io e colleghi siamo sulla stessa lunghezza d’onda. Ho sempre sentito un legame con i miei colleghi musicisti e amanti della musica in tutto il mondo grazie alle opportunità che ho potuto sfruttare da quando ho scelto il percorso di cantante. Questo, secondo me, ci ha uniti tutti di nuovo. E ti posso dire senza esitazione che quando questa situazione attuale si placherà ci sarà un’enorme ondata di band e artisti in tour e concerti vari! Almeno spero sia così. Non vedo l’ora di farne parte!
MH: Parlando del tuo album. Prima di tutto, mi spieghi quell’attraente titolo “Carmina Romanus”? Qualche gioco di parole con il manoscritto che contiene i poemi scritti tra l’11° ed il 13° secolo? O ti sei ispirata al lavoro di Carl Orff… come fecero i Therion con “O Fortuna” vent’anni fa? Dimmi…
LL: In realtà, è piuttosto semplice. È la traduzione in latino di “Canti Romano”. Ogni brano ha un testo ispirato ai pianeti del nostro sistema solare, più la stella che rende tutto questo possibile (il Sole, ovvero Sol Invictus). Abbiamo intrecciato sia la mitologia che gli elementi astronomici di ciascun pianeta. Tuttavia, non ho scritto tutti i testi di questo album e Per Albinsson, l’altro paroliere, potrebbe aver avuto delle idee per conto suo.
MH: L’album era programmato, intenzionale, o è semplicemente… ‘successo’ (cosa non nuova quando è coinvolto Christofer Johnsson)? La registrazione delle voci è nata pensando ad un album solista o eri in Svezia per altre ragioni ed avete fatto pure queste sessioni, le quali poi sono diventate l’album solista? Come un qualcosa conservato in una scatola che poi tutto ad un tratto ha deciso di saltare fuori per vivere una nuova vita…
LL: Christofer è venuto da me con l’idea di registrare queste canzoni. Avevamo già tutti i testi pronti un mese dopo l’incontro, ma bisogna dire che avevamo comunque già un modello sul quale lavorare poiché queste canzoni sono state originariamente composte da un artista che Christofer aveva incontrato nei suoi recenti numerosi viaggi in Russia. Sono andata in Svezia a registrare con lui nel maggio del 2019, poi ho fatto altre registrazioni qui a Salem, in Oregon (con un tizio molto talentuoso, Jason del Wavelengths Studio).
MH: Quando mi è arrivata la mail che parlava dell’uscita del tuo album solista, non ci potevo credere. Poi ho scavato in profondità, cercando informazioni, trovando che non è strettamente un album solista, almeno non secondo il mio punto di vista. È un lavoro dei ragazzi degli Arcane Symphony con il team dei Therion ed i testi di Per Albinsson. Poi i testi che hai invece scritto tu sono per brani che sono di fatto un remake di brani degli Arcane Symphony presenti nell’unico album che hanno pubblicato. Come è nata questa decisione? Ti piacevano le canzoni e volevi dar loro nuova vita o è stato Anton Andryushin, il compositore, che ha avuto l’idea?
LL: Prima di tutto, queste canzoni sarebbero un ottimo primo album per QUALSIASI band. Mi ha impressionato il livello di musicalità e creatività che emerge dall’album originale. È Christofer colui che merita le lodi per aver trovato il modo di iniettare nuova vita in un disco già molto interessante (pubblicato anni prima con la prima band di Anton, ovvero gli Arcane Symphony). Christofer ci ha visto dentro l’opportunità di poter dare la nostra interpretazione all’idea originale di Anton, ma noi abbiamo voluto un’idea più tematica per legare tutto assieme.
MH: Nella mia recensione ho parlato di un concetto riassumibile come ‘Famiglia Therion’. Voglio dire, c’è questa forte connessione con la Russia (Christofer Johnsson è noto per questo), ci sono artisti che militano o militavano nei Therion, c’è gente che viene dagli Imperial Age (i cui membri sono amici di Christofer)… mi puoi dire di più relativamente a questa bellissima energia che fuori esce da qualsiasi cosa che parte ‘dall’Impero dei Therion’?
LL: Siamo tutti raggi sulla ruota di Christofer (ride, ndr). Lui è un vero talento nel mettere assieme gli artisti, ed è parte del motivo per il quale i Therion sono in giro da così tanto, oltre a fare anche parte parte del motivo per cui il concetto alla base di Therion è piuttosto fluido. I Therion sono la somma di molti fattori, ciascuno dei quali contribuisce a quel tessuto artistico variegato. Se sei il tipo di persona a cui piace essere sorpreso, Therion è la band che fa per te.
MH: Sbirciando la track list, ogni titolo si riferisce appunto ad un corpo celeste del nostro sistema: Sole, Terra, Luna, ecc. Sembra davvero ci sia un concept dietro a tutto questo. Puoi spiegare un po i testi e cosa questo album vuole trasmettere come messaggio?
