A causa del traffico mi perdo l’esibizione di una delle due band di supporto dei Cradle Of Filth, nel loro tour di passaggio in terra di Francia. Sono i Benighted Soul, francesi, di Nancy. Arrivo alla Laiterie di Strasburgo solo metà dell’ultima canzone prevista nel loro set e il sound mi appare elegante e ben costruito. Alla fine della serata poi riuscirò a parlare con Géraldine Gadaut, la cantante, e a prendere i loro due album. I Benighted Soul, che suonano un symphonic progressive metal, ne hanno realizzati due e hanno fatto da supporto a Tarja Turunen in Europa. Il loro sito è QUI.

Gli australiani Ne Obliviscaris (QUI la pagina Facebook) sono l’altra band di supporto. Il loro progressive extreme metal ha fatto una buona impressione. Formazione a sei: voce, voce e violino, due chitarre, basso e batteria. Evidente che la platea non li conosca, ma non per questo l’attenzione monta ad ogni canzone. Gli inserti un po’ viking, l’estrema vivacità compositiva, il duellare tra melodic detah-thrash metal e blast beat super spinti, offrono al pubblico un buon riscaldamento per Dani e soci.

Un ricordo
Vidi per la prima volta i Cradle Of Filth il 28 aprile 2009 al Black Out Rock Club di Roma. Un posto affascinante ma ahimè con un acustica impossibile. Dani Filth mostrava una personalità di spessore e sapendo stare sul palco in un modo professionale, sempre puntuale negli attacchi, impostazione con il microfono senza sbavature, il suo apparire come un giullare dell’inferno. I Cradle Of Filth spaccaossa subdoli e cattivi… Dovevo rivederli e in un contesto più consono per loro; capire che quanto di meglio sapessero fare negli album avvenisse anche dal vivo. Ma allora erano altri tempi, la formazione era un’altra.

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Vampiri in Alsazia
La Laiterie non è stracolma. Il parterre è pieno, le piccole gradinate sono chiuse, non vi si accede. Gli astanti arrivano anche dalla vicina Germania, molti inglesi, c’è insomma un pubblico ‘babilonico’… Strasburgo è la capitale d’Europa.
Due scheletri con testa di capro crocifissi, alle destra di uno la postazione di Lindsay Schoolcraft, tastiere e voce femminile, e a sinistra dell’altro quella di Martin Skaroupka, batterista. Tra le due croci uno schermo. Un set sufficientemente diabolico, valorizzato da toni di luce creativi e d’atmosfera. Oggi i Cradle Of Filth si presentano con una rinnovata identità. Cambia tutto: il reparto ‘a corde’, cioè basso e chitarre, sono i nuovi vampiri dell’opera Cradle Of Filth. “Hammer of the Witches” segna un nuovo corso nella coesione e identità della band. Cambiare in un sol colpo quei tre elementi, significa correre il rischio – ma negli anni i cambi di line-up nella band sono stati tantissimi ed anche a discapito di ottimi elementi – di non tradurre in musica ciò che si è pensato di realizzare. Invece Ashok nonostante sia una sagoma sul palco, si avvia a macinare i riff delle varie epoche (i COF hanno suonato pezzi da sei album), Richard Shaw appare come un Cristo hippy che spesso manda segnali al pubblico, non accenna a pose esuberanti e ha la presenza scenica di un vampiro che lavora nell’ombra. Ashok e Shaw sono un nuovo corso nel segno della tradizione. È per tale motivo che “Hammer of the Withces” è un ottimo album, l’ennesimo di Dani e soci, e dal vivo i Cradle Of Filth fanno i Cradle Of Filth come appunto dovrebbe essere. Martin Skaroupka aka Mathus è un metronomo e non si scherza. Ammirevole come riesca a puntellare ogni canzone con una serie di colpi veloci e infallibili, cavandosela con il suo stile anche nelle parti create dal grande Nicholas Barker. Lindsay Schoolcraft è tastiera (ne suona una curva) e voce. Anche lei nuova, ma sembra nella band da sempre. Danza, si agita, incita il pubblico e soprattutto con la voce è la degna spalla per gli orrori ai quali Dani da vita. Lei è viva e contribuisce alla resa della scena.

Baccanale
Saranno i gusti personali, sarà il fatto che l’enfasi e l’adrenalina dei francesi in sala è montata pian piano nello spettacolo – in Italia è raro che i musicisti debbano incitare il pubblico o se lo fanno poi non devono ripetersi – ma la conclusione della prima parte dello spettacolo con la storica “Queen of Winter, Throned”, i Cradle Of Filth raggiungono un livello spettacolare. Trascinanti, perfidi, coinvolgenti. I Cradles, la band in toto, raggiungono il climax di questa narrazione turpe. La Schoolcraft nelle voci femminili rasenta la perfezione, il muro delle chitarre è una frana che si riversa sul pubblico e la sezione ritmica sostiene e sospinge tutto questo. Su tutto c’è quel satiro rigurgitato dall’inferno che è Dani. “Nymphetamine (Fix)” rapisce i metalheads e ancora una volta la band emerge con la sua personalità perché entrano tutti in gioco . “Her Ghost in the Fog” sancisce il livello di baldoria in sala. Aggiungendo poi che i pezzi di “Hammer of the Witches” dimostrano dal vivo di avere un ottimo impatto e con una “Blackest Magick in Practice” che fa ‘presa’, sa essere orecchiabile, nonostante poi sia un grimorio di polifonie, riff, ripartenze ‘alla Cradle Of Filth’, a conti fatti la sensazione di avere assistito a uno spettacolo ottimamente eseguito è dominante.
Dunque una band sana e un nuovo album riuscito, nonostante il ‘rischio’ nuovi elementi, ma qualcuno in redazione lo aveva già scritto, “Hammer Of The Witches” è un album dei Cradle Of Filth: non solo per la firma ma in particolare per lo stile” (QUI), e stasera lo stile della band dal vivo appare una conferma inattaccabile.

(Alberto Vitale)

Foto: Alberto Vitale