Sono nuovi, e vengono da uno dei paesi che ha creato i suoni più belli del pianeta. Sono diversi, in un certo senso, suonano un hard rock con un certo feeling: se l’hard rock degli anni 80 rifletteva la pazzia dell’epoca, il suono degli Scream Arena è fedele alle regole del genere, ma dipinge tutto con un tono più oscuro di nero, come se ancora una volta l’hard rock possa descrivere i sentimenti e l’attitudine di una epoca. Ho avuto la fortuna di parlare con Andy, il cantante, il quale è stato così gentile da tollerare le mie varie domande, rispondendo con dettagli e passione. Dopo tutto è proprio come lui canta, ed è come l’intera band suona questa bellissima musica.
Ciao! Grazie dell’intervista! Ho avuto il piacere di recensire il vostro debutto, e mi è piaciuto tantissimo. Ottima occasione per farti delle domande. Come dichiarato in press release, voi venite da un qualcosa che si può definire la mecca del rock. Il vostro paese, l’Inghilterra, ha regalato al mondo grandi bands. Come avete formato la vostra? E’ il luogo, o è che “avete sentito che dovevate farlo”?
Andy Paul: Ciao Luca, prima di tutto grazie per le gentili parole sugli Scream Arena, questo tipo di sostegno è molto apprezzato. La band, o meglio l’idea della band, ha iniziato ad esistere nel 2006, quando incontrati un bassista e songwriter, Nick Daniel, il quale, proprio come me, era frustrato da ciò che era successo alla musica rock in Inghilterra. Nulla di nuovo era emerso dopo di Whitesnake e Def Leppard. Naturalmente ci sono stati i The Darkness, ed hanno scritto grandi canzoni, ma c’è sempre stato una sensazione di non stabilità a loro riguardo. Nick ed io trovammo un chitarrista, uno bravo, Christian White, che aveva fatto l’istituto musicale (GIT), e passammo un anno o più a scrivere canzoni prima di cercare altri membri e portare la band sul palco. Come ha fatto notare tu, è stato un qualcosa che semplicemente dovevamo fare, il che pensandoci può suonare un po’ arrogante, ma quello non era certamente l’intento. Tutto quello con il quale siamo cresciuti è stato di ispirazione per mettere in piedi gli Scream Arena, tutto qui.
Come vi relazionate con l’incredibile tradizione rock del Regno Unito? Sentite di tenere alto quel livello, e cosa state pianificando per continuare a farlo?
Andy Paul: E’ qualcosa nell’acqua! (ride, ndr). Uno dovrebbe proprio vivere sotto un sasso per non sentirsi ispirato dalla tradizione e dalla cultura che ci hanno dato Stones, Led Zeppelin, Bad Company, Yes, Magnum, The Who, Deep Purple, Queen, Iron Maiden, David Bowie, Def Leppard, Free, Glenn Hughes, Whitesnake, Rainbow, Judas Priest, e la lista andrebbe ancora avanti. Sarebbe estremamente poco modesto reclamare qualcosa per gli Scream Arena, ma noi cerchiamo semplicemente di scrivere le migliori canzoni che possiamo, con rispetto nei confronti di quelli che sono venuti prima di noi.
Qualche storia relativa a come siete arrivati alla line up attuale? Qualche parola sulla vostra storia, alcuni fatti chiave…
Andy Paul: La line up della band è cambiata lungo il percorso, gente che va e viene, le priorità e gli obiettivi di ciascun individuo cambiano, ed io sono l’ultimo rimasto dai tempi dei primi incerti passi della band. Non ci sono mai stati particolari drammi, tranne quello di un batterista che ha lasciato la band via SMS 36 ore prima di un concerto, ed ora sta dicendo che ha fondato la band e che ne è stato l’elemento trainante; mi sa tanto che dovremo dirci qualcosa io e lui (ride, ndr). Comunque l’identità degli Scream Arena rimane la stessa in quanto la gente che viene ne capisce i principi. L’attuale line up, Alex, Phil, Mick e Lincoln è semplicemente un gruppo di musicisti che si capiscono e rispettano l’un l’altro, che possono suonare divertendosi nel processo creativo.
