(Tsunami Edizioni) Sono sempre stato del parere che Lemmy sia l’unica rockstar rimasta. Lo è nell’atteggiamento, nello stile di vita, una leggenda vivente che è essa stessa uno stile di vita. Una rockstar universalmente riconosciuta che occupa stabilmente -e meritevolmente- questo carica, questo titolo, questa onorificenza. Lemmy non è certamente il rocker osannato di un’epoca gloriosa, poi tramontato nella successiva… senza che nessuno abbia avuto il decoro di avvisare, di suggerire, di segnalare che quel comportamento eccessivo -una volta fichissimo- sia ormai obsoleto.
Lemmy è un grande, lo è sempre stato e lo sarà sempre. Fa quel cazzo che vuole da una vita. Ha visto nascere e tramontare -e morire- grandi nomi.
Ma lui? Lui è sempre li. A fare la stessa roba -ovvero quel che gli gira- mandando a fare in culo chiunque, fregandosene di tutto e di tutti.
Ci sono decenni di concerti, album, interviste, foto, libri, film, reportage, notizie che confermano chi -o cosa- sia Lemmy. Un rocker osannato dai “nonni” ormai alla frutta. Amato dai teenagers che forse mai capiranno cosa rappresenti quel vecchio rockettaro rompicoglioni, burbero, anticonformista e rumoroso. Lemmy va oltre l’essere umano che sta dietro al personaggio. Va oltre la sua band, la sua carriera, la sua vita. Siamo vicini al concetto di idolo, cosa che probabilmente a Lemmy frega poco -o un cazzo di niente- anche per non ricadere dentro stereotipi o forme di pensiero comuni, ovvie, di massa, esaltate, quotidianamente prese di mira da Lemmy stesso. In questi 50 anni di attività artistica, di vita al limite, Lemmy ha detto di tutto. Si è espresso in mille modi. Ha offeso un po’ tutto e tutti. Ha mostrato il suo dito medio al mondo intero, senza distinzione di razza, sesso, religione o classe sociale.
Ma come la pensa Lemmy, in sintesi? Bella domanda. Gente come me lo sa p lo capisce. E condivide.
Ma chi non ha mai sentito parlare di Lemmy? Chi ha quindi vissuto in uno stato catatonico fino ad oggi? Ed il teenager che decide -giustamente- che il pop fa cacare, che si compra la Tshirt dei Led Zeppelin senza sapere che roba sia, che poi scopre per caso i Motörhead (prima o poi succede, un po’ come prima o poi finisci per fare del sesso. È la natura.) e si trova davanti all’occasione di vederli dal vivo (praticamente una perdita violenta e brutale della verginità), di diventare un vero uomo (o vera donna) e di capire come funziona il mondo anche grazie alla saggezza di nonno Lemmy?
Il signor Harry Shaw risolve il problema. Prende le milioni di interviste e dichiarazione di Lemmy, le classifica per categoria (droga, gente, musica, il rock, strumenti, rapporti umani, politica, cazzate varie), seleziona le migliori e le sbatte in questo libro, in questo manuale utente per il giovane rocker wannabe o per il metallaro datato che vuole una ulteriore -e rapida- conferma di tutte le cazzate giustamente fatte in vita (si renderà conto di averne fatte troppo poche). 120 pagine di Lemmy in dosi, in erogazioni veloci, in pastiglie, in shot. 120 pagine di Lemmy-pensiero organizzato per categoria, scelto per livello di provocazione o intensità di humor inglese.
Un libro che si fa divorare. Lo leggi in treno, in ufficio, al bar, al pub, alla fermata, al cesso. Un libro che puoi leggere un po’ come cazzo vuoi. Lo leggi a caso. A salto. Una pagina oggi, due domani. In avanti. Prima capitoli dispari poi capitolo pari. Partendo dall’ultima pagina ed andando a ritroso. Tanto ogni cazzo di frase viene da Lemmy: pensieri freddi come il ghiaccio, taglienti come una lama. Veri come la vita. Come la morte.
E parlando di morte… cosa che in questo libro Lemmy non tralascia, speriamo sia prevista per un qualcosa di vicino al MAI. Speriamo Lemmy sia immortale. Non abbiamo un sostituto, cazzo! Speriamo Lemmy viva per sempre. Anzi, fino al giorno prima di “per sempre” per evitare la ressa, come lui stesso dichiara. Lemmy è e sarà comunque immortale. Eterno.
In fin di conti ha ragione lui: abbiamo bisogno di Lemmy perché è lui il vecchio stronzo dal quale tornare sempre per imparare qualche nuovo insulto di prima scelta. Ed in questo libro il sig. Harry Shaw è riuscito a campionare l’essenza del famigerato Lemmy -pensiero, comprimendola in un unico, immenso e fantastico “vaffanculo”.
(Luca Zakk)