(Tsunami Ed.) Cosa determina una buona biografia? Certamente l’autore. Ufficiale o meno, una biografia deve essere capace di dare l’idea, anzi la dimensione del protagonista al centro del testo. Giovanni Rossi passa al vaglio una storia, quella di Mike Patton, attraverso fatti e recuperando dichiarazioni, citando personaggi illustri e non, inanellando il tutto in un percorso narrativo che per gradi porta il lettore a conoscere, capire, comprendere e divertirsi. Perché poi nel caso di Mike Patton c’è sempre da divertirsi!
Esilarante il capitolo in cui si affronta la balzana idea degli INXS di volere Mike Patton dentro la band, a sostituire il compianto Mike Hutchence. Un capitolo breve ma fulminante nel chiarire l’istinto e il modo di essere e pensare di Patton.
Mike Patton, il cantante dei Fiend prima, dei Mr Bungle poi, dei Faith No More dopo ancora e di tutto quanto ha fatto e che tuttora gli resta da fare. Probabilmente tanto, perché Mike Patton è dinamismo. Non è solo l’istrionico avanguardista dei Fantômas, il collaboratore di John Zorn, lui è innanzitutto un uomo, una persona. Persone lo sono tutti gli artisti, non dimentichiamocelo, e in fin dei conti ciò che emerge dalle pagine di “Epic – Genio e Follia di Mike Patton” è appunto la persona, il giovanotto prima, e poi l’uomo che è diventato. La sua vulcanica personalità, o più semplicemente il suo essere spesso sopra le righe e con un’ironia che è «acuta e sarcastica capacità di saper cogliere il tratto ironico e beffardo di ogni circostanza, senza mai prendersi eccessivamente sul serio». “Epic” è un’istantanea di oltre 500 pagine sull’uomo che c’è dietro al personaggio. Al lettore non resta che apprendere dettagli, inclinazioni, gusti e debolezze di Patton, il suo essere manager di se stesso e dei suoi progetti, ma al tempo stesso se ne segue l’ascesa. Il libro è questo, cioè è ‘solo’ storia, fatti, lo scorrere di una persona che attraversa la propria vita artistica, nata con i Mr. Bungle e lanciata verso orizzonti ancora inesplorati.
«Io sono un ottimista, sono uno sobrio. Se vedo un tramonto, penso: bel panorama. Cobain avrebbe pensato: sta per diventare buio all’improvviso. Molto buio, scuro, freddo. E, cosa più importante, Cobain aveva un fucile. L’America è così: ognuno ha un’arma. E ci sono ancora degli idioti che sostengono che non ci sia relazione tra l’avere un’arma e spararsi […] La mia opinione è che non bisogna sprecare troppo tempo a sezionare le vite di personaggi negativi, non è una buona cosa»
Leggete un estratto del volume, scaricando il pdf QUI
(Alberto Vitale)