Bel moniker, impattante. Come lo avete concepito?
Andy Paul: Hmmm. Il nome venne per pura stupida fortuna, ed un voto democratico. Stavamo registrando dei demo una sera, e discutendo sul nome. Quindi quando tutti iniziarono a mettersi intensamente con le chitarre, io mi sono ritirato in un posto tranquillo con un blocco note ed una penna, ed ho seguito il principio dei Def Leppard, ovvero metter giù due parole che non abbiano senso, ma che suonino bene assieme. Credo scrissi trenta o quaranta idee, Scream Arena era una delle ultime, tutti la scelsero, et voilà fu Scream Arena.
Mi ha impressionato una certa cosa, che adoro: il vostro album è hard rock, hard rock purissimo, ma suona così oscuro, così malvagio, se mi posso permettere. Per qualche ragione ci sento delle vibrazioni che trovo sulla musica dei Kingdom Come, ma anche degli WASP (adoro entrambe le bands). Come descrivereste la vostra musica?
Andy Paul: Beh, da quello che ho sentito e letto finora la gente ci trova riferimenti di tutti i tipi nella musica degli Scream Arena. Kingdom Come, WASP, Ratt, Collective Soul, Accept, Lordi, Lynch Mob, Judas Priest, Van Halen, Queensryche, Tesla, Blue Murder, e la lista continua. Lascio agli altri fare confronti, anche se alcuni mi lasciano perpresso, tipo l’abbinamento ai Collective Soul per esempio, comunque, per me è semplice hard rock melodico, basato su buone idee, buoni riffs e delle storie raccontate nei testi. Aggiungo comunque che i WASP qui li amiamo tutti, ed il nostro produttore, Paul Sabu, ha qualcosa a che fare proprio con loro; ha scritto lui “Scream Until You Like It”.
La maggior parte di quell’oscurità che sento viene da come canti. E pure i testi hanno un certo sentimento, non la solita roba hard rock che parla solo di feste.
Andy Paul: Sempre il nostro produttore, Paul Sabu, aveva una idea di come avrei dovuto cantare, con una voce più oscura con un tono più duro, ed ha insistito in quanto lo ritiene più corposo e sentimentale. La mia naturale inclinazione sarebbe per un tono più chiaro, ma ho pensato che Paul è nel giro da molto tempo, ne sa più di me, qundi ho provato a regolarmi secondo le sue direttive. A livello di testi cerco di raccontare una storia, come per esempio su “Born Ready”, in apertura del disco, che è la storia di una fuga da una rapina, ispirata dalle scene iniziali di “Dal Tramonto All’alba” di Tarantino, mentre “Forever” è basata sull’idea che a volte quello che cerchi nella vita è esattamente nel posto dove ha iniziato la ricerca. “The Price Of Love” è una storia vera di avventure avvenute a Parigi.
Qual era il piano quando vi siete messi a scrivere questo bellissimo album? Regole? Ci sono cose, giusto per citare alcuni dettagli, che adoro come la tastiera che emerge di tanto in tanto, senza avere quella posizione dominante dipica dell’hard rock (su “Racing To The End Of Night” le tastiere sono fantastiche!)
Andy Paul: Non c’era un piano generale, abbiamo scritto 40 canzoni e per ragioni di equità abbiamo lasciato a Paul Sabo la scelta di cosa mettere nel disco, mentre noi ci siamo limitati a provare a scrivere canzoni che abbiano un equilibrio tra melodia e potenza, e se poi qualcosa ha dovuto essere aggiunto alla canzone, come la tastiera su “Racing…”, beh così è stato. Infatti “Somewhere” ha subito un taglio delle tastiere, in quanto noi l’abbiamo scritta con una grossa base da suonare con l’hammond, ma a Paul non sembrò appropriata! Quindi qualsiasi sia la cosa da fare, qualsiasi cosa sembra sia necessaria per la canzone, noi andiamo in quella direzione.
