La Tsunami Edizioni pubblica quella che è stata definita “la più ampia e documentata biografia di Trent Reznor mai pubblicata al mondo”. Il testo è stato scritto da Giovanni Rossi, già autore di un volume sull’industrial e collaboratore della rivista :Ritual:, nonché musicista. Centinaia e centinaia di pagine su Reznor e i suoi Nine Inch Nails attraverso il recupero di interviste e articoli da ogni parte del mondo, con i quali l’autore ha saputo descrivere sia la musica e la sua provenienza oltre a dare un ritratto significativo di Reznor.
Salve, grazie per la disponibilità e soprattutto complimenti per il volume.
Grazie a te, è un vero piacere!
Giovanni Rossi è un bassista o uno scrittore?
Mi piacerebbe poter dire di essere entrambe le cose, ma mentre da una parte mi ritengo soddisfatto come scrittore, dall’altra non posso dire lo stesso come bassista. La musica è una cosa seria che richiede tempo, qualunque cosa tu faccia, e un po’ di anni fa ho dovuto scegliere se dedicare il mio tempo al basso o alla penna, ed ho scelto la seconda. Non rimpiango la mia scelta, in ogni caso non si sa mai, il mio Fender Jazz è sempre lì…
Parliamo subito di questo tuo ultimo volume, “Nine Inch Nails – Niente Mi Può Fermare”. L’impianto bibliografico e delle fonti è imponente e credo che tu abbia avuto ovviamente un tuo metodo di ricerca e archiviazione del materiale. Mi chiedo se in parte il libro fosse già delineato nella tua testa, un po’ per la tua conoscenza di Reznor e dei suoi lavori e altrettanto perché recuperare frasi, eventi, dichiarazioni e interviste ti hanno aiutato nel tempo a modellare il testo.
Hai centrato esattamente il punto: “Nine Inch Nails – Niente Mi Può Fermare” era già da un bel po’ di tempo nella mia testa. La croce e delizia di questo lavoro è stato proprio l’imponente mole di materiale che avevo raccolto nel corso degli anni. Se da una parte l’impianto generale era già delineato, per me Reznor è sempre stato una malattia delle più insistenti ed inguaribili, dall’altra il livello di dettaglio a cui mi hanno condotto le fonti è diventato, per dimensioni, piacevolmente insperato mano a mano che iniziavo a scrivere. Così alla fine mi son trovato con un migliaio di cartelle ed una ricostruzione della vita di Reznor talmente minuziosa da aver soddisfatto anche il fan più accanito ed esigente che alberga in me.
“Niente Mi Può Fermare” è composto da 450 pagine in totale. Ne occorrevano altre?
Nella prima stesura c’erano molte altre pagine, ma un meticoloso lavoro di editing e rifinitura ha consentito al lavoro finale di assumere un giusto equilibrio tra completezza, approfondimento e scorrevolezza della narrazione. La versione finale è un ottimo veicolo sia per il fan alla ricerca di dettagli sconosciuti, sia per quei pochi sul pianeta che non hanno ancora avuto la fortuna di poter conoscere questo genio! (Rimediate subito e correte in libreria, atei miscredenti!)
Una cosa che mi ha colpito subito è il fatto che il Trent Reznor uomo e quindi la sua personalità, emergano di continuo nel testo. Anche nei capitoli in cui si racconta di Trent diventato ormai un musicista affermato prima e un personaggio poi. Voglio dire l’uomo e l’artista si vedono e si sentono nella lettura.
Ti ringrazio davvero, penso sia il miglior complimento che possa ricevere da un lettore, perchè è esattamente l’impronta che volevo dare all’opera. Detesto le biografie formato-scheda che puoi benissimo trovare su internet. Penso che il punto centrale che interessa a chi si vuole avvicinare ad un personaggio sia invece “chi è costui?”. A me interessava descrivere chi è Trent Reznor, perchè ha scritto certi brani, perchè sono nati quegli album, da cosa attingono i Nine Inch Nails, da dove ha avuto origine l’evoluzione della sua musica e molto altro. Quando vent’anni fa ho conosciuto i Nine Inch Nails, volevo sapere tutto di loro, non solo musicalmente, e a distanza di tempo posso dire di essere soddisfatto di questa lunghissima ricerca.
