Il nome di un demone, il sound death metal tra vecchio e nuovo, la provenienza dalla splendida città di Volterra, Emiliano (voce) e David (basso) dei Tuchulcha ci parlano di queste cose, cioè della vera essenza e identità della band.
Tuchulcha, nome di un demone etrusco dell’oltretomba. Nonostante ciò quando ho letto il vostro nome ho pensato ad una band del Sud America o del Messico! Invece siete della Toscana, Volterra.
David (basso): Prima di tutto un saluto a te Alberto e a tutti i lettori di Metalhead. Quando abbiamo iniziato a pensare al nome della band volevamo qualcosa che ci rappresentasse, che parlasse delle nostre radici: siamo di Volterra, la nostra città, l’etrusca Velathri una delle città-stato che insieme ad altre 11 quali Veio, Caere, Tarquinia, Vulci, Roselle, Vetulonia, Populonia, Volsinii, Chiusi, Perusia e Arretium, costituivano l’Etruria, dove gli antichi Etruschi si stabilirono dal X secolo a.c. al IX secolo d.c.. A Volterra la cultura Etrusca è visibile tutt’oggi anche a dal punto di vista architettonico, poi c’è uno dei Musei Etruschi più importanti d’Italia. Sai com’è, fin da bambini sia a scuola sia in famiglia senti parlare di etruschi, urne, ombra della sera, alabastro. Gli Etruschi ce li abbiamo nel sangue. Per questo scegliere un nome etrusco è stato fin troppo facile, senza pensare a quanto suonasse “giusto per il genere”.
Dunque sentite queste tematiche davvero vostre, oppure sono un argomento utile? Voglio dire che molte band (anche importanti) scelgono degli argomenti, delle direzioni liriche e d’immagine da adottare. Alcune lo fanno perché qualcuno della band si interessa a certi temi, altre per una questione d’immagine. Quanto sentite l’argomento “etruschi”? Per altro è una scelta positiva, almeno è qualcosa d’italiano.
David: Assolutamente si, le sentiamo e come ti ho detto prima la civiltà Etrusca ed i riferimenti ad essa ci sono più che familiari perché siamo nati in una città che da questo punto di vista ne è permeata in tutto e per tutto. Poi certamente abbiamo anche voluto qualcosa che ci identificasse rispetto alla proposta musicale di quel momento, ben consci che non sarebbe stato qualcosa di sconvolgentemente innovativo, bensì originale.
Siete una band di metal estremo, di death metal e ho l’impressione che il vostro sound ricalchi molto gli schemi classici (di tipo americano) quelli che in genere si definiscono “old style”. Tuttavia il vostro album “Legions of Etruria” ha una produzione levigata, pulita, d’impatto. Produzione moderna, musica possente e con influenze classiche. Vi ci trovate in questa definizione?
Emiliano (voce): Hai colpito nel segno! Il modello americano(Monstrosity, Obituary,ecc) è sicuramente una delle nostre maggiori influenze, anche se nelle strutture dei nostri brani puoi comunque sentire anche molto groove derivante sicuramente dalla nostre esperienze passate con generi non propriamente death. Quindi, si diciamo old style, ma con molti elementi moderni, vedi i vari blast beat e il groove di cui sopra e di questa cosa ne andiamo fieri anche perché, secondo noi, oggi soprattutto in Italia nel metal estremo c’è la tendenza, che sembra quasi una gara, a chi suona più veloce e più complicato, perdendo di vista spesso il coinvolgimento che anche un genere come il death richiede. Per quanto riguarda la produzione la nostra scelta è ricaduta nei Westlink studios di Cascina(PI), uno studio con un’esperienza pressoché infinita(sono attivi dal 1987 e spaziano dal rock al punk al metal con produzioni di successo, su tutte ricordo “Acido Acida” dei Prozac+) e con una caratteristica ormai introvabile e cioè la capacità di tirarti fuori il tuo suono senza tanti artifici, come capita oggi spesso in tanti studi dove ti fanno un prodotto tecnicamente ineccepibile ma privo di personalità e con suoni si potenti ma tutti uguali. Non possiamo che ringraziare la coppia Alessandro Sportelli e Alessandro Paolucci per il gran lavoro svolto.
