Nel rock, genere marcio e disgraziato per eccellenza, esiste purezza? Forse non ha molto senso. Esiste tuttavia il concetto di rock puro. Di essenza del rock. Rock inteso come modo di vita. Forma pensiero. Coerenza delle azioni. Purezza di un pensiero che è comunque marcio, devastato, emarginato.
Esiste sicuramente il rock impuro. Il mondo ne è pieno. Anche nel rock c’è la corruzione, c’è la falsità. Badilate di schifo, che rendono un pensiero originale un triste strumento commerciale, finto, economicamente volgare.
In questi anni, gli anni del dio denaro, gli anni del profitto a tutti i costi, qualunque sia il prezzo, la purezza è forse compromessa. Non esistono i Lemmy che prendono una chitarra con lo scopo di far colpo sulle ragazze. Non esistono i Motley Crue che volevano solo sballare, ribellarsi, evitare di lavorare. Non esistono rivoluzionari del rock. Non nascono più le leggende. Anzi, le leggende sono vecchie. E forse non dureranno ancora per molto.
Oggi il rock è spesso un prodotto strettamente commerciale. Dietro al prodotto c’è un business plan, c’è del marketing. C’è investimento, c’è calcolo, c’è profitto. Un prodotto che vende poco, muore. Un prodotto che vende tanto, va avanti fino a quando non smette di vendere. E poi muore pure quello.
L’avidità ha ucciso tutto e tutti.
Mancano le band underground che suonano per suonare, cercando di promuoversi il più possibile inseguendo un sogno. Oggi, dopo due MP3 registrati in cameretta mentre la sorellina fa i compiti, tutti vogliono un contratto discografico milionario.
Oggi, se non garantisci presenza agli spettacoli, nessuno ti da nemmeno un cazzo di retrobottega dove esibirti.
Oggi se non sei una band che garantisce l’investimento, nessuno investe un centesimo nel promuoverti. Nessuno ti vuole. Sei il nulla.
Nessuno suona più per davvero.
Nessuno fa più suonare questi ragazzi.
Nessuno li aiuta. E loro mollano.
E noi tutti, perdiamo qualcosa.
Non esiste più la purezza del rock.
O forse no…
Una cose è sicura. Esistono locali come la birreria Old Saloon. Esistono agenzie di promozione come Atomic Suff.
Esistono personaggi fedeli, come Mario il bassista, e Michele la voce… fedeli clienti del locale, ai quali non frega un cazzo di niente, importa poco della loro non più fresca età, ai quali importa solo della loro cazzo di band death metal, i Mephitic Prolification, con il loro death metal tecnico, opprimente, perverso.
Esistono poi i Desecrators, band sconosciuta, death metal poderoso, con una decina di fans, ma tutti fedeli fino alla morte. Esiste una serata messa in piedi con lo spirito giusto. Un locale. Gente che lo adora (Mario ha dichiarato il suo amore). E una cazzo di fottuta voglia di fare del sano casino, bevendo birra, tirando di stecca mentre si attende l’inizio degli opener. Un locale dove il personale è più scatenato del pubblico. Uno dei quei locali dove entri per la prima volta e, dopo 5 minuti, già ti sembra di averci passato ogni sera di tutta la tua cazzo di vita.
Questo è rock.
Ma c’è altra roba rock: rock come un furgone di merda, che in Germania stava per tirare le cuoia. Un furgone sfigato che parte da Mosca, in Russia, carico di strumenti, ampli, batteria, e quattro rockers. Un furgone che decide di partire per farsi un tour auto finanziato, con un solo scopo: promuovere la propria band. La musica è business? Allora cari ragazzini da “due-mp3-un-concerto-in-parrocchia-ora-mi-merito-uno-stadio”, se volete veramente fare business, qui bisogna investire. Fare gli imprenditori di se stessi. E per quanta musica possiate mai comporre, esiste una sola prova del fuoco: quel palco!
Volete un esempio?
Addiction For Destruction.
Io non so se questi ragazzi russi siano figli di papà con la pacca di soldi sotto il culo. Ma a giudicare dal furgone. A giudicare dal bassista che s’è venduto una macchina per andare in tour. A giudicare dalla grinta sincera che iniettano in uno spettacolo, sia esso davanti a 1000 o 10 persone. A giudicare tutti questi fattori, l’unica cosa che penso è questa: Questi qui hanno le palle, e sono a tutti gli effetti dei veri rockers!
Ed è così che grazie a Stefano della Atomic Stuff, che me li ha portati praticamente dietro casa, mi passo una serata fantastica, godendomi il concerto degli Addiction For Destruction.
