(Tsunami Edizioni) Instancabile la penna di Mariano Fontaine, già autore di volumi quali “Non Siamo Rockstar” (qui) e “Ultimo Live a Bowling Green” (qui), il quale anche questa volta si fa aiutare dall’amico Cristiano Mastrangeli (Flash, Crash Magazine)… anzi, si fa affiancare, un lavoro a quattro mani per concepire questo interessante volume il quale si colloca nel filone di quelli che descrivono una scena musicale di un certo genere, il black metal in questo caso, e di un certo paese, sulla scia dei libri del noto Dayal Patterson.
“Infernum Metallum” mette in riga la meno nota e sicuramente meno internazionale scena della musica estrema di origine italiana, descrivendo, riepilogando, ordinando una marea di informazioni provenienti da decenni di interviste, fanzine cartacee, riviste di musica, biografie, saggi, tutti i siti web e webzine di settore italiani (tranne uno) e, non ultimi, i fatti di cronaca attorno ai quali in qualche modo ruotava la scena musicale estrema o, per meglio dire, la percezione della musica estrema da parte di una società, quella italiana, tipicamente avversa a qualsivoglia cambiamento di tendenza e ribellione nei confronti di alcuni pilastri della cultura popolare, quelli religiosi in primis.
Dentro un ben riepilogato scenario socio politico italiano ed internazionale, emergono molteplici forme di disagio, di sdegno con la musica estrema in grado di divenire tra le principali valvole di sfogo di giovani artisti stanchi di un sistema, di un meccanismo sociale ormai obsoleto e corrotto: ed ecco che anche nel nostro cattolicissimo paese spuntano bands che in qualche modo firmano patti con il diavolo, attraverso sonorità, testi, abbigliamenti ed atteggiamenti, andando ad alimentare quel filone dell’heavy metal universalmente noto come black metal. Certo, alcune delle band citate nel libro non sono stilisticamente propriamente riconducibili al black metal, non certo secondo la definizione più ampia e completa di oggi, ma la scelta e l’esposizione dei fatti appare decisamente molto ben curata in questa nuova opera.
Interessante la struttura del volume capace di racchiudere le epoche (comprese tra il 1980 e il 2000) in nove cerchi come gironi infernali, dentro ciascuno dei quali vengono descritte le situazioni socio politiche del tempo (sezioni ‘Nella Selva Oscura’), vengono raccontate le band con uno stile romanzesco e, in certi casi, vengono coinvolti direttamente gli attori principali (sezioni ‘Due Parole in più con il Demonio) con delle interviste. Il libro scorre intenso e la sua struttura saggistica che si colloca tra il manuale e la raccolta biografica, permette ampie pause o salti a determinate sezioni, senza perdere il filo o il gusto che le pagine sono in grado di trasmettere.
Esaustivo, graficamente ben curato, ricco di immagini e foto, talvolta con uno stile di scrittura eccessivamente ricercato o teatrale, eccessivamente forbito, quasi a voler sembrare impossibilmente dantesco (specie nelle sezioni ‘Nella Selva Oscura’), “Infernum Metallum” spazia in ogni angolo dello stivale, isole comprese, riesumando moniker dimenticati, riportando alla memoria vicende storiche, descrivendo nascita, vita e a volte tramonto di nomi iconici appartenenti o appartenuti ad una scena unica al mondo, per il semplice fatto che qualsivoglia cultura che si erige sul prendere le distanze dalle regole sociali, è per forza di cosa legata ad una determinata società: pertanto la scena black Italiana, si sarà sicuramente espressa con sonorità e immaginario simili a quelli di altri paesi, ma si sarà sviluppata con storie e retroscena unici, iconici, identificativi e sicuramente molto vicini ai ricordi delle nostre vite, delle nostre esperienze, dei titoli dei nostri giornali, al contrario delle oscure e famose vicende della scena nordica, per esempio, i cui fatti ai nostri occhi sembrano usciti da qualche romanzo distopico.
Tra fanzine ormai estinte, attraverso per il tape trading e l’era pre-internet, dagli eterni Bulldozer, ai mitici Necrodeath o i noti Graveworm, dagli iconici Opera IX ai micidiali Forgotten Tomb, passando per band più o meno note, ma ugualmente essenziali per ricostruire l’intero puzzle di questo oscuro ed affascinante made in Italy, alimentato da rabbia, gioventù, ignoranza e cocciutaggine ma anche da una storia millenaria ed un folklore, una cultura, capaci di fornire una infinità di spunti e fonti di ispirazione.
In postfazione, con una interessante esposizione della situazione della scena attuale, nonché il percorso che l’ha concepita, il libro chiude con un dettagliato ritratto di un lungo periodo di musica universalmente dannata, di musica per ribelli, di musica per gente socialmente incompatibile. Musica per gente fuori dal comune, fuori dalle regole, fuori da qualsivoglia luce divina.
(Luca Zakk)