È sempre difficile scrivere a proposito di una serata black metal, quando l’atmosfera è sempre fredda, tormentata e torbida.
Assistere ad un evento del genere, lascia sempre poco spazio alle parole: chi ascolta black metal è insolitamente silenzioso, si piazza sotto al palco con aria ingrugnita aspettando di sfogare la propria rabbia seguendo la band nelle sue note cupe e gelate, spesso pregne di blasfemia e odio.
Ma fortunatamente non è solo questo il volto amaro di un genere che appassiona un pubblico particolarmente importante.
I Dark Funeral lo sanno bene, sanno di essere amati per la loro struttura e bravura musicale, ma sono anche consapevoli che tutto questo comporta un obbligo, secondo me assolutamente indispensabile, verso i loro fan.
Perché gli artisti black tipicamente non amano comunicare con il pubblico, non stringono la mano ai fan, non regalano interazioni emozionanti… Piuttosto vogliono essere adorati come i dei dell’anti Cristo, avere sudditanza e devozione, lasciando cadere l’umiltà sotto i piedi… mentre i Dark Funeral sono differenti, sono l’altra faccia della medaglia.
Avendoli sempre apprezzati, ma non avendoli mai visti dal vivo, il concerto di venerdì sera 20 dicembre, è stata una bella scoperta. Ho avuto l’occasione di conoscere il lato umano di una band che non si omologa ad altre del suo genere, che saluta, ringrazia e rende partecipi i fan, risvegliandoli da quel sonno catatonico che di solito cala sulla sala, a differenza di altre come Behemoth, Gorgoroth o Meyhem che, avendoli già visti più volte, entrano in scena senza neanche salutare, mantenendo un’aria di ingiustificata superiorità e sufficienza nei confronti di un pubblico fomentato; ma si sa, questa è una caratteristica piuttosto marcata di questo mondo.
Facendo un passo indietro voglio però spendere due parole a proposito dell’incipit della serata, che ha visto protagoniste altre tre band prima dei meravigliosi Dark Funeral.
Foto: Alex Altieri
Veil of conspiracy, Ulfhednar, Gravestone, gli artisti che hanno preceduto gli headliner, purtroppo, veramente poco da dire su di loro, statici e monotoni, nelle tematiche e nel sound, tre gruppi italiani veramente poco capaci di ammaliare il pubblico, hanno riempito il vuoto del palco nell’attesa, dove i pochissimi paganti, erano occupati in chiacchiere e bevute. Non ho ben capito ed interpretato i loro generi, so solo che i ragazzi hanno tanta strada da fare.
Finalmente alle 23:00 hanno abbassato le luci e, nella cornice creata dal logo illuminato e dalle gigantografie di due Baphomet ai lati del palco, hanno fatto il loro ingresso maestoso i Dark Funeral, i quali, accompagnati da un grido di entusiasmo ed approvazione, hanno aperto con “Unchain My Soul”.
Foto: Alex Altieri
Durante lo show non è mai calata l’attenzione al susseguirsi delle canzoni, imponenti, e loro tenevano lo sguardo fisso su ognuno di noi, quasi a recitare i loro brani enfatizzandone l’esecuzione. Sul pezzo “Nail Them to the Cross”, una croce rovesciata è stata protagonista di una messa in scena fortemente blasfema, così profondamente studiata per infastidire anche i non credenti.
Il frustino è stato l’anima del concerto, agitato sulla folla, come a punire i presenti su “Goddess of Sodomy”, sulle note di “Where Shadows Forever Reign”, invece, una bandiera nera con il logo della band sventolava fiera su di noi, così come una bandiera italiana è stata energicamente issata al cielo, a mo’ di ringraziamento per essere stati presenti.
Calorosi saluti, strette di mano e lancio di plettri, hanno chiuso una serata con i Dark Funeral musicalmente perfetti: non hanno mancato un colpo!
Ci vediamo all’inferno ragazzi!
(Simonetta Gino)