(In English here) I Satyricon suonarono qui in Italia il 18 Aprile, quando registrai questa intervista tra la venue ed il tour bus. Ho intenzionalmente ritardato la pubblicazione di queste righe per buttare un po’ di benzina sul fuoco dei Satyricon, in quanto stanno per tornare in Italia questo Agosto. Nei pochi mesi che sono passati ho lasciato che la gente parli. Esprima opinioni. Che l’ultima release, “Live At The Opera”, fosse pubblicata, andasse in giro, fosse recensita, discussa, criticata. Naturalmente un esercito di gente statica si sta ancora chiedendo perché i Satyricon non fanno più quel che facevano una volta. Io già sapevo perché, è la ragione per la quale seguo questa band. Ma ho pensato di chiederlo a Frost. Uno molto gentile, che con estrema calma esprime le sue opinioni, il suo punto di vista sulla musica, l’arte, la creatività ed il black metal. Con un modo di parlare estremamente rilassato, Frost rivela nuove idee, nuovi concetti, nuove direzioni. Nuove ispirazioni. Un nuovo modo di fare musica e di essere artisti oggigiorno. Frost spiega anche con dettagli cosa significò avere un coro sul palco con i Satyricon. E considerata la sua lunga esperienza artistica, il suo successo, preferisco accettare le sue parole sagge piuttosto che tutte le stupide chiacchiere che ci sono in giro, generate da gente che semplicemente non capisce la musica e la sua evoluzione. Ecco uno dei batteristi più veloci della scena Black Metal. Questo è Frost, per voi.
MH: Ciao! Tu e Satyr comunicate messaggi importanti tramie i vostri canali digitali. Avete anche detto che avreste ospitato altri musicisti sul palco… con strumenti strani….
F: Non necessariamente strani, abbiamo annunciato che siamo disponibili ad avere musicisti ospiti sul palco con noi, per fare un po’ di improvvisazione o forse per suonare qualche canzone dei Satyricon con noi. Come a Londra, per esempio, abbiamo avuto un percussionista, ed abbiamo fatto una jam libera e spontanea. Molto interessante, e molto divertente. La gente ci manda materiale e richieste via email, e noi le consideriamo. Quel che cerchiamo, sai, sono esperienze diverse, voglio dire ci sono tantissimi chitarristi che vogliono venire sul palco e suonare una canzone con noi, ma ciò non è proprio quello che andiamo cercando. Noi vogliamo esperienze che si rivelino interessati per noi stessi e che portino qualcosa di diverso, ma che possono essere di valore anche per il pubblico, generando dei momenti musicali divertenti che vengono creati al momento. Quindi non devono per forza essere strumenti non convenzionali, ma certamente i musicisti devono essere molto bravi in ciò che fanno…
MH: Naturalmente…
F: .. per generare della buona musica da tutto questo.
MH: Se poi consideriamo la qualità della band che li ospiterebbe…
F: …Uno strumento che non abbiamo nella band e che da solo sarebbe interessante, anche se la cosa non è necessariamente così…. ma per esempio ad Amburgo abbiamo avuto un flautista…
MH: E per stasera?
F: Per stasera, non lo so ancora. Lo spettacolo è far si che la jam session accada, a volte improvvisiamo, a volte suoniamo pezzi di materiale che abbiamo creato per un futuro album così offriamo degli estratti di materiale, sai, ancora incompleto, dando luogo ad una costellazione di temi, ma almeno sai che questo rende lo show più dinamico. Decisamente più creativo. Sembra che al pubblico piaccia molto, rende lo spettacolo un po’ diverso e più interessante per noi come musicisti. Significa poi che c’è una vena creativa che si avvera davanti al pubblico, in quel momento.
MH: Beh, questa dovrebbe essere l’essenza della musica dal vivo.
F: Si, penso si un modo fresco e molto buono di comporre. Suppongo rappresenti lo spirito della band in quel momento. È un po’ più libero ed aperto, più dinamico, più creativo, dando luogo a spettacoli più simili a quelli dell’hard rock anni 60 e primi 70, i quali sono ancora ricordati per esser stati eventi fantastici. Quindi, perché non fare le cose in quella direzione? E questo è molto non convenzionale per i blacksters, quindi è una ragione ulteriore per farlo. Quindi ci piace questo nuovo format, e sembra che funzioni con il pubblico, quindi è perfetto.
MH: Quindi stasera vedremo qualcosa di questo…
F: Si, vediamo cosa ne viene fuori. Non decidiamo sempre con anticipo.
