Ecco i risultati della nostra (seconda) chiacchierata con Filippo Tezza, fondatore e ideatore del progetto TEZZA F. Consigliamo la lettura a tutti gli amanti del power/prog e a tutti i sostenitori dell’underground italiano!
Buonasera Filippo, ci ritroviamo a poco più di due anni dalla tua ultima pubblicazione e a circa quattro dalla nostra precedente chiacchierata… come si è evoluta la tua carriera di musicista dal 2015 in poi?
Ciao Renato ed un saluto a tutti i lettori di MetalHead! La mia storia musicale sta proseguendo abbastanza bene direi, sento di essere migliorato negli ultimi anni, in particolare nel songwriting e nel canto. Per quanto riguarda la chitarra, invece, ultimamente l’ho un po’ accantonata, subito dopo la fine delle registrazioni del nuovo album. Il tempo che la vita comune permette è ormai poco, e tra il lavoro e le varie attività musicali (ho attualmente tre band e i miei progetti, in più alcune occasionali collaborazioni, anche estere), sto dando priorità al canto piuttosto che alla chitarra. Il 2015 è stato un anno importante, perché sono entrato negli Empathica dove ancora oggi do il mio contributo come bassista e cantante, e in particolar modo sono entrato anche nei Chronosfear, band power-prog di cui sono cantante e compositore. Da quando sono entrato, ci sono stati un paio d’anni di stallo, ma finalmente ora i Chronosfear sono una band attiva a tutti gli effetti e ci sono grosse novità in pentola. Tutto sarà rivelato al momento giusto. Negli ultimi anni infine sono riuscito a completare l’album “The Void” del mio progetto symphonic black Silence Oath, album che avevo in gestazione da diversi anni, ed anche il nuovo album “A Shelter From Existence” del mio progetto symphonic power Tezza F., del quale sono molto soddisfatto, grazie anche all’aiuto del produttore esecutivo di fiducia Francesco Gambarini (Empathica), che mi ha guidato nella registrazione dell’album e si è occupato di mixaggio e mastering. Infine, ho avuto l’idea di provare un’esperienza nuova, ovvero quella della tribute band, e da quasi un anno ho fondato una tribute band dei Green Day (si, mi piacciono… e parecchio!), dove ricopro il ruolo di Billie Joe. La tribute band non è comunque una cosa prioritaria, ma solo un divertente diversivo a quella che è la mia musica.
Passiamo subito a descrivere con parole tue “A Shelter from Existence”, che ho particolarmente apprezzato, forse forse addirittura più di “The Message”! Vedi i due dischi in continuità o qualcosa è cambiato?
Intanto grazie per l’apprezzamento! Diciamo che moltissime cose sono cambiate. Come dicevo prima, sono cresciuto nel songwriting, che è maturato molto, come si può sentire nel nuovo disco e nelle canzoni che ho composto per Empathica e Chronosfear, e sono cresciuto molto nel canto. Prendere lezioni per un anno e mezzo/due, mi ha sicuramente aiutato tecnicamente, per il resto ho sviluppato un timbro che sento “mio” e personale. Anche questo aspetto sicuramente si sente in “A Shelter from Existence”. Anche la produzione e l’attenzione ai dettagli sono aspetti che costituiscono un ottimo passo avanti. Per il resto, il mio stile e il modo di fare penso siano ben presenti anche nel nuovo lavoro e abbiano continuità con quanto pubblicato in passato. Ci sono sempre i molteplici cori e contro-canti sulla linea di voce principale, ci sono sempre le melodie di chitarra armonizzate ed intrecciate, e c’è sempre quella ricerca dell’unione tra power-prog e stili più vicini all’estremo, anche nelle parti vocali (come nel brano “A New Dimension” per esempio, o “Fading Lightless” del full-length precedente). Insomma, per sintetizzare, penso che lo stile e la “filosofia” con cui ho lavorato siano rimasti gli stessi, ma per il resto, tutto è stato sicuramente amplificato e perfezionato dall’esperienza negli anni. C’è sicuramente ancora molto da imparare e da perfezionare, comunque!