L’EP “Reflection of God” è di due anni fa. Quale sonorità proponeva?
Emiliano: L’EP Reflection of God” fondamentalmente proponeva delle sonorità simili a quelle attuali, ma essendo il nostro primo lavoro aveva bisogno di essere smussato negli angoli, cosa che è avvenuta in “Legion of Etruria”, grazie all’esperienza maturata in fase di composizione e in fase live, ma soprattutto grazie anche all’ingresso in formazione di Iago, il nostro attuale batterista, che ha portato maggiore fantasia, tecnica ed entusiasmo.
Tornando al discorso sulla civiltà etrusca, provo ad ampliare il discorso. Di recente, e prima di voi, ho ascoltato la band con la quale suonerete insieme a breve (i Voltumna, ndr) che pure utilizza le stesse tematiche storiche; ora non voglio enfatizzare questa coincidenza, ma c’è qualcosa che si muove a livello underground attorno a questo discorso storico? Sai, in Italia io penso che non esista una vera scena metal, al massimo alcune micro-realtà scollegate tra loro e sparpagliate nella Penisola. Voi siete un qualcosa di spontaneo oppure provenite da qualche pseudo-scena?
David: Sicuramente le tematiche storiche si prestano molto ad essere sfruttate in ambito Metal, e da sempre molte band si rifanno alla storia della loro terra di origine, traendone spunto per i testi o per la simbologia di questa o quella antica civiltà. Penso sia una cosa abbastanza normale specialmente nel vecchio continente. Qui da noi non saprei dirti se si va costituendo un movimento di band in questo senso, anzi. Il fatto che molti che come noi spontaneamente usino tematiche storiche proprie della loro regione o della loro città non ci dice questo, ma lascia invece intendere che finalmente in Italia il metal riesce a darsi una connotazione, un’identità, senza bisogno di rifarsi ad altre culture non proprio autoctone che per molti anni tante validissime band estere hanno utilizzato per ritagliarsi una consistente fetta di mercato anche nel nostro paese.
Saggiamente avete una serie di gadget che vendete insieme al vostro album. Quanto mercato hanno i gadget per una band underground e comunque giovane come la vostra? Conviene investire e poi rivendere, in modo da aiutare l’attività della band stessa?
Emiliano: La scelta di munirsi di tutta una serie di gadget e/o merchandise è a mio avviso molto importante, e non specialmente per il ritorno economico ma soprattutto come mezzo per pubblicizzarti e farti conoscere anche perché oggi, vista la crisi del mercato discografico e la facile reperibilità online dei brani, è più facile vendere una maglietta piuttosto che un cd.
Come vanno le cose per suonare dal vivo in Toscana e dintorni? Una delle grandi lamentele e limiti delle band (e di noi che le ascoltiamo) è la mancanza degli spazi per suonare o le politiche di gestione dei pochi disponibili.
Emiliano (voce): Il live purtroppo è lo specchio della crisi discografica. Suonare dal vivo è sempre più difficile e in Toscana come nella maggior parte delle regioni italiane i locali che scelgono di far suonare band emergenti o comunque non famosissime sono sempre meno, mentre proliferano sempre di più i locali che ingaggiano cover bands. Noi riusciamo a suonare grazie ad alcune agenzie di booking tirate su da ragazzi che hanno la nostra stessa passione e il più delle volte sono musicisti come noi. In Toscana ci sono validissime realtà quali ad esempio Black Dawn promotion, Etrurian Legion e Flotta Nemesi che si sbattono cercando di far suonare le band migliori che ci sono in Toscana.
Grazie a voi per la disponibilità mostrata. I lettori ti hanno seguito fino a questo punto e…a voi lo spot finale per i Tuchulcha!
Emiliano/David: Grazie a te Alberto, a tutto lo staff di Metalhead per l’opportunità che ci avete dato e naturalmente una saluto a tutti i vostri lettori. Vi invitiamo a seguirci sui vari social network che potete raggiungere dalla nostra homepage www.tuchulcha.com. I vostri feedback e il vostro supporto sono importantissimi per noi! Stay metal!
(Alberto Vitale)