MH: Sempre suo vostri canali web, ho letto che nel 2015 ci saranno dei nuovi Satyricon che diranno addio alle formule tipiche dell’industria musicale. A parte che questo -per me- giù suona eccitante, potresti spiegare dettagliatamente cosa intendete?
F: Sai, formule e standard e convenzioni si applicano non solo alla musica commerciale, ma anche a… questo piccolo sottogenere al quale apparteniamo. È questa sensazione crescente che anche ciò che dovrebbe essere creativo e non convenzionale, estremo, sta cadendo nel buco nero degli standard e delle convenzioni. Se sei una band black metal, molta gente si aspetta che produci materiale in linea con uno standard o delle convenzioni predeterminate, come dire, se fai un disco che piace a molta gente, allora tutti si aspettano che il successivo sia praticamente identico. C’è questo conservatorismo che penetra…
MH: È anche un po’ parte del black metal stesso…
F: Sfortunatamente si. Nella nostra visione non dovrebbe essere così. Non avrebbe mai dovuto essere così. La canzone stessa nasce da una forte creatività, spirito innovativo che viene da quella gente che dovrebbe essere li a fare cose che non sono state fatte prima. Gente che ha portato la musica al prossimo livello. L’ha resa più pesante, più veloce, portandola anche nell’oscurità. È idealismo.
(A questo punto inizia il soundcheck. Usciamo dalla venue andando verso il tour bus. Entriamo, ci sediamo e Frost continua ESATTAMENTE dal punto dove aveva interrotto alcuni minuti prima. Come se il tempo dell’interruzione non fosse esistito.)
F: L’innovazione e l’idealismo sono prima di tutto essenzialmente necessari per la nascita della canzone. Nei Satyricon aderiamo ancora a tali principi. E poi la musica è guidata da uno spirito creativo, è soggetta a continui cambiamenti, sviluppi, miglioramenti, processi di apprendimento che succedono sempre perché è così che funziona la creatività. E noi non abbiamo in programma di essere diversi da questo. Quindi i vari album che abbiamo fatto, non li vogliamo rifare, sarebbero totalmente non necessari, essi sono lo spirito del loro tempo. Ma ciò che appare tipico nel mercato musicale, e sfortunatamente anche tra moltissimi fans e seguaci, è questo desiderio secondo il quale la band trova la formula e da li poi non si schioda. Musica, introduzione, presentazione e tutto il resto ci hanno stancato, e noi sentiamo di esserci costantemente mossi in avanti dagli inizi ed ora questa è una delle cose sulle quali stiamo lavorando, come viene presentata la tua musica. Uno show metal moderno tipico è una pura routine dall’inizio alla fine, una set list molto statica, che inizia allo stesso modo ogni giorno, finisce uguale ogni giorno (sorride, ndr).
MH: Sembra un lavoro normale, quello quotidiano…
F: Yeah, anche gli album sono soggetti ad un sacco di formule e standard, e c’è sempre il mercato musicale che vorrebbe dettare le regole perché c’è quella sensazione che il cosa funziona ed il cosa non funziona sia predeterminato.
MH: Cioè quel che vende o meno…
F: È un modo di pensare molto conservatore e commerciale, ma che viene ancora applicato. Ma noi non vogliamo far così. Assolutamente no. Vogliamo rompere in maniera decisa con questo formato. E questo sarà dimostrato in maniera molto chiara con il prossimo album, ma abbiamo già iniziato a dare delle dimostrazioni in questo tour. Facciamo concerti nel modo che ci sembra buono per la band a questo punto della carriera, e questo potrebbe essere l’inizio di qualcosa che sarà forse ancor più lontano da tradizione e convenzioni. Per esempio, facciamo set più lunghi, più variabili, facciamo quelle jam session delle quali abbiamo parlato, e questo dimostra che i Satyricon decisamente non aderiscono ad alcun standard. Credo sia una buona cosa.
MH: Considerando che questo tour è un qualcosa che sta tra il completare un po’ la promozione dell’album “Satyricon” e la promozione di “Live At The Opera”, come avete scelto la set list per stasera, o per gli altri concerti in programma?
F: Yeah. Ogni setlist è diversa. Non le abbiamo fatte tutte identiche.
MH: E come scegliete le canzoni ogni sera?