LL: Abbiamo deciso di scrivere testi che si ispiravano ai pianeti in quanto ogni brano sembrava prestarsi naturalmente all’idea. Per esempio “Saturn” cela un’immensità per come è stata composta. Ci si può percepire la lenta rotazione del gigante gassoso ascoltando il brano. E “Tellus” ha quel senso di terra nello stile delle vocals… oltre che avere un ritornello favoloso che mi tormenta di frequente. Per me c’è una sensazione di vicinanza alla terra, cosa appropriata considerando che parla del nostro pianeta. Su “Venus”, uno dei brani con i miei testi, ho intrecciato concetti relativi alla Dea Venere con l’aspetto del pianeta stesso basandomi su modelli e conoscenze scientifiche. Un mio amico dal Cile, Sebastian Pérez, mia dato idee che mi hanno ispirata. Una di queste risorse è il libro “Pianeti” di Dava Sobel. Lettura divertente e ricca di dettagli, molto descrittiva.
MH: Come è stato cantare con Thomas fuori dai Therion? Perché il brano “MERCURY – Messenger of dreams” era già un gran pezzo nella versione “A New Day Begins” (brano originale degli Arcane Symphony)… ma ora è dannatamente grandioso!
LL: Si, decisamente c’è una nuova energia grazie a Thomas e agli arrangiamenti scelti. Lui è sempre una forza per creatività e divertimento. E ha la capacità di mettere tutto se stesso nella creazione di musica. Lo definirei il perfetto musicista professionista. E può andare letteralmente d’accordo con TUTTI sul pianeta. Come fai a non amarlo?
MH: Piani futuri per questo disco? Di solito all’album fa seguito un tour. OK, ora non ci sono i tour, ma ti piacerebbe riprendere la musica dal vivo in occasione per promuovere questo album? E se questi brani finissero sulla set list dei Therion?
LL: Accetto suggerimenti (ride, ndr). In questo momento, la pubblicazione era quello che sembrava più importante. Onestamente questo è stato uno sbocco fantastico per me, l’occasione di fare musica con un gruppo di persone ispirate e stimolanti. E già questo, per me, è una vittoria.
MH: Lori Lewis, la cantante: cosa sarebbe stata la tua vita se tu non fossi finita nella line up dei Therion? Canti in altri progetti dentro o fuori il mondo dell’heavy metal? E se lo fai, come sta andando?
LL: Sai, la musica non si allontana mai dalla mia mente. Sto sempre cercando modi per restare attiva nel mondo della creazione di musica. Ho cantato jazz, classica, opera, pop, metal… cita un genere ed io probabilmente l’ho provato almeno una volta. Mi auto registro molto e ci gioco sopra nello studio che ho a casa con mio marito. Abbiamo delle apparecchiature semplici ma sono sufficienti per il momento e per quel che facciamo. Attualmente vivo in un paesetto che non ha molti spazi per esibirsi dal vivo. Il che significa che se succederà qualcosa, io devo fare in modo che accada di nuovo. L’ho fatto una volta nella mia vita e poi è quello che mi ha portato a lavorare con i Therion. Mi manca spesso andare in tour con loro. Non mi mancano le notti insonni o le cose smarrite (ride, ndr), ma mi manca il cameratismo che deriva dal passare ogni singolo momento assieme ad un gruppo di musicisti. Chi lo sa? Magari mi vedrete ancora sul palco molto presto… (ride, ndr)
MH: Ultima domanda: quel’è la differenza che senti tra il cantare in un microfono per un registratore o cantare per una folla in delirio? Ti ho vista dal vivo con i Therion e la tua magia, la tua voce… sono molto più grandiose e potenti dal palcoscenico…
LL: È tutto legato alla magia del momento, Luca. Quando canto dal vivo, la cosa diventa elettrizzante. L’energia della folla dona vita alla musica in una maniera che non è altrimenti possibile. E i Therion hanno sempre lavorato con professionisti molto talentuosi che sanno come mettere in piedi spettacoli meravigliosi, specialmente per quanto riguarda il suono. Il tecnico che usiamo attualmente, TomTom, è assurdamente ricco di talento per quelle cose. Ed è pure uno spasso lavorarci assieme! Registrare in studio può essere noioso a volte. Ri-registrare le parti varie volte, tagliare ed incollare… noiosissimo! Ma è una cosa che va fatta per creare l’album. Ho scoperto che registrare è molto più divertente se prima registri un brano intero. Poi una cosa che rende un disco VERAMENTE buono per me è avere una profonda conoscenza e nutrire forti sentimenti per la canzone, prima di registrarla. Tuttavia, ti concedo il punto di vista. Gli album erano la REGISTRAZIONE di un EVENTO, in quanto tutti si riunivano, mettevano giù tutto e fine della storia (praticamente la presa diretta, ndr). Oggigiorno ci sono molti altri fattori che influenzano il fare un disco. E non mi far palare di cose come la compressione della voce e le varie registrazioni (ride, ndr). Potrei parlartene per giorni. Ma recentemente, la chiave vincente è lavorare con gente che sicuramente cercherà di prendere le migliori decisioni per un disco che deve essere pubblicato. Master e registrazioni sono questioni impegnative e ci saranno sempre cose che vuoi cambiare, migliorare, aggiustare. La chiave è sapere quando hai finito e lasciare quindi tutto così com’è.
MH: Per chiudere: un messaggio ai lettori di Metalhead.it ed ai tuoi fans…
LL: Grazie per avermi invitata a condividere alcuni pensieri. È sempre un piacere parlare di musica, di quale musica o band ispira la gente… quindi non vedo l’ora di sentire le vostre opinioni! La musica è ciò che ci unisce e rende la vita ancora più interessante. Vi amo!
(Luca Zakk)
Foto: Mina Karadzic