C’era grande attesa per la calata Italica dei capiscuola del brutal death metal. Arrivo al New Age con un certo ritardo rispetto all’apertura dei concerti a causa di un precedente impegno e già trovo il locale discretamente assiepato di gente con un’età compresa tra i quindici e i quarantacinque anni; ossia, coloro che sono cresciuti col death metal e i giovani amanti del deathcore, genere pesantemente ispirato dai Cannibal Corpse. Con mio dispiacere vengo a sapere che gli opener Aeon non sarebbero stati parte della serata, a causa di non ben specificati motivi. Un peccato, perché ne avevo sentito parlare molto bene, ed ero curioso di vedere di che pasta fossero fatti. Ad aprire le danze spetta, quindi ai Revocation, band di Boston che mescola sapientemente death metal, riffs di scuola thrash e hardcore, elemento presente soprattutto in certe vocals urlate che si alternano ai growls e sporadiche parti pulite. Tecnicamente sono ineccepibili, con assoli al limite del prog e una sezione ritmica che non si limita a fare da accompagnamento, mostrando una notevole crescita compositiva tra le canzoni più tirate di inizio carriera e le composizioni più recenti, sicuramente più mature. Sul palco, la band ha dimostrato di saper coinvolgere, con il singer che incitava continuamente all’headbanging e al circle pit. Davvero niente male. Approfitto della pausa per bere qualcosa e al mio ritorno trovo già una marea di gente con intenzioni bellicose accalcata sotto il palco.
Dopo un sound check che sembrava interminabile, salgono finalmente sul palco i Cannibal Corpse ed immediatamente inizia il massacro con “Staring Through The Eyes Of The Dead”, seguita a ruota da “Fucked With A Knife”. Con un inizio del genere è facile immaginare cosa stava succedendo sotto il palco: il pogo era furioso, così come il crowd surfing, con persone che volavano da ogni lato. La band è un treno inarrestabile, anche se piuttosto fredda, limitandosi a fare continuamente headbanging, lasciando al solo George “Corpsegrinder” Fisher il compito di interagire con la platea.
Il gigantesco singer si è dimostrato simpaticissimo, sorrideva compiaciuto, scherzava, incitava a supportare il death metal e roteava i capelli a mo ventilatore (ha davvero un collo impressionante). I pezzi recenti e i classici si susseguono, ottenendo entrambi un effetto devastante sul pubblico stremato da bordate come “Stripped, Raped And Strangled”, “Kill Or Become”, la pesantissima “Sadistic Embodiment” e il classico “Addicted To Vaginal Skin”. George sorride divertito guardando la bolgia sotto il palco. A un certo punto annuncia, ridendo come un matto: “This is a love song: it’s about shooting blood from your cock: I CUM BLOOOOOOD”, scatenando un delirio, mentre i riffs cadenzati e chirurgici, alternati alle accelerazioni devastanti non fanno prigionieri tra il pubblico ormai sfinito da tanta violenza. Pubblico che riceve il colpo di grazia con la doppietta conclusiva costituita da “Hammer Smashed Face” che provoca il delirio e dalla potentissima “Devoured By Vermin”. Finito il concerto ci avviamo barcollanti e zoppicanti (personalmente ho un ginocchio gonfio e due costole doloranti) verso l’uscita, felicissimi nonostante le botte rimediate. Lo scettro del brutal death metal è ancora in mano ai Cannibal Corpse, e con concerti come questo, sarà dura per chiunque strapparglielo di mano.
(Matteo Piotto)