F: È parte del lavoro di Satyr, il leader creativo della band. Sostanzialmente abbiamo quattro atti che dividono ogni spettacolo, e c’è una specie di filo conduttore per tutti. Ci sono canzoni che di fatto suoniamo sempre, altre che non suoniamo sempre… che mettiamo e togliamo…
MH: Quindi sarà una sorpresa
F: Yeah, sorprendiamo anche noi stessi ogni sera (Frost quasi ride, ndr) così non cadiamo nella noiosa routine, cosa che fa bene ai musicisti. Ed anche le jam sono naturalmente diverse ogni sera. Per esempio non so ancora la set list di stasera (ride. Pensate che erano già le 3 del pomeriggio e la band avrebbe suonato la sera stessa, ndr)
MH: Wow, questa è professionalità per davvero. Di solito le band provano quelle dieci canzoni alla perfezione…
F: Yeah…
MH: … ma in questo modo dovete essere molto più preparati, e dovete provare almeno il doppio di canzoni rispetto ad un normale tour…
F: Si, e specialmente se consideriamo che il concerto dura circa due ore. C’è molto da ricordare. Ma musicisti è ciò che siamo, e dovremmo essere in grado di farlo, giusto?
MH: Visto che l’hai citato. Cosa mi dici di un nuovo album dopo questo tour? Anche perché sul sito ho letto qualcosa a proposito di un cover album…
F: Yeah. Vero. Molte cose stanno succedendo tutte assieme, come ora siamo in tour per la pubblicazione dell’opera album, e questo naturalmente ha senso in quanto si tratta di una pubblicazione importante per noi. Ci è finito dentro molto impegno, e si tratta della presentazione di materiale che è stato scritto appositamente per questo show. E rende le canzoni dei Satyricon più… sai, c’è quello che abbiamo provato all’opera, quindi abbiamo arrangiamenti molto lunghi e complessi suonati sulle tastiere. Ma è stato proprio un gran lavoro da fare, e sono suonati secondo le partiture fatte per l’opera show. Quindi da una sensazione di come deve essere, e questa è una delle cose che rende questo spettacolo molto diverso. Ma stiamo anche producendo nuovo materiale, del quale qualcosa viene anticipato nel tour, ed è successo che abbiamo anche suonato delle cover, in quanto è verità che stiamo anche lavorando ad un album di cover. Non ti posso rivelare molto, per ora, ma sarà un cover album molto diverso. Non faremo quelle canzoni che tutti si aspettano da noi. Cerchiamo di prendere pezzi musicali che significhino qualcosa per noi, e forse con una certa importanza, ma non significa necessariamente che ci sia una diretta influenza o similitudini con la nostra musica. Vogliamo stare su qualcosa leggermente più… vecchio… e se non dovesse esser così, non credo rappresenterebbe il tipo di sfida che rende un simile lavoro significativo per noi a questo punto della carriera.
MH: Ho visto il video di “Die By My Hand” dal DVD “Live At The Opera” (consideate che non era ancora stato pubblicato il 18 Aprile, ndr). Beh, molte band hanno fatto qualcosa con cori. O un album con una vera orchestra come i Dimmu Borgir una volta. Ma è altra cosa farlo live con orchestra…. come è stato avere tutta quella gente dietro di te?
F: Un evento magico. Credo che… nessuno di noi che eravamo sul palco quella notte potremo mai dimenticarlo. Sembra sia stata anche una grandiosa esperienza per il pubblico. Almeno da quanto deduco dal come l’hanno ricevuto. E la gente con la quale abbiamo parlato dopo… Ma detto questo c’è un commento molto importante che devo fare alla tua domanda. Abbiamo la forte sensazione che questo spettacolo con l’opera sia stato molto lontano da qualsiasi altra performance che è stata fatta con una orchestra, o anche registrazione con orchestra. Un coro è proprio la stessa cosa di una orchestra. Abbiamo lavorato con un complesso di ottoni con i Satyricon in precedenza, l’abbiamo fatto dal vivo e pure in studio. Ma non può essere comparato con l’avere un coro dell’opera. Hai citato altre registrazioni fatte con una orchestra, ma non ha nulla a che fare con la performance dei Satyricon con il coro. Penso siano due parole completamente differenti. Suppongo che quel che i Dimmu hanno voluto ottenere è stato creare qualcosa di molto pomposo. Teatrale. Orchestrale. (Qui si prende una pausa e pensa per un po’, ndr). Probabilmente molto spettacolare, in un certo senso. Quel che volevamo ottenere con il coro era portare una nuova dimensione alle canzoni dei Satyricon in un modo che solo un coro professionale può fare. Un gruppo di