(Tsunami Edizioni) Pubblicato nel 2013 adesso Tsunami lo ripropone con due capitoli e due appendici aggiornate, due nuovi capitoli, una nuova appendice inedita, la discografia e filmografia rivisitate e una nuova copertina. Certamente un bene perché è probabilmente il miglior testo scritto in italiano su un componente dei Pink Floyd e, di riflesso, sulla band. Lo ha vergato Giovanni Rossi, consolidato biografo musicale, autore di eccellenti biografie, come quella di Nine Inch Nails e Mike Patton, sempre per Tsunami.
“Oltre il Muro” è un’efficace lente d’ingrandimento sul personaggio Roger Waters, racconta i Pink Floyd attraverso la sua persona, ma compaiono pagine nei quali sono invece i Pink Floyd a darci la dimensione di Waters. Il bassista ha concretamente caratterizzato una delle band più evocative e affascinanti della storia del rock. Il fascino, l’arte, l’estasi incantevole che è la musica dei Pink Floyd nascono dai suoi concetti e intuizioni, non da meno dalla sua perseveranza.
«Se fossi luna
sarei freddo
Se fossi una legge
sarei permissivo
Se fossi buono
capirei la distanza che separa gli amici»
“If” R.Waters, Pink Floyd
I Pink Floyd sono una band come tutte le altre formata, nel 1965, cioè da giovani ambiziosi che vogliono diventare delle star o qualcosa di simile. Il potenziale c’è e c’è anche del genio, Syd Barrett. Lui è l’elemento di punta, il faro di questi studenti di architettura che imbracciano gli strumenti. Il destino però vuole che Syd pian piano svanisca in se stesso, la band è lanciata, tornare indietro è troppo tardi, di fermarsi neanche per sogno. A quel punto David Gilmour affianca Barrett, fino a sostituirlo. I Pink Floyd restano comunque in quattro e Roger Waters anno dopo anno, ma soprattutto album dopo album, prende per mano l’identità della band. Sarà lui a creare molte delle cose fatte dai Pink Floyd, sarà lui a dare la scintilla a tanta buona musica, epocale e, avvolta da concetti universali. Gli altri lo seguiranno, dando il meglio di se stessi, poggiando sulle basi di Rog (come lo chiamano gli altri) un’architettura di suoni ed estro che svilupperà capolavori.
Gli anni passano, la vita cambia, il successo monta e i rapporti non sono più gli stessi. Ciò che prima era un’accettata convivenza di ruoli e competenze, diventa uno scontro di personalità e le idee e progetti, il più dello stesso Waters, atti d’imposizione. Un prendere o lasciare.
Un giorno Roger Waters andò per conto suo, successivamente monta dentro l’asti contro gli altri che volevano continuare.
Rossi è abile a mostrare tutti i punti di vista, a non far passare solo le parole e i ricordi di Roger, ma confrontandoli con i ricordi e opinioni degli altri della band su tutto quello che è accaduto ed è stato fatto dai quattro di Cambridge.
Quando Donald Trump diventa presidente degli Stati Uniti d’America, eravamo pronti ad accogliere qualcosa di nuovo da parte di Roger Waters. Infatti la sua musica negli anni ha preso ad analizzare le sovrastanti autorità, le potenze, le leggi, le megalomanie interiori dell’uomo e quelle più smaccate dei governi che lo sovrastano. Lui che non ha conosciuto suo padre, morto nello sbarco di Anzio durante la Seconda guerra mondiale. Un personaggio come Trump non può non essere motivo di un nuovo album per Waters, ed ecco dunque “Is This The Life We Really Want?”.
I tempi sono sempre maturi, la storia è sempre un buon motivo per ritrovare Roger Waters come un artista contemporaneo, anticipatore dei tempi, sempre acuto e sarcastico osservatore del mondo. Come quando cadde il muro di Berlino e “The Wall”, forse l’opera massima di Waters, messo simbolicamente in scena nella Potsdamer Platz della città. Il dopo Pink Floyd è una carriera solista che inizia in sordina, poi album sempre più raffinati e acuti, i concerti in giro per il mondo tutti sold out, le beneficenze, qualche premio da ritirare, poi i momenti per sanare fratture con i suoi vecchi compagni di band. L’assenza della figura paterna, sacrificata da un conflitto scatenato da megalomania, odio e violenza, segnano una persona dotata di acume e profondità d’animo. L’ambizione e la testardaggine di Roger Waters sono tutte in queste pagine, affiancate dalla generosità, l’onestà intellettuale e la forza di risolvere i propri nodi interiori. La lettura traccia un Rossi che contorna il tratto umano di quello che è diventato un’autorevole figura del rock. Una volta David Gilmour disse «non avevamo né un Roger Daltrey, né tantomeno un Mick Jagger. Avevamo soltanto un bassista che saltava intorno facendo smorfie con l’aria incazzata». Le smorfie sono rimaste, l’incazzatura è smussata ma c’è, Roger nel tempo è diventato meno bassista e a suo modo un architetto musicale.
(Alberto Vitale)