Primo dicembre 2019, ore 19.30.
Una serata iniziata molto presto al Largo Venue di Roma, locale semi vuoto con ancora pochi a fare casino sotto al palco per gli Stam1na, band famosissima nella loro terra natale, la Finlandia, ma ancora sconosciuti in Italia, dove sono giunti per la prima volta.
L’entusiasmo però non manca, è incredibile come pochissimi fans siano riusciti ad accendere l’atmosfera del luogo, ancora un po’ addormentato dopo una lunga domenica di relax. Nessun effetto speciale, simpatia tutta finlandese nell’intrattenere lo scarno pubblico con battute, al solito, in un italiano masticato, e una buona dose di tecnica e vivacità nell’esecuzione dei pezzi. Un heavy metal mixato al thrash e al progressive che a tratti cadeva in un genere indefinibile dal punto di vista del sound ma piacevole da ascoltare.
Foto: Alex Altieri
Ci salutano, forse un po’ delusi, ma con la promessa di rivederci presto, lasciando la scena ai The Black Dahlia Murder.
Nel frattempo qualche anima si è aggiunta al coro di questa serata un po’ fiacca, ed è subito pogo quando il deathcore statunitense solca il piccolo palco pretendendo partecipazione a gran voce.
Performance priva di interazione, un po’ come iniziare e finire il turno di lavoro avendo fatto né più né meno del proprio dovere, anche se la gente si è scatenata ed entusiasmata grazie ai loro riff interessanti e sempre incalzanti.
Foto: Alex Altieri
Sono le 21.55 quando il locale si prepara ad accogliere i finlandesi protagonisti della serata, gli Insomnium, con un pubblico un po’ più ampio da riempire in un unico abbraccio tutta la sala.
Luci soffuse giallo verdi e un’intro lenta e calma hanno dato il benvenuto all’attesa performance con il brano “Valediction”, il quale ha preceduto gli esilaranti saluti facendo esplodere la sala in una grande risata. Il loro affettuoso “Ciao bello bella Roma” ha scandito l’intervallo tra i pezzi eseguiti a regola d’arte dagli ipnotici maestri del metal finlandese, un concerto lineare, piacevole e travolgente. Hanno assorbito l’attenzione di tutti noi che abbiamo tenuto il tempo con le mani e con la voce, catturandone lo spirito. Speciale attenzione va posta sull’esecuzione di “Pale Morning Star” e “While We Sleep”, le due canzoni forse più attese e più gustate per la loro completezza a livello di sound e composizione, due perle assolutamente splendide della loro carriera musicale.
Foto: Alex Altieri
Precisa e piacevole la performance: i nostri sensi sono stati notevolmente appagati senza troppi sforzi, e sicuramente tutti abbiamo già voglia di ripetere l’ascolto.
Prima della chiusura dello show, la band dedica la pubblico la versione acustica di “One For Sorrow”, per poi salutare “Heart Like a Grave”.
“A presto bella Italia”, è stato il saluto.
Chissà dove, chissà quando, ma io sicuramente sarò lì.
(Simonetta Gino)