Io adoro i Ministry e più dei NIN (ehehe) e amo i Pink Floyd, ma credo che i secondi interessino anche a te! Al di là di queste considerazioni personali, perché proprio un libro su Trent Reznor e sui Nine Inch Nails? La domanda sarà banale e la risposta magari rientra nel discorso dei gusti e passioni che ho introdotto io, però credo tu abbia messo in conto una domanda del genere, soprattutto da uno che non ha la profondità della conoscenza su di loro.
Io nutro una passione insana per i Ministry e morbosa per i Pink Floyd, e conoscevo entrambi i gruppi prima di avvicinarmi ai Nine Inch Nails. Penso che sia Al Jourgensen che Roger Waters siano per motivi diversi due delle più grandi personalità musicali degli ultimi quarant’anni, ma Reznor per me aveva qualcosa di più misterioso e sfuggente rispetto ad entrambi. Da qui è nata una grande curiosità che è cresciuta di pari passo con l’ammirazione per il suo percorso artistico e per tutto quello che è riuscito a fare, anche a rischio di insuccessi e fiaschi. Volevo assolutamente raccontare di lui, la Tsunami ha sostenuto ed appoggiato con convinzione il progetto, ed ecco “Nine Inch Nails – Niente Mi Può Fermare”!
Un’altra cosa che mi è piaciuto è stato di trovare un sacco di informazioni anche su artisti che mi interessano, come Bowie, Al Jourgensen, Adrian Belew e altri. Tutti personaggi di spessore e credo che artisti di quel calibro aiutino materialmente a rendere il testo, le informazioni, la “storia” più affascinante.
Il bello di lavorare sulla persona, e non solo sull’artista, rende gli incontri in ambito musicale ancora più interessanti. Conoscere il carattere, le personalità e il modo di vivere i rapporti interpersonali degli artisti che hai citato tu permette di comprendere molto bene come questi giganti concepiscano la loro arte e come, di riflesso, abbiano contribuito alla crescita ed allo sviluppo dei Nine Inch Nails.
Una volta William Burroughs scrisse “saccheggiate il Louvre!”, riferendosi al fatto di copiare e prendere spunto da altri per creare nuova arte. Non credi che l’industrial con i campionamenti e i sampler sia un ottimo esempio di come svolgere intelligentemente e creativamente questo suggerimento del Vecchio Bill?
Assolutamente si. La musica industriale è un genere di rottura e di abbattimento della proprietà, ed in questo senso Reznor è stato molto industriale durante la sua carriera. Il parallelismo si ferma qui e poco oltre, perchè è lo stesso Reznor a rifiutare l’etichetta di artista industrial. Quanto a creatività e intelligenza, l’industrial ha dato vita a tantissime sperimentazioni ed utilizzi delle nuove tecnologie al punto da costringere anche la scena mainstream a copiare. Nel mio precedente libro “Industrial [r]Evolutio” se ne parla abbondantemente!
A proposito di rubare. Non conoscevo quella storia accaduta in Australia, dove Reznor si scagliò contro la propria etichetta a causa di prezzi assurdamente elevati sui suoi album e semplicemente perché i suoi titoli vendevano. La sua disamina sul costo dei CD e il fatto che poi la gente scaricasse è illuminante. Tu sull’argomento cosa ne pensi?
Parto da una considerazione. Dati alla mano, certo pubblico non smetterà mai di comprare la musica in supporto fisico. Mi riferisco ai fan accaniti, quelli che sostengono un artista con passione incondizionata e che di conseguenza sono disponibili a comprare, anche se in misura molto inferiore che in passato; basta vedere come vengono letteralmente bruciate le prevendite di alcune release. L’episodio che ricordo nel libro conferma proprio questo: i discografici sanno che c’è un pubblico che si può spolpare fino all’osso perchè fedele e appassionato. E come pensano di rimediare? Alzando sempre di più il prezzo dei CD! Una visione miope che mira solo a massimizzare nel breve termine, devastando irreversibilmente il mercato. Reznor se n’è accorto ed ha cercato di trovare soluzioni alternative perché ha capito che la musica, se gestita in questo modo, avrà vita molto dura.
