(Tsunami Edizioni) Gaetano Loffredo è firma nota del panorama giornalistico rock/metal italiano, e autorità indiscussa da tempi immemori in ambito power: con grande piacere mi sono accostato alla lettura del suo “I 100 migliori dischi Power Metal”, uscito per la sempre lungimirante Tsunami edizioni. Il volume è intelligentemente strutturato per schede: ad ognuno di questi 100 masterpiece sono dedicate due pagine, una con le informazioni fondamentali (cover, tracklist, formazione e nazionalità della band, anno di uscita ed etichetta), l’altra con una ‘recensione’ che spesso e volentieri, anziché limitarsi a dirci cosa troveremo nel disco, narra aneddoti, riporta stralci di interviste, colloca i vari album nel contesto in cui sono stati editi e via dicendo. La passione, oserei dire l’amore che Gaetano mette in ogni riga sono davvero encomiabili, e il nostro ha anche il grande pregio di presentare le proprie conoscenze senza spocchia né aria di superiorità.
Preceduto da una simpatica prefazione di Alessandro Conti, a meno di clamorose smentite (avrete sentito le folli notizie di questi giorni) cantante dei Luca Turilli’s Rhapsody, il libro si apre con una ‘Guida alla lettura’ dove Gaetano vola inaspettatamente basso, dichiarando che in ambito power mancano “100 vere e proprie perle”. Ma sono le sue stesse schede a smentirlo, perché le 100 perle ci sono eccome, lui le conosce tutte, valorizza anche dischi grandiosi ma semisconosciuti, e vi garantisco che quando avrete terminato la lettura sarete più innamorati che mai di questo genere!
E per quanto riguarda le scelte dei dischi da presentare? Qui naturalmente entriamo in un campo estremamente soggettivo. Gaetano precisa anzitutto che intende occuparsi dell’europower e non del power/speed americano nato qualche anno prima: giustamente, quindi, non ci troviamo Helstar, Riot e compagnia a stelle e strisce, come è giusto che sia. Intelligentemente, il nostro limita poi a tre il massimo di dischi di una singola band citati nella rassegna: in questo modo non abbiamo solo le discografie complete delle band più grandi, ma anche ottimi dischi di formazioni di seconda fascia. E anche qui sono d’accordissimo con lui. Volendo fare invece una osservazione che, sia chiaro, è assolutamente costruttiva, non condivido appieno il criterio con cui sono stati tenute fuori alcune opere ‘di confine’: ancora nell’introduzione, Gaetano segnala che terrà conto delle commistioni che il power ha avuto negli ultimi anni avvicinandosi anche ad altri generi, ma poi si limita sostanzialmente a considerare i dischi power ‘puri’ e diverse gemme power/prog… più alcune poche e isolate eccezioni, che finiscono per stonare nell’insieme (Mago de Oz, Allen/Lande e Tuomas Holopainen su tutte). Del resto, se avesse voluto davvero seguire questo principio, la lista sarebbe stata infinita: avrebbe dovuto tirare dentro (sparo i primi nomi che mi vengono, a caso) Children of Bodom, Equilibrium, Virgin Steele (almeno quelli dell’era “Invictus”), Korpiklaani, forse arrivare addirittura ai Turisas o ai Wintersun, e non si sarebbe capito più niente! Quindi, almeno secondo il parere di chi scrive, considererei che Gaetano ha considerato il power classico e la sua sfumatura progressive (ci sono infatti Adagio, Symphony X, Ayreon, Vision Divine), e in questo ha fatto una cernita che definire eccellente è poco. Ma se – pongo un esempio qualunque – stravedete per il power/folk, sentirete che nel suo libro manca qualcosa (anche se ovviamente ci sono almeno i nostri Elvenking!).
E quali sono le band ricordate? Ovviamente non manca nessuno dei mostri sacri, dagli Avantasia agli Stratovarius, dai Blind Guardian ai Sonata Arctica, passando per Gamma Ray, Helloween, Rhapsody, Iced Earth, Grave Digger, Nightwish e compagnia… ma Gaetano è insuperabile nel riproporre band ormai dimenticate (applauso per l’inclusione degli sfortunati Elegy, ma anche per i Timeless Miracle), nel tenere conto delle nuove tendenze del mercato (la sua lista include anche Gloryhammer o Twilight Force), e anche nel cacciare un paio di chicche che veramente nessuno si aspetterebbe (i Galneryus!!!). Nella sua sconfinata cultura di genere riscontro solo (altro parere personale) tre lacune: due gliele perdono, perché i Fairyland, per quanto grandiosi, sono davvero una band di nicchia, e i Dark Moor ormai sono andati ben oltre il power… ma un libro così non può passare sotto silenzio “Northern Rage” degli Stormwarrior!!! Scherzi a parte, ognuno tiene alle band che vuole, sia chiaro, ma forse i vichinghi di Amburgo meritavano davvero di essere presenti.
“I 100 migliori dischi Power Metal” è competente, pressoché completo, arguto, e di piacevole lettura. Lo consiglio a tutti: a chi già ne sa, per vedere se si è perso qualcosa, e a chi deve iniziare, per avere sott’occhio tutto, o quasi, il materiale più notevole.
(René Urkus)