Questo 2019 doveva evidentemente finire con il botto, e c’ha pensato bene l’amico Alex Torchia patron del Revolver Club di S.Donà di Piave (a due passi da Venezia) ad anticipare i festeggiamenti del veglione tradizionale di S.Silvestro, ospitando niente di meno sul palco del locale un icona mondiale del Metal, il leggendario Geoff Tate, ex voce dei Queensrÿche! L’occasione era di quelle speciali anche per la causa nobile che ruotava attorno all’evento in questione: proprio il 22 dicembre, ricorreva il giorno del compleanno del compianto fotografo veneziano Alex Ruffini, e questa serata-evento è stata una sorta di ricordo/tributo alla sua memoria, attraverso la musica di Tate (uno degli artisti preferiti di Alex) e mediante l’esposizione di alcune sue opere fotografiche in bella mostra in un’angolo apposito a lui dedicato nel locale. Anche una parte dell’incasso della serata sarà devoluto all’associazione per la ricerca sul cancro, fondata dallo stesso Ruffini poco prima di lasciarci, cosa fortemente voluta dall’artista stesso. Ma quella sera nessuno aveva voglia di essere troppo triste, ci si voleva solo divertire, pogare e bere birra, nel suo ricordo, in sua memoria, festeggiandolo in un modo modo molto rock’n’roll, e come lui in fondo avrebbe voluto! L’affluenza molto cospicua di partecipanti al party di fine anno sin dalle prime ore, presagiva un grande successo nei numeri, con un Revolver molto carico di gente allegra e festante per tutta la durante dello show, gente poi ripagata dalle ottime prestazioni anche da parte delle due ottime bands in apertura, ovvero i mestrini Ne.X.U.S. e i vicentini SISKA!

Ok.. ci siamo tutti? Allacciato le cinture di sicurezza? Pronti per il decollo? Fuck Yeah!!! Ebbene… che la festa di compleanno abbia ora inizio allora!

N.Ex.U.S.

Un hamburger non mi ha permesso di assistere con calma e sotto il palco (il mio habitat naturale) all’esibizione dei Ne.X.U.S., ma per quanto visto e sentito in lontananza direi che c’è molto talento nei giovani veneti (di Mestre precisamente), in questo progetto discografico fatto di svariate esperienze personali esterne, che vanno dall’hard rock al prog, stando molto attenti e dando molto spazio alla melodia. Non a caso il loro debutto è stato prodotto da un “guru” del genere quale Alessandro Del Vecchio, che in fase di lavorazione ha senz’altro dato quella spinta e cambio di marcia necessari per “togliersi dalla massa” e non confondersi nel mucchio, con un’ operazione complessivamente riuscita direi. Ma se i pezzi assemblati e perfettamente prodotti in studio danno il meglio di sè in quest’ottica, ma lo stesso impatto emotivo e quel pathos non riesce a trasmettersi in sede live, almeno per quanto visto in questa occasione nella quale l’indiscusso talento artistico dei giovani e talentuosi rockers, si contrappone una certa staticità sul palco, in un contesto in cui mi sarei atteso più grinta ed esplosività, vista l’età anagrafica favorevole e dalla loro parte ed il genere piuttosto “metal“! Ma, lo sottolineo nuovamente, i pezzi ci sono, il tiro pure… con qualche piccolo accorgimento e ritocco ne sentiremo parlare presto in futuro dei Ne.X.U.S! La prima mezz’ora e le prime birre sono già volate via!

SISKA

Terza birra e seconda band pronta ad esibirsi… al momento sono in vantaggio io (e manca ancora il pezzo forte, Geoff Tate!). Soundcheck piuttosto lungo quello dei vicentini Siska, il quale ha leggermente allungato e sforato gli orari previsti, ma parliamo solo di qualche decina di minuti. Semmai quello che più ha infastidito è che nei primi tre brani erano totalmente sballati e sbilanciati i suoni, tanto che le chitarre sono state mortificate e clamorosamente coperte. Situazione fortunatamente ben presto risolta e andata in migliorando, una cosa che a conti fatti non ha intaccato l’ottima esibizione dei vicentini, apparsi davvero motivati, sul pezzo e determinati come non mai! Ammetto di aver visto i Siska nascere, crescere e formarsi (essendo anche un grande amico del chitarrista fondatore Mattia) e di averne decantato più volte le loro esibizioni passate sempre eccellenti. Ma vuoi perché erano di spalla a Geoff Tate, vuoi perché giocavano “quasi in casa” si sono superati letteralmente, tirando fuori attributi, mazzi e controcazzi! I pezzi proposti vengono tutti estratti da “Romantic Dark & Violet” (unico album finora inciso dai Siska), brani che seguono tutti la stessa matrice neoclassica fatta di grandi vocalizzi, assoli di chitarra e melodie spiccate, senza tuttavia risultare mai troppo melense, zuccherose e pesanti. I Siska (anche grazie al fatto di aver girato mezza Europa come gruppo spalla in molti tour di svariate bands ed artisti di calibr internazionale) il palco lo sanno tenere eccome, riuscendo sempre ad intrattenere il pubblico, interagendo e sollecitandolo a dovere. Diego Trenti è non solo un validissimo vocalist, ma in primis un collaudato frontman, caratteristica essenziale per potere ambire in alto oggigiorno, bello da vedere stilisticamente e da sentire. Mattia Sisca è un virtuoso della chitarra, dotato di una grande tecnica di base, che ha saputo nel tempo regolare ed addomesticare la sua verve ed il suo egocentrismo in modo meno invasivo che in passato, mettendosi a disposizione ed al servizio più della band che di sè stesso, creando un punto di forza chiave ed imprescindibile attorno alla sua carismatica figura. Marco Fragalà (seconda chitarra .. ma è la reincarnazione fisica di Frank Zappa???), Bunny Bertetti (basso) e Max Zerbini (Drums), completano una line-up capace di produrre musica originale e di competitività con il mercato estero. Anche se penalizzati come già detto dai suoni nei primi pezzi, nell’ora abbondante a disposizione i Siska hanno tirato fuori dalle loro maniche assi, poker e scale reali… del resto… la classe non è acqua…Grandissimi!

