(Tsunami Ed.) Chi come me leggendo un titolo del genere resta perplesso, intuendo che possa tentare di schematizzare e classificare degli album scartandone altri, è pregato di seguire il mio ragionamento.
In fatto di musica La Tsunami non è una casa editrice qualsiasi, in quanto sceglie con attenzione ed esclusività i titoli da pubblicare. Perché mai allora una realtà editoriale di tale levatura chiede a un giornalista musicale di lungo corso – e tra i migliori d’Italia – quale Gianni Della Cioppa di scrivere un sintetico “I 100 Migliori Dischi Hard Rock 1968-1979 – L’epoca d’oro”? Lo stesso Della Cioppa scrive lucidamente che «cento dischi per undici anni sembrano tanti, ma chi conosce come funzionano queste cose, sa che in realtà sono insufficienti». Come non essere d’accordo con lui? In effetti il testo è tutto lì, tra pagina tredici e centosettantuno, ovvero tra “Vincebus Eruptum” dei Blue Cheer del 1969 e “Back in Black” di AC/DC del 1980.
È stata la Tsunami a chiedere a Della Cioppa questo volume, anche perché Eugenio Monti e Massimo Baroni (i boss della casa editrice) e Della Cioppa, amici di lungo corso, erano ormai pronti a collaborare a un progetto. Lo scafato giornalista viene assalito dalle stesse perplessità di chi vi scrive: un nuovo volume per la collana I Tifoni che vuole sintetizzare quell’intervallo di tempo in seno agli album che hanno aiutato a crescere e scolpire nell’eternità il nome dell’Hard Rock. Questo viene fatto attraverso una selezionata serie di schede monografiche su album noti (magari non a tutti), scelti, decisi, spiegati, chissà se anche imposti o sopravvissuti a dubbi e riflessioni, non può che essere un atto difficile e forse limitante per la storia stesa del genere.
La chiave di volta però è il «tornare sul luogo del delitto», atto terapeutico che restituisce all’autore la convinzione – o forse la scoperta – che ogni scheda per ogni singolo album sia stata scritta insieme ai lettori, agli appassionati, ai tanti con i quali si è misurato parlando, scambiando opinioni nel corso degli anni.
Revisionismo? Ditemi un po’, quanti di voi nel corso degli anni hanno maturato una prospettiva diversa su un album, una canzone, un periodo musicale? Dunque “I 100 Migliori Dischi Hard Rock 1968-1979 – l’epoca d’oro” diventa una tappa presente nel percorso, nella mappa che l’appassionato di musica si prefigge di percorrere, sia esso un neofita o uno di quelli che ha una stanza piena di vinili, cassette, VHS, CD ecc. Questo è principio generatore di un libro che può superare il giochino del “manca questo / mancano questi” e offrire nuove prospettive di lettura o al contrario riflessioni su qualche opera mai comparsa in altre titaniche raccolte, corpose enciclopedie e più o meno complete descrizioni del genere.
In fin dei conti non si finisce mai di scoprire.
(Alberto Vitale)