Alla fine è successo: anche la mia città (adottiva) ospita, dopo anni e anni di silenzio, un concerto rock/metal degno di nota. Lo dobbiamo al proprietario della My Kingdom Music, Francesco Palumbo, che è riuscito a organizzare una serata con due delle band più interessanti della sua scuderia e soprattutto con gli Antimatter di Mick Moss, ormai da tempo riconosciuti a livello europeo come gli alfieri del post-rock inglese, eredi di Anathema, Porcupine Tree, Tool e (per molti versi) Paradise Lost.
Si tratta quindi davvero di un evento, del quale bisogna riconoscere la portata, e che non resterà isolato: lo stesso Palumbo ha già in programma, sempre a Salerno e per il 27 ottobre, proprio un concerto (in acustico) dei sopracitati Anathema. Accadimenti impensabili fino a quattro o cinque anni fa: per tutti gli anni 2000 ricordo soltanto un Pino Scotto in provincia, le due edizioni del Rock in Flames (fui alla prima, con headliner i White Skull, mentre la seconda vantò nientemeno che Fabio Lione), e spostandosi a Napoli Grave Digger e Folkstone. La Campania sotto questo profilo è morta o moribonda, e iniziative di questo tipo possono appagare una sete di musica che – come hanno dimostrato i numerosi presenti – è più forte che mai.
L’intervista con Mick Moss, piazzata nel peggior momento possibile della serata, mi costringe in pratica a saltare sia il concerto dei torinesi L’ALBA DI MORRIGAN, che quello dei salernitani NUDE (in foto a sinistra): i primi (che aprono con una cover depressive rock di “The Crown and the Ring” dei Manowar!) mi sembrano perfettamente in linea con quei suoni inglesi di fine anni ’90 cui pure gli Antimatter fanno riferimento, mentre i secondi (che chiudono con il loro hit “Cities and Faces”) sono recentemente tornati in pista dopo un silenzio quasi decennale. Quello dei Nude è un gothic rock sui generis, dai toni fini e smaltati, che emoziona in massimo grado il pubblico di casa (il quale conosce molti pezzi a memoria): complimenti alla band anche perché, per problemi personali di alcuni dei suoi membri, si presenta sul palco con una formazione rimaneggiata.
Quando salgono sul palco gli ANTIMATTER c’è anzitutto curiosità: molti nel pubblico non li conoscono bene, sono venuti anzitutto per onorare l’evento, e alla fine del concerto si fiondano a comprare i loro cd. Mick Moss e compagni, per la prima volta in Italia in formazione elettrica, non danno naturalmente nessuna confidenza al pubblico (se non alla fine), e per stare nei tempi ci propongono una rassegna serrata dei loro brani più significativi, spaziando (pur se in modo diseguale) su tutti e cinque i full-“length”. Naturalmente la parte del leone è ricoperta dall’ultimo “Fear of a unique Identity”: su “Firewalking” Mick è il primo a emozionarsi nella mirabile progressione finale, assumendo pose quasi sciamaniche e profondamente evocative, mentre i cori della titletrack scendono dritti nello stomaco più che nel cuore. “Paranova” è l’opener grintosa che dà la giusta scossa al pubblico, un biglietto di presentazione che urla il disagio ma sussurra la rabbia; “Leaving Eden”, con il suo testo disperato, è forse l’apice emozionale di tutto il set, che la band interpreta ancora una volta in modo istintivo. Non mancano, come si accennava, addirittura i pezzi del debut (e sono i migliori: “Over your Shoulder” e “The last Laugh”), mentre mi sembra un po’ sacrificato il bellissimo “Planetary Confinement”, da molti ritenuto l’apice della produzione della band.
Puntualissime (pure troppo!) a mezzanotte si spengono le luci su un concerto che Salerno e il suo pubblico chiedevano da tempo. Non resta adesso che accorrere in massa al prossimo evento: Anathema il 27 Ottobre!
(Renato de Filippis)