Hai nominato “Industrial [r]Evolution”, da te pubblicato sempre con tsunami, del quale ho letto solo diversi estratti. Spiegami come è impostato quel testo e quanto tempo hai impiegato per redigerlo?
“Industrial [r]Evolution” è un’opera che vuole ricostruire secondo un criterio cronologico la genesi e l’evoluzione della musica industriale prendendo in esame tutte le sfaccettature e le derivazioni che questo genere ha figliato. Il lavoro di scrittura mi ha richiesto circa due anni e mezzo, poiché è basato interamente su oltre 200 testimonianze ed interviste inedite che ho raccolto sia da esponenti di spicco, sia minori. In questo testo si parla dei nomi che hanno dato vita al genere, come Throbbing Gristle ed Einsturzende Neubauten, per arrivare ai giorni nostri con artisti derivativi come Ministry e Rammstein e generi collaterali come EBM, noise e neofolk. “Industrial [r]Evolution” è un testo di approfondimento, provocatorio ed aperto su innumerevoli scenari, che vive e si evolve costantemente grazie ad un blog, http://industrialrevolution-gr.blogspot.it, in cui riverso tutti i contenuti che non sono entrati nel libro, materiale inedito e news sul mondo industriale.
Scrivi per :Ritual:, una rivista davvero interessante. Tuttavia vorrei chiederti come fa una rivista cartacea al giorno d’oggi a competere e lottare con il web? Hai una descrizione di come siano queste due realtà?
Se vuoi competere in edicola, devi conoscere la forza del web, ovvero la diffusione in tempo reale di ogni notizia e la possibilità virtuale che chiunque ha a propria disposizione per costruire informazione on-line. Le riviste on-line possiedono una forza competitiva elevatissima (bassi costi di produzione e genesi per passione) e in tantissimi casi contribuiscono alla diffusione di musica che altrimenti non avrebbe spazio sulla carta. Rappresentano il futuro, ti accompagnano in ogni momento e le puoi leggere dallo smartphone mentre sei in autobus o in fila dal medico, e saranno sempre più diffuse. L’edicola è un altro mondo. :Ritual: resiste con onore e riconoscimento da molto tempo grazie alla credibilità e alla competenza di molte persone che scrivono con esperienza e dedizione. Se vuoi sopravvivere sulla carta, devi puntare a qualcosa di diverso distinguendoti, devi saper affrontare i temi in maniera approfondita, dare spazio a ciò in cui credi e non solo a ciò che richiede il mercato. Non puoi battere il web sulla velocità, ma devi competere sul contenuto, sul dettaglio, sulla critica. E per fare questo devi poter contare su una smodata passione di chi scrive!
Torniamo a “Niente Mi Può Fermare”. Aneddoto curioso sulla lavorazione del testo?
Poche ore dopo aver terminato l’editing, Reznor comunica a sorpresa via Twitter l’arrivo di un nuovo EP per gli How To Destroy Angels, l’altro suo gruppo. E così il libro si è riaperto…
Di recente cosa stai ascoltando di nuovo?
In questi giorni mi sto ri-gustando tutto quanto di meglio mi è passato sotto mano nel corso del 2012: Fear Factory, Nero, Laibach, Maurizio Bianchi, Killing Joke solo per citarne alcuni. E soprattutto gruppi italiani come Army Of The Universe, E-Motu e We Are Waves.
Ultime letture?
Tantissimi libri musicali (Motorhead, Tool, Motley Crue, Rick Rubin) e un capolavoro che ho letto almeno quattro volte, “Io Sono Leggenda” di Richard Matheson.
Grazie! Hai in chiusura qualche novità che ti attende e proporrai in futuro?
Come prima cosa vorrei dedicare buona parte della primavera a presentare “Nine Inch Nails – Niente mi può fermare” in giro per l’Italia. Poi un’idea nuova in testa c’è, mi stuzzicava già mentre stavo per finire di lavorare sui Nine Inch Nails, ma al momento è ancora molto, molto acerba.
(Alberto Vitale)