L’inossidabile Trevor, la voce dei Sadist, ha pubblicato il libro “Assetati di Sangue (45 serial killer allo specchio)” per la Shatter Edizioni. Il suo interesse per un argomento sconcertante, quanto ampiamente usato nella letteratura e da qualche anno in maniera massiccia nella cinematografia, lo ha spinto alla infine a scrivere un saggio su questo male che affligge l’umanità. Trevor ci parla di come nel suo libro mostra l’orrore oscuro e perverso dell’animo umano.
MH: Quando, come, perché ti è venuto in mente di scrivere concretamente un libro che trattasse dei serial killer? Argomento che suppongo al quale ti interessi da tempo.
TS: Da 30 anni mi occupo di serial killer, è uno strano interesse, lo riconosco. Sapevo che il primo libro sarebbe stato inerente a questo tema, da anni mi documento attraverso lettura di saggistica sui killer seriali, documentari, film, era un passaggio questo, quasi scontato. Quattro anni fa ho iniziato a scrivere il libro, poi tra tour con Sadist e lavoro in studio l’uscita era sempre rimandata, almeno per questo la pandemia è stata utile, durante il primo lockdown sono riuscito a terminarlo, ora è finalmente in vendita.
MH: Hai affrontato casi e soggetti di più nazioni e continenti nel tuo “Assetati di Sangue” e mi chiedo se c’è un elemento, almeno uno se poi sono di più allora raccontaceli, che li accomuna. Oltre all’uccidere, sia ben inteso!
TS: La mia intenzione è dimostrare che questa vera e propria piaga sociale è da sempre sparsa a macchia d’olio. Purtroppo, geograficamente parlando non c’è posto al mondo, dove tu possa ritenerti davvero al sicuro, come non c’è mai stato un periodo storico ben preciso, la storia ci racconta che gli omicidi seriali e la deviazione nell’uomo esistono dalla notte dei tempi. Con “Assetati di Sangue” avrete la conferma di quanto detto, ci sposteremo dagli Stai Uniti all’Europa, dalla Russia all’Australia, dall’Africa al Giappone, in un ordine cronologico ben preciso, partendo dal 1400 ai giorni d’oggi. Cosa accomuna i serial killer? Un innato desiderio di infliggere male, di uccidere, in molti ma non tutti i casi vittime prima di essere carnefici.
MH: Nel libro esamini quarantacinque serial killer, chi è perché è rimasto fuori?
TS: Il numero 45 mi suonava bene, per questo motivo è stato preso in considerazione. Ovviamente la lista poteva essere molto più lunga, specie gli anni 70 e 80 abbiamo conosciuto molti episodi legati ai pluriomicida. Il mio obiettivo era dimostrare che i serial killer sono ovunque. Il termine è stato coniato a inizio anni 70, nonostante questo folle istinto esista da sempre. La scelta è caduta su killer meno noti, anche se all’interno troverete storie di assassini seriali che nel corso degli anni sono diventati quasi delle star.
MH: Tu che hai una visuale su questi esempi della razza umana, gli assassini seriali, puoi dirmi cosa c’è dietro al fatto che parti in ombra vengano individuate in persone definite normali. È inquietante, difficile da accettare. Nella tua fase di ricerca e documentazione, che idea ti sei fatto quando hai compreso fino in fondo questa realtà, cioè che nascondere ai più la propria follia non è impossibile?
TS: È davvero difficile dire dove finisca la follia e dove inizi quella che è ritenuta normalità. Non spetta a me riconoscere questo, la psichiatria forense stabilisce questi parametri. Una cosa è certa, credo sia difficile per tutti giustificare certe atrocità, anche nel caso di un soggetto ritenuto capace intendere e volere. Se poi consideriamo che in alcuni casi i serial killer siano riusciti a prendersi gioco della polizia. Mi spaventa pensare cosa si celi nei meandri oscuri della mente di tutti noi, a volte il killer è il vicino della porta accanto!
MH: C’è una discussione sul quoziente intellettivo al di sopra la media per alcuni serial killer. Che un serial killer sia più intelligente della media o meno che differenza fa? Pur se fosse più intelligente, su un piano etico questo rende un serial killer più atroce o meno atroce?