Come da tradizione chiedo informazioni supplementari sui due brani che mi hanno colpito di più, in questo caso “Gleams of Glory” e “The Shelter”…
“Gleams of Glory” è quanto di più power metal si possa trovare nel disco. Durante la composizione dell’album, notavo di aver scritto brani molto lunghi ed articolati nella struttura. Volevo quindi concedermi uno sfogo anche con qualcosa di più diretto e breve, ispirandomi un po’ anche al power teutonico di Helloween, Freedom Call e simili. Ho così dato vita a questo brano, che ha sicuramente un impatto molto forte ed immediato, anche per via di un chorus decisamente di presa! “The Shelter” è invece una power-ballad. Adoro le ballad nei dischi metal, per il loro forte impatto emozionale, ed amo scriverle. Ne ho scritte molte in passato, e ritengo che “The Shelter” sia fino ad ora la migliore che abbia mai composto. In particolare, mi piace moltissimo come è uscita la resa vocale dei controcanti nel ritornello, ne sono davvero soddisfatto! È un brano con una forte carica emotiva e con un preciso significato su cui ruotano un po’ tutto il disco e la copertina, ovvero il ‘potere della musica’, intesa come un “rifugio” da tutti quelli che sono i tormenti e i tumulti della vita di tutti i giorni. Sono molto contento che tu l’abbia apprezzata, perché vuol dire che la canzone ha raggiunto quel tipo di obiettivo, e veicola bene ed in modo chiaro ciò che vuole esprimere.
Anche in questo caso, in scaletta è presente una suite di lunghissima durata… come è stato comporre “Of Life and Death Opera”? Da dove hai tratto l’ispirazione e cosa volevi comunicare agli ascoltatori?
Dopo “The Shelter”, hai citato l’altra delle due canzoni di cui vado più fiero! Così come per le ballad, adoro anche scrivere pezzi lunghi ed elaborati. Sono quasi delle sfide, perché alla fine arrivano ad occuparmi anche per dei mesi; è stato proprio così per “Of Life and Death Opera”, ho impiegato tre-quattro mesi per portarne a termine la composizione. Sono brani per cui mi prendo sempre molto tempo: occorre pensare bene a come incastrare certi passaggi, legare più parti diverse in modo sensato, provare e riprovare soluzioni diverse… il tutto nel cercare di mantenere sempre alta l’attenzione dell’ascoltatore per dieci-quindici minuti. Non sono brani immediati quindi, ma sempre costruiti a tavolino e precisi nelle soluzioni adottate. L’ispirazione per questi brani, almeno relativamente al progetto power, deriva sempre dai grandi del genere, Blind Guardian, Stratovarius, Dream Theater, Avantasia… influenze che fanno parte del mio DNA musicale e da cui sono sempre partito sviluppando le mie idee. Il brano è un saliscendi di mood diversi, dall’inizio acustico e malinconico, fino agli stacchi progressive e alla parte centrale più oscura con parti in italiano cantate in screaming, fino ad arrivare al gran finale molto melodico e lento, che richiama in chiave più sinfonica il leitmotiv iniziale. Tutta questa tavolozza di sensazioni accompagna un testo metaforico, in cui la Vita è vista come una grande opera rappresentata su un palcoscenico, di cui noi siamo gli attori e di cui la Morte non è che un perfetto finale: un concetto che probabilmente è già stato usato in altri contesti, ma che ho voluto riprendere ed elaborare secondo la mia fantasia.. è un testo piuttosto, come dire, “pittorico”…diciamo che lascio all’ascoltatore la propria interpretazione, ahah!
Curiosità: chi ha realizzato la copertina e che cosa volevi comunicare con questi colori e quest’immagine?
Il disegno di copertina è stato realizzato e colorato a mano da Lucia Parks, che si era occupata anche della cover del mio precedente EP “The Guardian Rises – Pt. 1”. Io sono un fan dei disegni realizzati a mano… mi rendo conto che nel power metal odierno la grafica digitale va per la maggiore, e piace anche a me molto vedere queste copertine ricche di colori e sfumature, ma volevo ottenere un effetto diverso per i miei lavori, e lo stile di Lucia faceva sicuramente al caso mio. Il concept del disegno è una mia idea, con la quale volevo racchiudere il significato principale dell’album e della song “The Shelter”. Si vede un bambino, che rappresenta l’Innocenza, che da un’altalena ascolta ammaliato le note di un violino, suonato da una misteriosa figura femminile, che altro non è che la personificazione della Musica, il tutto immerso in un rilassante paesaggio serale. Il significato è piuttosto chiaro: la musica, così come l’arte in generale, è una via di fuga dal mondo reale, da tutto il tormento e dai problemi della nostra vita. Quando abbiamo bisogno di un rifugio da tutto questo, la Musica è lì, pronta a farci calare in uno spazio, una “casa” solo nostra, un “rifugio dall’esistenza” lontano dai problemi… almeno per un po’. Chiaramente questo tipo di significato è legato a me stesso… quando io ho bisogno di staccare un po’ da tutto e tutti, mi immergo nella musica… che sia crearla o semplicemente ascoltarla. Altre persone potrebbero senza dubbio avere altri tipi di “rifugio”.