Altra cosa che ho apprezzato è che non avete creato la solita cosa pigra da 30 minuti (oggigiorno ci sono produzioni denominate album che sono a malapena più lunghe di un EP). Avete regalato al pubblico 11 ottime canzoni, 50 minuti di hard rock potente. Come è successo? Immagino abbiate avuto altre canzoni che non sono finite sull’album e pure che siete una di quelle band produttive….
Andy Paul: Beh, come detto, avevamo 40 canzoni per l’album, più c’è un intero catalogo di canzoni messe vie che potrebbero apparire prima o poi, mentre ora stiamo registrando nuove canzoni. Infatti abbiamo incluso due nuove canzoni nel nostro live set. Quindi non soffriremo mai di una mancanza di canzoni, non per un bel po’ di tempo almeno (ride ndr). A volte penso che si mettano troppe canzoni in un album, io preferirei 8 buoni pezzi piuttosto che un album con 15 canzoni dove pezzi mediocri sono stati aggiunti solo per far giustificare un valore commerciale.
Come sta andando la diffusione del disco? E’ stato una semplice idea del tipo “Vediamo come va…”? Futuro? Altra musica?
Andy Paul: L’album è uscito il 7 di a Aprile, quindi è circa una settimana alla data di queste rispose, e la Mighty Music con il nostro manager Dave Tedder hanno lavorato duro per far uscire questo disco. Vedremo quindi. Naturalmente non tutte le recensioni sono state positive, ma la maggior parte lo sono. Il futuro, da parte nostra, semplicemente vedrà altra musica e probabilmente un video.
Touring: oggigiorno è dura andare in tour, costa tantissimo, ed andare all’estero non è certamente facile. Che piani avete? Qualche speranza di vedervi suonare in Italia?
Andy Paul: Andare in tour oppure anche solo suonare concerti come una band che non fa cover è difficile. I locali ed i promoters hanno grossi problemi anche solo con il pagare le spese di base, tanto che alcuni si offendono pure se gli sollevi l’argomento. Infatti ci rendiamo conto che il minuto di gloria del rock’n’roll è tra la proposta del promoter e la conversazione che finisce quando gli chiediamo “e le spese?”!!! Naturalmente ci piacerebbe suonare in Italia, e se l’album va ragionevolmente bene creando interesse, magari emergeranno delle opportunità che il nostro management e la label potranno valutare. Speriamo.
“Heartbreak Hotel”. Non è comune fare una cover di Elvis…. ed il risultato è così dannatamente heavy che ho faticato a riconoscerla (ma l’ho citata come uno dei miei pezzi preferiti dell’album!)
Andy Paul: No, non certamente una cosa comune, ed è stata una idea di Paul Sabu per aprire certe porte che sarebbero altrimenti chiuse ad una nuova band, ed oserei dire a tempo debito vedremo la saggezza di questa idea. Sarò onesto: io non volevo farla e nemmeno avere alcuna cover, ma credo che è stato dimostrato che io ho torto e Paul ragione in termini di interesse generato. Penso la gente sia un po’ sorpresa, come se maneggiassimo bruscamente un Picasso! Comunque è stata fatta con rispetto all’originale, quindi credo che non corriamo rischi.
Ok, grazie! Vuoi chiudere tu questa intervista con un messaggio ai vostri supporters ed ai lettori di Metalhead.it?
Andy Paul: per conto di tutti gli Scream Arena mi piacerebbe semplicemente ringraziare tutti quelli, come i lettori di Metalhead.it, che ci supportano, che si prendono il tempo di ascoltarci e sono pronti a dare ad una nuova band la chance. Non possiamo chiedere nulla di più, e lo apprezziamo molto.