Lentamente i concerti sembrano tornare con decente regolarità, con tutti i ‘ribelli del metal’ in fila e ben disposti a subire varie violazioni di diritti e privacy pur di vedere una maledetta band sul quel dannato palco. E, francamente, in questo clima che prevede il prostrarsi ad un sistema che ormai non ha più nulla a che vedere con un problema sanitario, si diventa molto selettivi: non basta più la band ‘importante’ con altri due o tre gruppetti sconosciuti di contorno… serve creare una tematica, una serata vincente che possa offrire un programma atmosfericamente omogeneo, lontano da quei bill messi insieme con il miglior offerente nella lotteria del riempimento dei vari slot.
Il 9 aprile, per esempio, è stato un esempio molto esplicito di coerenza, quasi un improbabile allineamento astrale: non solo le redini dell’organizzazione erano in mano alla tenace Orion Agency, non solo l’evento si svolgeva in una venue -lo Sheratan Club– che va ben oltre il normale club o sala concerti… ma gli headliners erano gli Abysmal Grief, gente con la quale non si scherza, artisti in grado di trasformare in arte il mortale e glorioso trionfo delle tenebre.
Un bill scelto con cura, uno di quelli che non attira un pubblico qualsiasi, un bill che tiene lontani quelli ‘che passano per caso’, creando quasi una sorta di rituale al quale hanno partecipato solo i seguaci della stessa fede, della stessa ombra, gli adoratori di una stessa incarnazione terrena del male, esseri che con religiosa puntualità hanno assistito all’esibizione di quattro favolose bands le quali abbracciano doom, sludge, prog, divagazioni rituali e il supremo dominio degli inferi, sempre al cospetto del trionfo della morte…
Gli Acid Mantra destabilizzano con un mix tra flauto e armonica a bocca e un country da far west decadente, un southern demoniaco e quei richiami psico-orientali suggestivi, il tutto dentro un doom ossessivo, graffiante, incalzante, sempre ricco di melodia, di una musicalità legata al metal più classico. E quel vocalist, dannazione, sempre potente, capace di vocalizzi suggestivi, agghiaccianti, inquietanti.
I Throne (leggi la recensione dell’ultima fatica) sono sludge pesante, cinicamente ossessivo. Una distesa senza confini di melma e zolfo, dentro una nebbia impenetrabile infestata da odori macilenti, per un rituale a base di ritmi lenti e penetranti… poderosi e diabolicamente provocatori.
L’Impero Delle Ombre, una band con musicisti di alto livello ed un vocalist che rappresenta senza dubbio la tradizione del doom del nostro paese, è ormai una istituzione e con i loro “Racconti Macabri” (qui), questi artisti narrano storie nelle quali ogni ruolo da protagonista viene affidato a streghe maledette, a personaggi Lovecraftiani, a entità misteriose appartenenti al folklore popolare, fino alle decadenze medioevali… ma anche moderne… sempre nel nome delle tenebre, tra giochi di ombre e il fascino della morte;
La morte appunto. Quella celebrata, esaltata, inneggiata, cantata dagli Abysmal Grief (QUI il recentissimo nuovo album), altra band che nonostante i due anni di sosta forzata si rivela più in forma che mai… proponendo una line up espansa che prevede finalmente il tastierista, lasciando quindi Labes C. Necrothytus alla sua poderosa voce, al suo aspetto minaccioso, per concentrarsi con un nuovo look solamente sull’interpretazione di quell’essere maligno, di quel lato decadente dell’universo clericale. Anche Regen Graves ha un nuovo look che osanna l’aspetto oscuro del mondo del chiericato, facendo emergere ogni peccato, ogni atto impuro, ogni trasgressione immonda consumata tra cappelle e mausolei, sul cimiteriale sacro suolo eternamente offeso dalle carni in putrefazione dei defunti peccatori.
In questa vigilia della Domenica delle palme, in una venue dalla disposizione coinvolgente che regala senso di libertà, suoni poderosi e immondi piaceri dal reparto bar e cucina, questa tappa dell’Idolatry Tour, come un Cristo in sella a un asino, osannato dalla folla a Gerusalemme, ha accompagnato noi dannati in un ingresso trionfale nei gironi più immorali degli inferi nauseabondi, regalando una degenerata preparazione per la Settimana Santa, con tutti i suoi orrori, le sue torture e la sua celebrazione della morte.
(Luca Zakk)