Quattro anni fa ti chiedevo se avremmo mai ascoltato dal vivo i brani che pubblichi con questo tuo progetto, e tu mi rispondesti ‘difficile, ma non impossibile’. Con il tuo ingresso negli Empathica si è presentata intanto qualche possibilità?
Più che con l’ingresso negli Empathica, direi con l’ingresso nei Chronosfear. I Chronosfear sono sicuramente la band più adatta per riproporre i miei brani, sia per la marcata somiglianza nel genere proposto, sia per il fatto che, essendo solo il cantante, riuscirei a gestire meglio la cosa, piuttosto che cantare e suonare assieme (cosa che comunque ho sempre fatto, fin dai tempi dei Soul Guardian… tuttavia con i nuovi brani mi risulterebbe nettamente più complicato). In più, Davide Baldelli (tastierista) e Michele Olmi (batterista), hanno partecipato proprio alle registrazioni di questo ultimo disco ed è sicuramente un fattore positivo per la possibilità di riproporre alcuni brani. In particolare, se non cambieremo idea in futuro, c’è la volontà condivisa dalla band di riproporre dal vivo “Gates To Worlds Unknown” e “Gleams Of Glory”… inutile dire che per me sarebbe un piccolo sogno e una cosa meravigliosa poter dare vita anche on stage ad alcuni dei miei brani solisti. Dipenderà da tutti e dalle priorità come gruppo; i Chronosfear sono una band e prenderemo una decisione assieme.
Quanto è complicato barcamenarsi fra tre band, al di là del fatto che si possa trattare di one man projects o meno? Riesci a trovare tempo e ispirazione per tutte?
Ispirazione sicuramente, mentre il tempo ormai è quello che è, ahahah! Scherzi a parte, fino ad ora, negli ultimi due anni, sono riuscito a gestire un po’ tutto, complice il fatto che non ci sono stati grossi impegni a lungo termine con nessun progetto o nessuna band. I concerti di Empathica e Heroes & Cons (la tribute band dei Green Day) sono sempre stati piuttosto dilatati, quindi la gestione è stata semplice. Certo gli impegni ci sono: con gli Empathica stiamo finendo le registrazioni del primo disco… restano le voci mie e di Alessia da incidere nel prossimo mese. Nel frattempo con i Chronosfear abbiamo due live fissati, il primo album in fase di registrazione e delle grosse opportunità che, se andranno in porto, ci terranno piuttosto occupati. Per il resto, i progetti solisti Tezza F. e Silence Oath (…e Goliardeath) sono qualcosa che posso gestire tranquillamente a mio modo, senza nessuna fretta e senza nessun scadenziario. Ho ancora un forte entusiasmo per tutto questo, anche se non ho ancora raggiunto dei veri risultati importanti o davvero concreti. Finché me la sentirò, continuerò a metterci tutto me stesso… se poi questo non porterà da nessuna parte, pazienza… per ottenere dei risultati bisogna comunque provare e metterci l’anima. Questa è la mia passione ed è ciò che non voglio manchi mai nella mia vita.
E come è stato, invece, collaborare con il simpatico progetto italo-russo Concordea? Ti vedremo ancora fra le loro file in futuro?
