(Hoepli) Scritto a quattro mani dal giornalista musicale Daniele Follero e dal chitarrista, docente e giornalista Luca Masperone, “La Storia di Hard Rock & Heavy Metal” è un corposo volume di quasi cinquecento pagine dalle sembianze di un saggio. È anche un po’ storia e un po’ cronistoria e senza ridursi ad essere un’enciclopedia. È storia perché Follero e Masperone scrivono narrando una costruzione ordinata per ogni band o artista, spiegandone le origini, il successo, le gesta quanto le opere appunto in un ordine cronologico e questo ne fa una cronistoria. La materia è vasta, pesante verrebbe da dire! Nel volume la musica e i fatti che la circondano, sono abilmente compressi ed espongono la summa di questo regno che è stata la scena hard rock e heavy metal nel tempo, arrivando comunque fino ai giorni nostri.
Si inizia dagli anni ’60 perché se i Black Sabbath sono sono il Bing Bang che ha partorito i generi appunto trattati nel libro e non da meno i Led Zeppelin o i Deep Purple, oppure quanto gli stessi Uriah Heep, non si può sempre mettere a margine Jeff Beck, Peter Green, certi pezzi dei Kinks o dei The Who, MC5, Vanilla Fudge e altri ancora. Gli autori dunque fissano e con ragione le origini storiche ben prima dei Black Sabbath.
Sono nove le sezioni che compongono “La Storia di Hard Rock & Heavy Metal” ma prima di esse cinque introduzioni. Di Michael Weikath degli Helloween, di Aaron Stainthorpe dei My Dying Bride e di Pino Scotto, il nostro bardo del metallo italiano. Tre istantanee su cosa abbiano rappresentato per loro stessi il rock e il metal. Una dei due autori e infine una quinta, cioè le ‘istruzioni per l’uso’ di Ezio Guaitamacchi, il curatore della collana della quale il testo fa parte.
Dai precursori dell’hard rock, dunque il pre-Black Sabbath, e Deep Purple e Led Zeppelin ecc. pagina dopo pagina si toccano momenti di questa grande evoluzione musicale, passando per la New Wave Of British Heavy Metal, il thrash della Bay Area, l’hard rock dei capelli vaporosi, la dannazione del death metal, il proliferare di varianti come il gothic, il doom metal, fino all’epica del power metal, la maledizione del black metal e così fino al nuovo millennio. I giorni nostri vengono lambiti con il metalcore e non solo. L’ultimo capitolo affronta l’hard & heavy nel nostro paese.
Nei capitoli tanti box nei quali fatti e fattacci, ricordi e aneddoti, nonché analisi, approfondiscono ulteriormente i temi trattati quanto le storie. Per ogni capitolo una cronologia riassuntiva e una pratica discografia che mette in risalto gli album fondamentali o quanto meno una parte di essi.
Un testo del genere potrebbe indurre il lettore a ritenerlo un’enciclopedia e dunque necessariamente stringato quanto un elenco. Eppure non si avverte quell’insoddisfacente senso di brevità nelle storie di band, come per esempio di Guns ‘n Roses, Iron Maiden, Metallica, quanto di artisti simbolo come Ozzy Osbourne, R.J. Dio e così via. Ognuno è inquadrato nella giusta luce di quanto ha fatto e rappresentato, restituendo al lettore il senso delle proporzioni del successo di certe icone, trovando anche il modo per tributare anche chi ha conosciuto una storia più breve o con risultati di vendite meno eclatanti eppure degni di essere menzionati. Tra discografia, almeno 200 album citati, cronologia di date salienti, aneddoti, contributi diretti di personalità di spicco – Steve Sylvester, John Walker, Robb Weir per citarne alcuni — e un flusso narrativo leggero con un tono da saggio che dosa i giudizi e pone in risalto i punti salienti delle avventure di grandi dell’hard rock e dell’heavy metal e di tutti i generi derivanti, il lettore attraversa un flusso informativo soddisfacente quanto piacevole. Il carattere da ‘fredda enciclopedia’ che avrebbe potuto acquisire il volume, scompare sotto una devota e sincera attenzione profusa dagli autori.
Daniele Follero è un giornalista che per Hoepli ha pubblicato “Opera Rock”, Luca Masperone è anche musicista e per Hoepli ha pubblicato “La Storia della Chitarra Rock”, i due però risultano dei veri appassionati, proprio come recita Stainthorpe nell’introduzione: «Noi, però, restiamo affezionati ai vecchi ragazzi, quelli che ascoltavamo su vinile o sui nastri, che indossavano pantaloni e giacche di pelle o jeans strappati e pieni di toppe, perché erano pionieri, innovatori e leader».
(Alberto Vitale)