GEOFF TATE – Operation: Mindcrime

Alzi la mano chi non conosce Geoff Tate l’ex vocalist dei Queensrÿche? Forse chi non ascolta metal o non ha mai curato le più elementari basi di questa musica! Fortunatamente, vista l’affluenza del numeroso pubblico accorso per questa unica ed imperdibile data italiana direi in gran pochi… Certo, non sono i ‘rÿche “originali”, non c’è più De Garmo, non ci sono Michael Wilton, Eddie Jackson.. ma chi se frega sotto sotto?? La Rockstar per eccellenza della celebre prog/metal band di Seattle è sempre stato Geoff Tate e dopo lo show di stasera sfido chiunque a sostenere una tesi contraria! La band che lo supporta in questo tour da solista è composta da musicisti molto giovani, ma non certo da gente casuale o improvvisata… talvolta i nomi illustri contano fino ad un certo punto e, anzi, molto spesso riesce a sorprendere chi mette in campo maggiori motivazioni e ha il numero maggiore di frecce da sparare nel proprio arco, rispetto a chi sta su un palco con atteggiamento scazzato, demotivato, senza grandi stimoli o (peggio ancora) per onor di firma… Quindi, classe ed esperienza di Tate, unite ad entusiasmo, passione e motivazioni della sua giovane band, hanno decretato un voto complessivo finale molto vicino all’eccellenza quello degli Operation: Mindcrime (il nome di questo progetto). Ci mette un po’ a scaldarsi la voce Tate e i suoni del mixerista a bilanciarsi in modo perfetto (purtroppo ancora difettosi nella prima fase come per i Siska in precedenza), ma quando questo sincronismo avviene è solo magia pura. Del resto Tate (alla soglia dei 60) non è più un ragazzino.. la folta capigliatura di un tempo lascia spazio a una rasatura estrema e la vecchia tartaruga a qualche chilo di troppo… Quella che resta invece immutata è la sua timbrica e la sua estensione vocale, capace ancora di arrampicarsi in alto senza prendere stecche o arrivando a fine pezzo stentato o col fiato corto. Disarmante semmai è la naturalità e semplicità con cui canta, quasi senza forzare più di tanto, risultando sempre fresco e mai affaticato nei brevi e simpatici siparietti fatti anche ad arte, con i quali intrattiene piacevolmente i fans. Geoff Tate conosce bene i suoi polli e sa benissimo che la sua carriera artistica e quella dei Queensrÿche si è costruita attorno ai primi sei album della band: dal primo mini LP (“Queensrÿche”) ad “Empire”. Tutto il resto sono solo stati dei dischi riempitivi che non hanno aggiunto né tolto nulla ad entrambi, compresi quelli incisi da solista mai filati da nessuno. Ecco che brani come “Screaming In Digital”, “Speak”, “Spreading The Disease” riescono ancora a far breccia e resistere alla prova del tempo, unendo più generazioni accorse al Revolver. “Operation: Mindcrime” viene cantata praticamente da noi, in modo caloroso e coinvolgente, cosa molto gradita dal simpaticissimo “Man Of Seattle” il quale ricambia di tanto entusiasmo profuso con sentiti applausi. “Take Hold Of The Flame”, “Walk In The Shadows” sono momenti di puro godimento, mentre con “Empire”, preso dalla follia emotiva, vola dalla mia mano la birra con bicchiere annesso! Quando sembra tutto finito, un Tate acclamatissimo per un bis finale, si ripresenta con una struggente “Silent Lucidity”, eseguita con pathos e sentimento d’altri tempi, per poi chiudere definitivamente con “Jet City Woman” e “Eyes Of A Stranger”. Oggi come oggi (forse), La Torre sta meglio con i ‘Rÿche, e l’ex di turno a riproporre il suo celebre passato da solista, ma dopo aver assistito a questo show, resta quantomeno indubbio che il cantante unico ed insostituibile dei Queensrÿche resterà sempre ed unicamente lui.. Geoff Tate! Di un’altra categoria!

(Alessandro Masetto)