Conosco Daria [Piankova, chitarrista della band, ndr] attraverso Facebook dal 2014, e già allora mi parlava dei suoi Concordea. Al tempo scrivevo per due webzine metal e mi ero occupato di intervistare la band e di recensire il loro primo EP, su cui cantava il mio amico Andrea Bicego (singer dei vicentini 4th Dimension). La nostra collaborazione è iniziata poco più di un anno fa, quando Daria e Aleksei (tastiere) mi hanno chiesto di cantare per il loro full-length di debutto; ci siamo fatti qualche chiacchierata su Skype in inglese, e niente, ho accettato! L’esperienza è stata senza dubbio positiva. Daria aveva già dei demo con la sua voce, per indicarmi la linea melodica principale, ma ho poi potuto metterci molto del mio stile, sistemando alcune cose, sia nelle partiture che nei testi, e aggiungendo a mio gusto controcanti e cori vari. Lavorare in questo modo è sicuramente stimolante, perché lascia dei buoni margini di interpretazione… riesci a fare “tuo” il pezzo, e tutto si amalgama in modo naturale… e così è stato per tutto “Over Wide Spaces”, dove sono riuscito a sentire “miei” tutti i brani, e credo che questo li abbia valorizzati ancora di più, stando anche alle recensioni positive lette finora. È stata una nuova piccola sfida, quella di riuscire a lavorare per ottenere questo obiettivo, ma cercando di mantenere l’idea principale che i ragazzi già avevano per i loro ottimi brani. Ho registrato le voci da Francesco Gambarini (Empathica) e sono soddisfatto del lavoro complessivo, l’album è veramente bello e lo consiglio caldamente a tutti gli amanti delle sonorità power-prog! Anche girare qualche spezzone di filmato nel centro di Verona per il video di “Wing’s Motion”, nella sua semplicità è stata una piacevole esperienza. Attualmente non so dire se in futuro parteciperò ancora ai loro lavori, ma se me lo dovessero chiedere di nuovo, di certo valuterei positivamente l’opportunità.
E sempre per considerare tutte le tue molteplici attività: pubblicherai ancora qualche inedito dei Soul Guardian? Se non sbaglio, consideravi “The Guardian rises” come il primo di una serie di ep…
Posso già anticipare con sicurezza che il seguito di “A Shelter from Existence” sarà senza dubbio il secondo e probabilmente ultimo capitolo della serie di EP “The Guardian Rises”. L’idea iniziale era di lavorare su tre EP, ma poi ho un po’ “ridimensionato” la cosa. Anche questo seguito sarà ovviamente incentrato esclusivamente su brani dell’era dei Soul Guardian (dove sono stato songwriter e cantante/chitarrista dal 2005 al 2012), composti in toto da me e che verranno rivisitati ed arricchiti seguendo un po’ il mio attuale modo di fare. La cosa comunque non penso verrà concretizzata a breve, sto puntando quasi tutte le mie energie con i Chronosfear, quindi “The Guardian Rises – Pt. 2” sarà rilasciato quando avrò la giusta ispirazione ed il tempo da poterci dedicare.
Il 2017 è quasi terminato, quindi credo tu possa dirmi i titoli delle tre uscite di quest’anno che ti hanno colpito e convinto maggiormente…
Una bella domanda! Ti dico la verità, è da un bel po’ che non mi dedico all’ascolto delle novità, a meno che non riguardino le mie band preferite o band locali. Resto sempre aggiornato sulla scena metal, chiaramente, però sono molto poche le nuove uscite che ascolto interamente. Quest’anno, in realtà, ho acquistato molti dischi del passato, album che ho riascoltato e riscoperto dopo anni, per esempio il fulminante debutto omonimo dei Korn, o “Prisoners in Paradise” degli Europe, o ancora il capolavoro dei Soundgarden “Superunknown”, del compianto Chris Cornell… sto rispolverando materiale datato, più che cose nuove. Per rispondere comunque alla tua domanda, gli unici acquisti che ho fatto inerenti uscite di quest’anno sono “The Forest Seasons” dei Wintersun e “Gunmen” degli Orden Ogan… due album che attendevo moltissimo di due band che adoro. Sono inoltre molto curioso di ascoltare anche il nuovo live album dei Blind Guardian, la mia band preferita.
Grazie per il tuo tempo, la conclusione dell’intervista spetta naturalmente a te!
Grazie a te Renato per la bella intervista, ai lettori, e grazie a tutti i sostenitori della mia musica e dell’underground! Seguite e supportate le mie band sui vari canali social, ci vediamo dal vivo con i Chronosfear a partire da novembre! Ricordo infine che il mio nuovo album “A Shelter from Existence” lo potete trovare per streaming o download gratuitamente (o a libera offerta) su Bandcamp, oppure su Youtube.
Grazie ancora e alla prossima!!
(Renato de Filippis)