TS: È un mito da sfatare. Certo se vogliamo affrontare il problema attraverso l’immaginario Hannibal Lecter (personaggio creato dello scrittore Thomas Harris, nda), ci troviamo di fronte a un dottore molto preparato, con un quoziente intellettivo ben sopra la media. Tornando alla realtà non è sempre così, anzi ci sono serial killer con un buon QI (vedi Ed Kemper) (serial killer americano, nda) altri invece con un’intelligenza davvero deficitaria. Non fa nessuna differenza, l’obiettivo è uccidere, predare, soddisfare il proprio istinto perverso e deviato! Un buon QI come nel caso di Ed Kemper è servito per potersi prendere gioco della polizia per anni o per studiare a tavolino il prossimo omicidio, anche se il più delle volte uccidere è il compimento di un gesto istintivo.
MH: Dunque, visto che si è detto dell’intelligenza, qualcuno è stato anche incastrato e dunque vuol dire che ci sono anche degli sbagli! Tra l’altro intelligenza e lo sbagliare o arrivare a scoprire un serial killer, ne ha fatto la fortuna delle produzioni cinematografiche.
TS: Proprio così… arrivare al lieto fine significa essere passati attraverso qualche errore. Oggi con l’ausilio della prova del DNA e non solo, i serial killer hanno certamente vita più dura. Tanti film sono stati ispirati dalle brutali gesta di questi pluriomicida, la terribile realtà trasformata nell’immaginario cinematografico. Si tratta di un argomento duro, tuttavia siamo attratti da quello che ci spaventa, per questo motivo il risultato di tali produzioni cinematografiche è davvero soddisfacente!
MH: I serial killer dei tuoi casi si dichiarano colpevoli o meno?
TS: Alcuni di questi serial killer si sentono più liberi nel mettersi a nudo, altri compiaciuti, pieni di ego, soddisfatti per aver fatto un buon lavoro. La mente umana è pregna di sfumature, a volte malvagie
MH: Ve n’è qualcuno che ti ha particolarmente colpito, ‘affascinato’ in bene o in male?
TS: Davvero difficile fare solo un nome. Stiamo parlando di personaggi malvagi, brutali, uno più dell’altro si sono fatti notare per le loro gesta. Prendiamo ad esempio Albert Fish (un altro serial killer statunitense, nda), un innocuo nonno, che dopo un primo gentile approccio era capace di uccidere bambini, sezionare i cadaveri e mangiarne le parti più tenere. Le sue perversioni in ordine alfabetico non mancavano una lettera!
MH: “Assetati di Sangue – 45 Serial Killer allo specchio” non è semplicemente un altro testo sull’argomento, perché, dico io, è scritto da Trevor dei Sadist. Mentre il Trevor interessato all’argomento dice che…
TS: Su questo argomento è stato detto tanto, forse non tutto. Quando Trevor ha iniziato a scrivere “Assetati di Sangue” sicuramente lo ha fatto senza alcun tipo di presunzione, non ho mai pensato di raccontare la storia diversamente o di aggiungere elementi. Si tratta di un libro di saggistica e il finale purtroppo non lo potevo cambiare di certo io. Piaga sociale dalla notte dei tempi, una macchia di sangue sparsa ovunque. Trevor ha messo a nudo un elenco di serial killer, attraverso le loro inquietanti biografie, trovando il modo di personalizzare ogni scheda con l’aggiunta di una poesia alla fine di ogni sanguinario capitolo.
MH: Prima di salutarti non posso non chiederti come stanno procedendo i lavori per “Firescorched”! Sarà il vostro nono album e si prevede una sezione ritmica di tutto rispetto insieme a te e Tommy Talamanca.
TS: Come avete visto in casa Sadist ci sono parecchie novità. La sezione ritmica è completamente rinnovata, sono entrati Jeroen Thesseling al basso (Pestilence/Obscura) e Romain Goulon (Necrophagist) alla batteria. Il nuovo album è quasi pronto, stiamo facendo gli ultimi ritocchi. Vogliamo fare un gran disco, e questo richiede un lavoro certosino, non resterà nulla d’intentato. “Firescorched” è il nono album, abbiamo grandi aspettative, e come sempre siamo molto emozionati. Questo terribile momento storico ci lascia tante incertezze, ci sarà da capire quando e sotto quale etichetta sarà rilasciato.
MH: Grazie per avere risposto a questa lunga serie di domande che spero siano state pertinenti. A te i nostri lettori, se vuoi aggiungi anche quanto magari non è uscito fuori dalla nostra chiacchierata.
TS: Grazie a te Alberto e a tutto lo staff di Metalhead.it Fate un grande lavoro, davvero molto importante. Un abbraccio a tutti voi e a tutti i lettori e come sempre… In alto il nostro saluto. Stay Brutal!
(Alberto Vitale)