voci non farebbe lo stesso. Come una grande orchestra che contiene differenti strumenti, come corde, forse ottoni, percussioni. Credo che piuttosto di una cosa molto teatrale e spettacolare, ottieni qualcosa che aggiunge un cerimoniale ed un senso essenziale alle canzoni. Quindi avevamo due canzoni per l’opera show, che potevano beneficiare un sacco avendo quella enfasi, perché quelle vibrazioni o quella atmosfera c’era già in queste canzoni. Puoi trovare quelle vibrazioni su “Die By My Hand”, che hai citato prima, per esempio, e siccome l’hai vista, puoi capire cosa fa [il coro] alla canzone, e se prendi una canzone con una atmosfera molto, molto particolare come “Den Siste” per esempio, che nell’album suona (pensa, ndr) molto oscura, ma anche malinconica, solitaria, a volte con molta sostanza, a volte quasi piccola e dissoluta. Puoi sentirti un’anima molto sola in un certo senso. E quelle atmosfere sono enfatizzate tantissimo con gli arrangiamenti del coro, e le emozioni diventano vere in una forma molto forte. E questa cosa non funzionerebbe con una grande orchestra. Perché non è concepita per esprimere le stesse cose. E questa è la ragione per la quale esistono cori ed orchestre, prima di tutto. Se vai a vedere un coro che canta ti aspetti qualcosa di molto differente da quello che vedresti con una orchestra. Ed è la stessa cosa che succede con l’applicazione [del coro] a musica esistente. Se aggiungi il coro ad una band metal, ciò produrrebbe un risultato molto diverso da quello che otterresti aggiungendoci una orchestra. E la forma espressiva dei Satyricon è oltretutto molto diversa dagli altri che hanno provato ad incorporare questi grandi elementi esterni. Quindi è stato necessario un certo adattamento.
MH: Ho una domanda che forse è stupida, per ragioni logistiche almeno… quindi te la giro in qualche modo. Hai mai sognato di fare un tour europeo o mondiale con un simile coro al seguito? Non voglio dire averli tutti nel tourbus, ma magari avere sul palco il coro della città della venue che visitate. Sarebbe grandioso. Un sogno. Ma sono sicuro ci avete pensato almeno un po’.
F: Yeah, probabilmente dici una cosa giusta. Quando provi una simile esperienza è quasi impossibile, sai…. Non è che non abbia pensato come sarebbe portarsi in giro questo package in tour, e lo sappiamo, sai, l’opera show è stata una performance unica e sarebbe impossibile riprodurla in tour e forse, alla fine, di fatto ci piacerebbe farlo, si, ma tu metti in evidenza la logistica… e poi ti ritroveresti a seguire la routine; ma quando abbiamo aggiunto quell’evento con l’opera, fu un momento magico di quel luogo ed in quel momento e forse è meglio far si che resti così. Se vai in tour e fai questa cosa ogni giorno per settimane, o forse mesi, ad un punto forse inizi a stancartene. Prima di tutto saresti così abituato che alla fine non produrrebbe lo stesso effetto, sia sui musicisti, che sullo stesso coro. E inizierebbe a stagnare sul pubblico il quale inizierebbe a percepire che la magia se ne è andata dal palco. Questo è un aspetto, e poi rischi di stancarti moltissimo di questa cosa che è mettere assieme così tanta gente, prima per un sound check poi per il concerto e, sai, l’ultima cosa che vorresti fare è stancarti di una cosa che dovrebbe essere un’esperienza fantastica. Così abbiamo concluso che anche se c’è una certa attrazione verso questo progetto, non può essere fatto e non penso che mi piacerebbe fosse fatto. Ma potrebbe essere comunque possibile fare alcuni spettacoli selezionati in posti molto speciali. Questa è una cosa della quale abbiamo parlato. Se mai succederà… non lo sappiamo, sai, ma potrebbe essere un traguardo. Sappiamo già che al coro piacerebbe farlo. E ci sono altri cori potenziali in giro per il mondo ai quali piacerebbe collaborare con la band, e poi c’è la band che è sempre pronta per nuove sfide. E poi abbiamo gli spartiti per gli arrangiamenti del coro, quella è roba nostra. Quindi possiamo usarli in altri set se abbiamo voglia. Ma è tutto qui. Abbiamo così tante cose da fare ora, che credo dovremmo un po’ gestire cosa fare ogni momento. Prima di tutto vediamo come siamo messi dopo di questo, nel 2016, quando avremo probabilmente registrato due ulteriori album…
MH: l’album di cover e quello che seguirà…
F: Yeah (sorride malizioso, ndr)
MH: Fu quella note che registraste il video si “Phoenix”, giusto?
