L’anno scorso e dopo undici anni, è uscito un nuovo numero della fanzine “Nessuno Schema”. Un vero volume, un libro a tutti gli effetti e non una mini risma di fogli. Il padre di “Nessuno Schema” è Claudio Canclini, uno che vive la musica, la sente e la traduce attraverso un tono ironico.
Claudio ha stilato, tra i tanti contenuti della ‘zine, una serie di recensioni-ricordi su alcuni album fondamentali, per lui e per noi tutti. Eccone una.
AC/DC – “For Those About to Rock (We Salute You)” (1981)
Un’emozione che non proverò mai più in vita mia è quella che provai quell’estate di trent’anni fa (era l’83) per un pezzo sul juke box del Lido di Colico, questo singolo tratto dall’album degli Ac/Dc che porta lo stesso titolo. Ogni volta che qualcuno (generalmente qualche tossico locale, come da stereotipo…) metteva le duecento lire necessarie a far scatenare Angus Young & soci, a me e ad alcuni miei amici dell’epoca (tutti fra i dieci e i tredici anni – io ne avevo undici) venivano i brividi lungo la spina dorsale e ci scambiavamo occhiate come scienziati che hanno appena scoperto una forma di vita extraterrestre. E poi, quando qualcuno di noi aveva la moneta, subito lì a rimettere su il disco e tutti in religioso silenzio (no, non headbanging furioso come mentecatti esaltati, qui si parla di ragazzini giovanissimi che hanno appena avuto una rivelazione, c’è vita su Marte e che cazzo!). Sensazioni forti, uniche, che adesso non proverei neanche se mi si presentasse, che so, la Lindsay Lohan in lingerie sulla porta di casa, annunciata dalla mia vicina di casa sessantenne romena con “c’è signorina vestita con quasi niente che cerca te”. Ed erano tempi, quelli e quelli che sarebbero seguiti, in cui di queste bands, anche grosse e famose a livello mondiale come appunto gli Ac/Dc, non si sapeva quasi nulla: nozioni pochissime, internet ovviamente non esisteva, sui giornali apparivano notizie frammentarie (magari malamente tradotte da qualche pubblicazione estera, per cui castronerie a palla), quindi l’interesse verso certi tipi di musica si decuplicava anche per questo motivo. Un interesse e un fremito interiore che adesso non provo nemmeno se mi dicono che piaccio a qualcuna… E l’entusiasmo che si aveva nel parlare ad altri di una nuova band appena scoperta, un entusiasmo che io non ho quasi più e che pochi/pochissimi (il Bassman e il Valentini su tutti) hanno ancora quando mi parlano di un gruppo (generalmente d’epoca) che hanno scoperto da poco o di un nuovo progetto di qualche vecchio nome conosciuto. Invece al tempo era tutto un fiorire di nomi, di attese magari di una settimana per avere finalmente, ad esempio, la cassetta duplicata del live dei Motorhead, grazie a quell’amico che conosceva un tipo che aveva l’lp. E serate in cui gruppi di ragazzini si scambiavano notizie, lette per caso su una rivista o sentite alla radio, e ancora nomi nuovi e generi nuovi, in due parole il paradiso! Certo, come giustamente rilevava Terry Sadler degli Slaughter (quelli canadesi!) nell’intervista che gli feci per ‘Nessuno Schema’ # 9 “quelli che sono cresciuti durante gli anni ’80 ripensano sempre a quel periodo della loro vita in cui le cose erano molto più divertenti”, ed è vero anche quello, la pre-adolescenza e l’adolescenza di sicuro sono state più divertenti della merda che ci tocca ingoiare tutti i giorni adesso, però quelle sensazioni di allora, cosa darei per riprovarle almeno ancora una volta nella vita!
(Claudio Canclini, da “Nessuno Schrema” nr. 10)