Un venerdì sera insolitamente piovoso e freddo per essere aprile, dopo un’interminabile settimana di lavoro, arriviamo all’Orion di Ciampino per l’attesissima data romana della band bergamasca.
Ore 21.30, orario di apertura delle porte del locale, in prima fila, quando scopriamo che il concerto sarebbe iniziato solo un’ora dopo, senza gruppo spalla, scelta comprensibile vista la complessità del dover organizzare ogni volta un piccolo palco per gli otto componenti polistrumentisti del gruppo.
Durante il soundcheck, tra la folla di persone che cominciano a riempire lo spazio antistante il palco, ecco illuminarsi uno schermo gigante con la copertina del loro ultimo album “Diario di un ultimo”, che gli farà da sfondo per tutta la serata.
I ragazzi sotto palco, già stretti in un abbraccio quasi fraterno, fremono per l’inizio delle danze scatenate a ritmo del loro inconfondibile sound popolare, rustico e ipnotizzante, ma sono le 22.45 e dei Folkstone, ancora nemmeno l’ombra.
Si sa, amano farsi attendere e tra qualche grido d’impazienza e i boccali di birra alzati al cielo, alle 23.00 finalmente solcano il palco aprendo il concerto con il singolo che dà il titolo al nuovo album, ed è subito festa. Il locale finisce per riempirsi del tutto al richiamo forte e prepotente delle cornamuse e della voce di Lore, leader indiscusso, con il suo tono aspro e a tratti cupo e misterioso.
La folla ormai impazzita si lascia andare in un pogo scatenato, dando il meglio di sé dalle prime note di “In Caduta Libera”, storico pezzo che ha fatto innamorare anche chi i Folkstone non li conosce.
Una ruota di emozioni e un fiume di parole dei loro migliori testi come “Anime Dannate” o “Non Sarò Mai”, si sono scagliati come potenti tuoni dal palco al pubblico, dando vita ad un crescendo misto di sensazioni di ribellione e voglia di libertà per tutto il concerto, diventando ogni volta una voce sola.
Uno spettacolo, come sempre impagabile, che anche stavolta ci ha regalato un live lungo venticinque pezzi. Impeccabili, nonostante il recente cambio di formazione, sanno come collezionare ogni volta un altro pezzetto dei nostri cuori.
Perché chi ama questa band, sa bene cosa ci unisce così visceralmente: la voglia di gridare al mondo che noi esistiamo, contro ogni battaglia e ogni tempesta.
Forse è questa la loro più profonda essenza, parlare di sé per parlare di tutti noi.
(Simonetta Gino)
Foto: Alex Altieri