F: Yeah, esattamente.
MH: Sarà possibile avere altri ospiti, cantanti, come Sivert Høyem quella notte?
F: Yeah!
MH: Perché la canzone è veramente fantastica…
F: Sono d’accordo con te. Sono felice che la pensi così. Ci abbiamo pensato. Per ora non sono sicuro se abbiamo contatti con cantanti. Ma è una cosa alla quale abbiamo pensato prima di questo tour, e sarebbe stato molto bello aver avuto un cantante professionista che volesse venire a cantare solo quella canzone in alcuni shows. Ma siamo decisamente aperti all’idea. Per ora non so cosa verrà fuori con il resto dei concerti, ma se succede, sarebbe meraviglioso
MH: Con “Live At The Opera” c’erano tutti quegli artisti, il coro. Bene. Una cosa è essere una band, tutti sempre assieme, e a tutti piacer fare quel che fanno; ma il coro è composto da qualcuno pagato per fare ciò che fa. Come si sono mescolati con la band, e con la vostra musica la quale, probabilmente, non è ciò che ascoltano normalmente.
F: Yeah. Ono naturalmente sospetta che qualcuno nel coro non è così eccitato dall’idea, ma è emerso che… sai, prima di tutto sono musicisti professionisti ed aderiscono ad ogni incarico musicale professionale, convenzionale o totalmente non convenzionale. Qunidi non c’è proprio alcun problema con il coro. Ma quel che abbiamo appreso dalle prove e poi con lo show, hanno pensato tutti che è stato fantastico, hanno apprezzato gli arrangiamenti, e si sono divertiti con il risultato finale. Credo sia stato magico sia per loro che per noi. E vari cantanti ci hanno contattato dopo il concerto dicendo che per loro è stata una delle cose più grandiose che avevano sperimentato nella loro carriera di musicisti…
MH: questo era proprio il nocciolo della mia domanda…
F: Quindi non ci è proprio parso che che questo sia andato contro il desiderio di ciascuno nel coro, piuttosto molti di loro si sono esaltati per questo lavoro in particolare. Ed pure il maestro del coro ha fatto un lavoro fantastico. E pure il compositore che ha creato gli arrangiamenti per il coro ha fatto un lavoro fantastico. Quindi ci sono emersi solo sentimenti estremamente positivi da questa esperienza.
(Il tour manager entra per la seconda volta dicendoci di far presto. C’era il sound check e Frost doveva andare. Avevo un altro milione di domande da fargli ma ho tagliato chiedendo qualcosa che volevo proprio sapere. E Frost si è gentilmente preso il tempo per rispondere, ndr)
MH: Ok. Ultima cosa e poi andiamo. L’album “Satyricon” è uscito a settembre 2013 e non ricevette ottime recensioni. Specialmente in Italia vidi molti voti bassi. Ma io gli ho dato 8/10. E lo feci circa 6 mesi dopo l’uscita, intenzionalmente. Prima volevo leggere tutte le stupidaggini che gli altri dicevano. Nella mia recensione scrissi PERCHÉ gli altri non l’avevano capito. Vorrei chiudere questa intervista chiedendo a te perché loro non l’hanno capito.
F: Lo so, ma la maggior parte delle recensioni che ho visto erano molto buone.
MH: Una delle webzine più grosse in Italia gli ha dato 5 su 10.
F: Davvero? Beh, non leggo poi tanto, non leggo molte interviste o recensioni…. ma succede, così direi che non me ne frega poi molto francamente. Ma è probabilmente vero che è un album non capito da qualcuno. Dai miei colleghi in Francia, sai, quasi tutti musicisti a tempo pieno… loro mi hanno detto che hanno avuto bisogno di molto tempo con l’album prima di iniziare a capirlo. Quindi credo che il fattore tempo sia molto cruciale e questo album è musica molto demandante. Non ti colpisce immediatamente. Ha bisogno di insinuarsi sotto la tua pelle, e questo può richiedere molti ascolti, quindi posso capire che i giornalisti che come sai hanno un tempo limitato per recensire tonnellate di dischi, magari l’hanno sentito solo un po’, e quindi non l’hanno capito… non credo la verità sia molto lontana da questo.
MH: Grazie di tutto!
F: È stato un piacere!
(Luca Zakk)