È sabato a Strasburgo, sono le 19.45 e sul palco de La Laiterie salgono i No Sleep For Lucy. Francamente per quanto il rock degli svedesi costeggi a più riprese il pop-rock, i quattro hanno tenuto la scena con ordine, facendo il proprio lavoro in 45’ come una band dovrebbe fare dal vivo. Dialogare col pubblico, coinvolgere, presentare un buon set, magari con “Pride (In the Name of Love)” degli U2 per gasare l’atmosfera. Gli applausi finali del pubblico sono sinceri. La platea ha assistito a un concerto gradevole e sufficiente ad attendere lei, solo lei, la Regina. Dorothee Pesch, ‘the queen of metal, colei che è sposata ai fan, avvia il suo concerto alle 21 in punto.
Eccoli, anzi eccoci noi tutti a tributare l’avvento della sovrana che mai distoglie lo sguardo e l’appassionata ugola al vetriolo da tutti noi. La sua musica di Doro ci ha svezzato, oggi l’entusiasmo e l’adorazione negli occhi di noi presenti al suo cospetto sono incommensurabili. Ho visto il concerto accanto a tre donne, potevano avere l’età di mia madre, almeno due di loro erano dell’Est, somatica russa o qualcosa del genere, e hanno cantato quasi tutte le canzoni, spesso levando le braccia e lasciandosi trasportare da canzoni che le portano dentro chissà da quando e da dove. Tanto di cappello! È comunque un concerto per tutte le età, per ogni persona che esibisce la propria t-shirt d’ordinanza. Che sia di una band black metal, heavy metal o thrash metal o una sgualcita e bucata dei Warlock, ogni barriera temporale e concettuale di fronte a Doro smette di esistere. Vai ad un concerto di Doro? Bene, ti rechi a corte e la Regina ti illuminerà! Doro, batte il cinque di continuo alle prime file, pugno contro pugno, rivolge il microfono alle ugole pronte a urlare i suoi ritornelli, chiede anche cosa vogliono ascoltare i fan ad un certo punto della scaletta. La risposta sarà il coro di “All for Metal” ed è presto detto, eccola!
La Regina ha i suoi fidi scudieri, musicisti di un certo calibro. Luca Princiotta e Bas Mass sono le chitarre che ripercorrono il passato e il presente di Doro, con Johnny Dee che espone una grande personalità. Bravo infatti il batterista a interagire col pubblico, coinvolgendolo anche durante il suo trascinante assolo con la propria Ludwig. Personalità e presenza scenica anche di Mick Douglas, il bassista mancino è un veterano di corte ed è il primo supporto vocale della cantante.
Se “Soldier of Metal” è un momento intenso del concerto, “Für Immer” invece sono minuti toccanti, grazie ad un’atmosfera poeticamente leggera ma struggente. Il pubblico innalza un coro che non risuonerebbe altrettanto maestosamente neppure nella millenaria cattedrale di Strasburgo. Tra l’altro Princiotta e Douglas passano alle tastiere per l’occasione. Ogni canzone spariglia il proprio coinvolgimento, alimenta i cori, magistrali in “Breaking the Law” dei Judas Priest, il battere delle mani, l’urlare e distendere tra le mani sciarpe con il nome della Regina stampato sopra.
Doro non si tira indietro, neppure quando ai saluti finali resta sul palco, da sola, a firmare gli autografi e prestarsi alle foto col pubblico. Resta sulla scena anche quando uno grosso dello staff le poggia un giaccone sulle spalle, per ripararla e dolcemente sospingerla verso le quinte. Lei è sorridente, autenticamente emozionata non cede, continua. Il tizio ce la porterà via d’improvviso, lasciandoci tutti ancora ipnotizzati ad applaudire lei, solo lei, come se fosse ancora su quel palco.
(Alberto Vitale)