Non bastano due bands sul palco, in piena energia da release party. No. Ce ne vogliono quattro su quel palco, le altre due per dare manforte. Perché è importante offrire svariate ore di adorazione del male, di estremismo musicale e di violenza sonora!

È così che si materializza il concerto tenutosi al Colony il 5 Maggio.

Dopo i freschi Vltor, band convincente (progetto nato nel 2016) che si esibisce in questa occasione per la prima volta (quindi una specie di release party, il primo dei… TRE della serata!) sono i noti ed efferati Kaiserreich a dare ulteriore conferma della loro violenza.

I Kaiserreich sono una band che vedo spesso. E quando vedi una band spesso un po’ perdi l’interesse o comunque ti viene meno la curiosità. Ma la band capitanata da Serpent Est mi ha letteralmente attirato sotto il palco. Non so se aveva a che fare con l’atmosfera della serata, non so se erano particolarmente carichi… ma hanno proposto uno dei migliori -se non il migliore- show al quale io abbia avuto il piacere della dannazione occulta di partecipare. Feroci. Graffianti. Oltraggiosi.

E permettetemi di dire una cosa: io non sono né nazionalista né esterofilo per quanto riguarda la musica… ma vedendo tanta gente che fa la fila con i biglietti da 100 per il pezzo grosso straniero, e poi snobba la serata economica o gratuita della band nazionale, mi viene naturale osservare la cura dei dettagli e la professionalità sul palco della band bresciana. E mi dispiace per chi non viene a vederli, anche se segretamente mi fa piacere non avere tra le balle personaggi che non sanno apprezzare la vera musica.

I Kurgaall hanno cambiato mezza line up dall’ultima volta che li ho visti… e si tratta ancora una volta di una band che ho visto svariate volte. Ma mi hanno catturato con magnetismo intenso: sarà un po’ l’immagine nuova (specie del carismatico frontman), un po’ i tizi nuovi, compreso quel chitarrista magro e sconvolto che sembra stupendamente uscito da un fotoset di una band black/death putrefatta proveniente da qualche malsano underground degli anni ’80… ma lo spettacolo è stato infinitamente violento, possente, palesemente satanista. La band è in dannata forma ed il pubblico viene costantemente stuzzicato, deliziosamente provocato e sapientemente coinvolto. Grande release show!

I francesi Ad Hominem sono inquietanti. Con un frontman sempre e perennemente incazzato, offrono uno spettacolo devastante. Il loro black dalle tinte black’n’roll è, sul palco, esattamente quello che si sente sul disco, specialmente l’ultimo massacrante “Napalm For All”. E non sto parlando di una qualità del suono uguale al disco, o quelle fighetterie da band milionarie; no, sul palco loro suonano come viene… con personalità (nel blues si parlerebbe di jam) ed interpretazione dei brani, come dei veri artisti sanno proporre. Quell’uguaglianza tra disco e concerto sta altrove, ed è quello che, citando il collega (recensione qui), si riassume con: “La musica degli Ad Hominem è pura volontà di distruzione, ‘pura, cristallina’ come direbbe il colonnello Kurtz in Apocalypse Now, una non celata malignità verso il genere umano tutto e la palese tendenza a radere al suolo qualsiasi barlume di culto religioso.”.

E cosa sono, vi chiederete, quelle ‘direzioni piacevolmente confuse’?

Sono un qualcosa che si riassume con una sensazione derivante dalla mia mania di osservazione, questa volta rivolta verso il pubblico. Le direzioni piacevolmente confuse sono il pubblico stesso.

Concerti come questi, un po’ per sentito dire, un po’ per credo dei musicisti, un po’ per i nomi delle band, sono sempre nel mirino di rompicoglioni perbenisti moderni, di tutti i tipi, di tutti colori e forme… fino all’estremo rappresentato dall’odierna moda definita ‘antifa’, la quale rende trendy spaccare il cazzo alla gente che si sbatte per mettere in piedi un concerto (gente che, tra l’altro, farebbe girare l’economia).

Osservo il pubblico. Vedo metallari in veste goth-black. Thrashers devastati, sporchi e spettinati. Metallari del weekend vestiti come ogni giorno ma con una maglietta satanica per sentirsi più fichi. Donne in abbigliamento porno-black. Vari altri incroci di capellon-barboni settantiani. E poi bellissimi elementi in divisa bomber-anfibi e catena che esce dalla tasca posteriore. Ognuno perfettamente in linea con il proprio copione.

Una sintesi di mode, gusti, interessi, credo, fedi e inclinazioni politico-musical-sessuali.

Ma la cosa fantastica non era vedere un tale amalgama eterogeneo di individui rinchiusi nello stesso posto.

No. La cosa fantastica era vedere vari capelloni contro il mondo, tanti barboni ‘zampadelenfatoni’ appartenenti all’immaginario ‘hasta la victoria siempre’, molti metallari satanisti borchiomuniti, i selezionati e bellissimi esemplari bombermuniti … tutti a POGARE FOTTUTAMENTE ASSIEME, ABBRACCIANDOSI, BEVENDO E RIDENDO COME DEFICIENTI.

Cazzo gente: è musica. È spettacolo. Andate ai concerti e divertitevi. Imparate a farlo.

Qualcosa non vi piace o è contro i vostri ideali?

Come mi ha detto Shagrath recentemente (leggi qui) ascoltati qualcos’altro altro, o vai da un’altra parte. Senza rompere i coglioni.

Cosa venera, vota o vorrebbe uccidere (o salvare?) quello che si sta divertendo al vostro fianco tra la folla, o che si sta dimenando sul palco è argomento che dovrebbe restare fuori dalla porta.

Per sempre.

(Luca Zakk)