XIII. Τρεισκαίδεκα. Tredici.

Rappresenta la Morte nella tredicesima carta dei Tarocchi… e forse la resurrezione in questa drammatica ‘epocha morborum’.

Come un fulmine a ciel sereno o come un baratro verso infernali abissi che si apre all’improvviso sotto i piedi del pellegrino, ecco che quel dannato Black Winter Fest torna, senza troppo preavviso, forse anche poca propaganda… visto che il vero culto è ormai radicato nella mente e nei cuori dei fedeli.

Tredicesimo capitolo, quello che avrebbe dovuto svolgersi nel 2020: quest’anno bisognava inventarsi delle soluzioni, visto che è praticamente impossibile fare qualsivoglia programma che includa un futuro più remoto di ‘domattina’; pertanto l’organizzazione quest’anno si è agganciata al tour di Batushka e Belphegor, riaccendendo il mitico e storico fest italiano, facendolo tornare in auge, in vita… sfidando decreti assurdi, improvvisi cambi legislativi che di fatto negano libertà e fanno crollare le fondamenta della legalità la quale non può esistere senza certezza del diritto.

Ma gli organizzatori si sono dimostrati impavidi, cazzuti, si sono presi il rischio e non solo hanno dato vita al fest tenutosi al Legend di Milano… ma sono pure riusciti ad infilare una data aggiuntiva (senza le band italiane del bill) il giorno prima al Revolver di Venezia.

Fantastico. In questi tempi è già eroico pensare di organizzare il concerto di natale in paese… figuriamoci un concerto che includa bands internazionali. Ma il Black Winter Fest ci è riuscito… con ben due eventi… in barba a qualsivoglia restrizione o improvviso cambio di regole… tanto che alla fine della serata del sabato già si respirava quell’aria fresca di un inverno alle porte, un’aria che sembrava portare le voci di un coro che cantava: “fanculo a tutti, qui ce l’abbiamo fatta!”

Con una affluenza vicina al sold out, con pubblico proveniente come da tradizione anche dalle nazioni confinanti, quest’anno il Black Winter Fest ha offerto uno spettacolo degno del nome… di un nome che da oltre un decennio regala in pieno inverno una giornata a base di blast beats e creature oscure, dannate, favolosamente creative e misticamente suggestive; un evento che con una puntualità quasi svizzera, in questa data di Milano del 4 dicembre MMXXI, si è rivelato ancora una volta un rituale celebrato da ben otto bands!

XXII ARCANA: La band che viene gettata sul rogo per aprire la giornata… una band con ottime idee alla radice, anche se giovane e ancora inesperta, acerba sul palco… ma non per questo meno impattante, efficiente, coinvolgente. Non appena avranno rodato un po’ la loro immagine e presenza scenica, quel gioco di growl devastante, tastiere suggestive e narrazione teatrale potrà sicuramente impressionare ed attrarre seguaci.

VOLAND: Mentirei se affermassi che questa band, composta da membri dei Veratrum, non mi avesse impressionato! Era la prima volta che li incrociavo dal vivo e, non posso negarlo, quel mix di black metal e folk bellico-filo-bolscevìco corredato dai costumi del vocalist si rivela irresistibile, incalzante… una delle poche black metal band che sa coinvolgere attivamente il pubblico, invitandolo a cantare, a osannare capitoli di storia appartenenti all’oscurità dell’evoluzione umana.

ALMOST DEAD: La pecora nera, la mosca bianca del bill, anzi dell’intero tour. In una serata devota alle arti oscure, il death metal bay area di questa favolosa band americana inietta un’energia frizzante, convincendo, invitando fermamente tutti al pogo, ad un mosh dance che se ne infischia di distanziamenti e patetiche misure precauzionali. Una band immensa: un vocalist fuori di cranio, un chitarrista potente, preciso… con una immagine totalmente opposta a quella del tipico chitarrista death metal. E poi un bassista forse appartenente ad un’altra dimensione psicotica… ed un favoloso batterista che ama vagare, andarsene in giro per il palco, uscire da quel rack di piatti e tamburi per lanciare le sue micidiali bacchette possibilmente sul naso di qualche fan in preda all’esaltazione mistica.

STORMCROW: Sempre convincente il loro spettacolo che trasuda devozione verso il vero black nordico, quello più freddo, quello più disperso nelle lande desolate del circolo polare artico. Fedeli alla tradizione, dall’immagine al sound, gli italiani Stormcrow sono una delle band più compatibili con un fest di questo genere.

IMPALEMENT: Beliath, il boss di questa one man band svizzera con all’attivo un solo disco, mette assieme una line up poderosa e trasforma il suo progetto personale in una vera band dal vivo, una band potente, compatta, rodata… offrendo uno spettacolo emozionante, tetro e di assoluto impatto.

DIABOLICAL: Gli svedesi di Sverker Widgren non perdono un colpo: il loro black metal penetrante e melodico, esaltato dalle doppie linee vocali, fuoriesce da un palco tetro, nebbioso… quasi ammiccando al titolo del loro attuale album “Eclipse” (recensione qui ). Una band che negli anni, ormai più di 20, è cresciuta immensamente, arrivando ora ad una offerta musicale, sia in studio che dal vivo, imperdibile e di altissimo livello.

BELPHEGOR: Questi esseri demoniaci fedeli al fest italiano, assaltano il palcoscenico con fare sempre più aggressivo, oltre che sempre più scenografico. Ho ormai perso il conto dei concerti di questa band austriaca che mi sono goduto nei loro quasi 30 anni di carriera, una carriera farcita da ben undici album in studio. Ed io confronto quella band sul palco negli anni passati con quella di oggi… ed ecco che emerge una crescita impattante verso un’immagine travolgente ed uno spettacolo demoniaco superlativo. Certo, i vari orpelli, croci ed ossa hanno sempre decorato il palco, così come il make up pesante e sanguinolento ha sempre decorato i loro volti… ma i Belphegor di oggi hanno quel qualcosa in più, quella strana addizionale appartenenza agli inferi capace di rendere l’intero spettacolo un sublime rituale anti cristiano.

BATUSHKA: C’è poco da fare: i Batushka di Барфоломей (ovvero Bartłomiej Krysiuk degli Hermh) sono un portento. Sicuramente la serata con i suoni perfetti ha aiutato, ma la loro esibizione al Black Winter Fest XIII del 2021 è stata quasi sicuramente la migliore esibizione dei sacerdoti polacchi alla quale io abbia mai assistito. E non credo proprio di essere l’unico a pensarla così!

Ed ecco che anche il tredicesimo è passato. Anzi, prima di tutto, bisogna dire che il tredicesimo si è tenuto!

E ci voleva. Un fest tosto, un fest con le palle, una certezza nel panorama della musica estrema in questo paese strano. Si potrebbe dire di tutto, si potrebbe disquisire di qualsivoglia argomento relativo ad un evento, alle esibizioni, alla location, alla scelta delle band: è quel che solitamente si fa scrivendo un report di una serata o di una giornata musicale.

Ma in questo caso… nel bel mezzo delle sevizie politiche alimentate da questa moderna ‘epocha morborum’, c’è poco da dire, non ci sono più opinioni da esprimere: qui bisogna solamente urlare un fottuto ringraziamento a quei poveri demoni che si sono sbattuti per portare, ancora una volta, del sano e tuonante black metal dal vivo, in carne sangue ed ossa, senza puttanate come gli eventi in streaming o le altre stronzate che con la musica dal vivo non hanno proprio nulla a che fare.

GRAZIE RAGAZZI. Grazie davvero.

(Luca Zakk)