Eravamo rimasti che era uscito il sole, anche se faceva un po’ freddino. Almeno l’arrivo alla prima delle due serate presso il Grieghallen è stata possibile senza l’ausilio di ombrelli. Ovviamente a mezzanotte, quando anche i Mayhem avranno spento i riflettori, fuori imperverserà una gelida pioggia o, come la definisce Animæ dei Darkend, ‘la solita pioggerellina di merda di Bergen’.
Il Grieghallen è una struttura immensa. La sala concerti è mostruosa, infinitamente bella, accessibile in modo favoloso, corredata da ampi spazi con tavoli, bar, un’oasi culturale con uno stile architettonico finemente ricercato. Con il nome in onore del compositore Edvard Grieg -anche direttore della filarmonica di Bergen a fine 1800-, questa sala concerti ospita 1500 posti a sedere più una vasta area parterre. Vanta una acustica perfetta, con una resa uguale da qualsiasi posto, sia esso in piedi o a sedere, dal basso fino ai comodi sedili più remoti. La struttura ospita abitualmente orchestre sinfoniche, teatro, cori, eventi jazz, pop e, ovviamente metal, tanto che l’attuale palcoscenico è il posto dove furono registrate le batterie per “De Mysteriis Dom Sathanas”, dei Mayhem, mentre le sale dell’interrato sono quelle dove questa band e molte altre della scena black, hanno inciso quei dischi diventati poi iconici.
Per qualche ragione forse legata alla minore dispersività del Grieghaller, rispetto all’USF con i suoi spazi esterni, sembra che il pubblico dei giorni precedenti sia raddoppiato… una autentica celebrazione degli oltre trenta anni di questo genere musicale così indissolubilmente legato a questa terra.
Potremmo essere pignoli e pensare che un evento simile avrebbe dovuto includere altri acts quali Gorgoroth o Darkthrone, gente dei Celtic Frost, o magari una specie di reunion degli Immortal, ma il menù della serata copriva ampiamente la vasta gamma di origini e storie che il black metal ha scolpito in modo definitivo sulle fredde rocce che sostengono i vasti boschi di questa bellissima terra: Enslaved, Emperor e Mayhem!
Gli Enslaved si esibiscono con una poderosa esecuzione del classico “Vikingligr veldi”, con i brani alternati dal pungente sarcasmo di Grutle Kjellson, il quale tra le altre cose trova assurdo il dover parlare al pubblico internazionale in inglese -nonostante l’evento si tenga in Norvegia-, quando i testi dei brani sono in islandese antico. Ospiti, avvicendamenti sul palco… qualche problema tecnico brillantemente risolto per una strepitosa esibizione per questa pietra miliare del black metal, questo album uscito nel 1994 via Deathlike Silence Productions… l’etichetta di Øystein Aarseth, di Euronymous, di un personaggio che continua a vivere nell’immaginario collettivo, nella stessa essenza dei Mayhem, headliner e oggetto dell’esposizione fotografica all’ingresso del Grieghallen.
Gli Emperor non puntano solo sul primo album, spaziano piuttosto tra le epoche, celebrando tre decenni di musica, invitando ospiti iconici, come Mortiis o Faust, suonando anche cover di Bathory e Celtic Frost, vagando da “In the Nightside Eclipse” a “Prometheus – The Discipline of Fire and Demise”, confermando che nonostante l’inattività in studio (l’ultimo album risale a oltre vent’anni fa!), l’essenza di questa band pioniera del Symphonic Black Metal, è tutt’altro che svanita.
Ovviamente l’esibizione finale spetta ai Mayhem, i quali continuano ad eseguire l’intero “De Mysteriis Dom Sathanas”, con una performance teatrale immensa, anche agevolata dal vasto palco del Grieghallen. Fermiamoci un momento a riflettere: storia, icone, leggende, quegli anni turbolenti, gli omicidi, le condanne, le chiese in fiamme… eventi che hanno dato origine a seguaci sparsi in tutto il mondo e che hanno alimentato un genere musicale nato dall’evoluzione della musica estrema, con una fan base ancora attiva, presente, affamata… con migliaia di bands dislocate in ogni parte del pianeta impegnate nel black metal o qualche variante dello stesso.
Bene: se il black deve tutto a quella musica estrema evolutasi verso qualcosa di più oscuro, grazie a bands quali Sodom (headliner del terzo giorno), Celtic Frost (infatti gli Emperor non li dimenticano!), Mercyful Fate (headliner di oggi, quinta ed ultima giornata)… il black della seconda ondata gira tutto attorno ai Mayhem, alle loro origini, alle controversie, a Øystein ‘Euronymous’ Aarseth, a Dead (Per Yngve Ohlin), a Count Grishnackh (Varg Vikernes) il quale convive con la sua vittima per sempre nelle registrazioni originali di “De Mysteriis Dom Sathanas”, all’inquietante Hellhammer (Jan Axel Blomberg), al misterioso Necrobutcher (Jørn Stubberud), al teatrale Attila Csihar.
“De Mysteriis Dom Sathanas” uscì quasi trenta anni or sono. I Mayhem nel frattempo non sono stati lontani dal mercato discografico, visto che ci sono altri cinque album nel curriculum, ultimo dei quali il favoloso “Daemon” (recensione qui): ma le loro esibizioni, vuoi per gli anniversari, vuoi per le celebrazioni, continuano a riportare sul palcoscenico l’unico ed indimenticabile “De Mysteriis Dom Sathanas”, il solo album che garantisce il sold out, l’arena tutta piena, il pubblico proveniente da ogni angolo del pianeta.
Dopo “De Mysteriis Dom Sathanas” sono stati pubblicati migliaia di altri dischi, in ogni forma e divagazione di black metal… ma l’unica band e l’unico album ancora capaci di ispirare profondamente l’immaginario collettivo sono i Mayhem con “De Mysteriis Dom Sathanas”, disco uscito il 24 maggio del 1994, quasi un anno dopo la morte del mastermind Euronymous… tra l’altro proprio con la sua etichetta discografica, la Deathlike Silence Productions.
È destabilizzante pensare che pare abbia fatto più storia Euronymous da morto che moltissimi altri artisti ancora in vita.
È profondo questo concetto. Fa riflettere. Sei per strada a Bergen o a Oslo, ti guardi intorno, osservi e percepisci questo misticismo, questa dimensione misteriosa la quale ha scatenato questo complesso movimento musicale e culturale.
E mentre la mente divaga, mentre la notte di Bergen torna piovosa, la musica va avanti, lo spettacolo continua e, da qualche parte, i Sahg si scatenano con il loro fottuto heavy metal norvegese, fino a tardi, prima di traslocare in un altro pub strapieno di metallari assetati, mentre un DJ Set continua a sparare a tutto volume quei brani che in un modo o nell’altro ci hanno portato qui a Bergen, ancora una volta, in un paese che ha completamente dimenticato virus, distanziamenti e pandemie, in un paese dove si è veramente tornati alla normalità.
(Luca Zakk)
PS: ore 4:00am anche questa volta. Inizio a pensare che Bergen sia su un diverso furo orario rispetto all’Italia.
PS: Ovviamente continua a piovere e fa un freddo cane. Se fossi Norvegese andrei in ferie in Italia ORA… +35°C, sole e niente pioggia… UN SOGNO!
I report delle 5 giornate: Giorno 1 – Giorni 2 e 3 – Giorno 4 – Giorno 5