Ci sono tanti eventi estivi. Ci sono i festival che ci vai per il festival… e solo per quello. Ci sono altri festival senza area campeggio, senza una unica area concerti, festival estivi che nemmeno si tengono all’aperto. Festival i quali, un po’ per la lontananza, un po’ per l’impostazione, si trascinano dietro il luogo dove si svolgono, compresa l’intera città… quasi come se fosse il luogo stesso a rappresentare il festival… come succede meravigliosamente a Bergen, in Norvegia.
Sono passati tre anni dal mio ultimo volo, di ritorno proprio da Bergen…. ed ecco che il primo volo che prendo è proprio quello per tornare in quel paese, in quella città, in occasione del Beyond The Gates numero dieci, un evento che più di ogni altra edizione ingloba l’intera città portuale, coinvolgendo più location, siano esse per i concerti o gli eventi collaterali… fino a pranzi e cene, meet&greet, assaggi di birre, camminando in giro per le vie piovose, ammirando un artista sul palco e -due ore dopo- essere con lui tra il pubblico per ammirare un altro artista che si esibisce.
In qualche modo questi due anni di assurdità, di follia collettiva mondiale, hanno lasciato il segno. Amici che non sanno se darti la mano o… abbracciarti nel rivederti… e capisci che il dubbio nasce dal rispetto e dal non sapere con certezza come questi due anni folli possano aver impattato sulla psiche dell’amico che non si incontra da tanto tempo.
Davvero un clima strano… serve una nuova taratura, un nuovo capire come interagire con il prossimo, concetti che precedentemente erano chiari, scolpiti nella pietra da decenni di rock on the road, con concerti di tutti i tipi, in tutto il mondo, concerti che da sempre hanno mescolato gente , spalla contro spalla, sudore con sudore, in un clima di totale spensieratezza.
Lentamente però si torna alle origini: non è un processo immediato, ma dopo una intensa prima giornata di questo Beyond the Gates 2022, sembra che l’incubo degli ultimi ventiquattro mesi sia veramente scomparso, non ancora dimenticato, ma sulla buona strada verso l’oblio.
All’USF sono i Chapel of Disease ad aprire un festival che, almeno a livello internazionale, non si tiene dal 2019. La band tedesca esalta con il loro death mescolato a rock classico, caricando di energia un pubblico mai così vasto per l’evento Norvegese, risultante sold-out in ogni combinazione di biglietti e pacchetti.
I norvegesi Vemod ricordano a tutti cosa sia l’oscurità del black metal, mentre è Gaahl con i suoi Gaahls WYRD a ricordare a tutti cosa sia il vero black metal norvegese: una performance mostruosa per l’iconico frontman e per tutta la sua poderosa band. Black metal all’ennesima potenza, non interpretato ma vissuto, black metal che esce fuori dalle vene, da un’anima dannata, da un cuore ribelle. I 1349 devastano come sempre, questa volta con una chitarra suonata dall’inconfondibile Destructhor, si, quello di Myrkskog, Nordjevel ed ex…. MORBID ANGEL!
In chiusura il solito mitico ed irriverente Abbath, una garanzia nel suo essere sfacciato ed assurdo… tanto da ringraziare i Satyricon che non hanno partecipato: “grazie ai Satyricon che non sono venuti, così hanno dato il lavoro a noi!”.
In chiusura? No. Questa edizione del Beyond the Gates, non solo dura più giorni, cinque, ma ogni giorno ci sono così tanti eventi da rendere impossibile qualsiasi altra attività… compreso il sonno, visto che dopo i concerti alle location principali (ovvero USF ed il leggendario Grieghallen, luogo dove molti simbolici album black metal furono registrati negli ani ’90), ci sono concerti in qualche modo secondari presso altri locali. Secondari… certo… con un favoloso Me and That Man in una favolosa e magnetica esibizione alle ore 1:20am presso il Kulturhuset.
In ventiquattro ore sembra sia stato ricostruito quel castello che due anni di demenza globale hanno cercato di radere al suolo! Niente più demenziali procedure di sanificazione, niente più ridicoli distanziamenti, fine di ogni ridicola procedura di ‘sicurezza’. Headbanging senza pietà, abbracci, sbronze, gente vestita di nero che vaga per la città, invadendola, conquistandola, facendola sentire ancor più viva.
E nel frattempo Bergen e la Norvegia continuano a vivere con quel ritmo strettamente nordico, fatto da cene ad orario di aperitivo, ma fast food aperti fino alle 4am, automobili quasi solo elettriche, birre qualsiasi che costano come dei vini pregiati e l’interminabile pioggia, che con le sue gocce e la sua imprevedibilità detta le vere regole di questa settimana strana animata da quel qualcosa di magicamente surreale.
(Luca Zakk)
I report delle 5 giornate: Giorno 1 – Giorni 2 e 3 – Giorno 4 – Giorno 5