Ritrovo amici che non vedevo da anni. Trovo musicisti di bands locali, i quali quando annusano che sono della stampa mi massacrano di demo da recensire, richieste di opinioni, domande su quelli famosi che ho incontrato.
Esperienza totale.
Il gestore è un lord. Un signore. Fatelo presidente. Non so di che cosa, ma fatelo presidente cazzo! Sono quasi estinti i locali che ti fanno suonare davvero. L’Old Saloon fa suonare musica. Non fa suonare la solita cover band di Vasco “che palle” Rossi o Liga-che noia-Bue, che porta i soliti clienti i quali consumano le solite birre. L’Old Saloon ti accoglie. Sei uno sfigato che assieme ad altri tre sfigati hai disegnato un logo impossibile che riproduce il moniker impronunciabile della tua band di black metal dozzinale, praticamente quasi del rumore? OK, l’Old Saloon un palco te lo offre! Ti offre uno spazio.
Si tratta di una opportunità.
Nessun gruppo famoso ha mai iniziato da un’arena con ottantamila persone.
Tutti sono partiti da un’Old Saloon.
Solo che l’Old Saloon deve essere gestito da un sincero appassionato. Mi piacerebbe conoscerlo.
Le bands vengono trattate con rispetto.
Le bands non pagano la birra o il cibo.
Le bands vivono il loro piccolo momento di gloria e fama.
Ok, non c’è il back stage, ma chi se ne fotte? Non è stupendo mangiare e bere con il tuo pubblico prima di esibriti sul palco?
I due spettacoli della serata sono micidiali. I Desecrators sono violenti, e anche molto bravi. Mario mi dice che ci suona il suo chitarrista. Apparentemente un ragazzo al quale non daresti un centesimo, fino a quando non lo vedi vomitare accordi perversi a velocità disumane.
E gli Addiction For Destruction?
Con il loro furgone girano l’Europa. E po se ne vanno in Giappone (spero NON con il furgone). Ci provano cazzo, se non ci provi a vent’anni quando lo fai? Ok, Mario ne ha quasi 50 e continua a darci dentro con il suo basso a 6 corde, ma a lui che gli frega poi? E’ la musica che conta.
Sono d’accordo con Niki, il quale mi dice: “cazzo me ne fotte a me di cosa suonano, basta che sia musica buona, del genere a me non me ne frega niente. Hai capito cosa voglio dire?”.
Certo che l’ho capito.
Basta guardare sul palco. Basta guardarsi in giro.
La band è composta da quattro ragazzi fantastici.
Quattro Russi: Parlano un perfetto inglese. McKey, il bassista, mi racconta che il nonno era un militare dell’armata rossa, roba prima delle cadute dei muri, roba di altri tempi. Questo permise a lui e alla sua famiglia di avere il permesso di uscire dal paese, visitando l’Europa. Vedendo le culture. Imparando le lingue. Non so se il nonno sia poi felice, lui decorato generale della falce con il martello, con un nipote così sleaze, che ama i V8 americani e l’hard rock, simbolo della decadenza perversa dell’occidente.
Intervisto questa band. Stefano mi crea l’occasione, e loro sembrano impazziti. Si siedono TUTTI con me, e partecipano ATTIVAMENTE. “Hey, ragazzi, io sono solo un writer a poco-tempo-perso. Siete voi le star!”. Ve la farò leggere questa intervista. Però vi dico cosa ho visto: quattro ragazzi semplici. Quattro ragazzi determinati. Quattro cazzuti performers sul palco. Quattro professionisti, che rifiutano le innumerevoli birre e grappe (offerte dal locale), perché “non si beve prima dello show” (dopo si…).
Show fantastico. Animali da palco. Intelligenti. Premeditati. Letali.
Rimango veramente impressionato. Sono fantatici!
E sinceri. Ed umili. Coscienti di aver fatto 2500 km (la sola andata) per suonare davanti ad un pubblico di persone che ne hanno fatti forse 30 per venire al pub. Coscienti di avere il mondo davanti ai loro occhi. Ed ai loro piedi. Sicuri che ci sono mille strade, basta solo provarci. Provarci senza compromessi.
Pronti a fare i sacrifici della vittoria, pronti a tollerare le delusioni della sconfitta.
Questo è rock’n’roll.
Ed il 31 Marzo 2013 c’è stata un’alchimia speciale. Un assurdo allineamento di stelle. Piccole stelle, ma dannatamente brillanti.
Le bands giuste. Le persone giuste. Il locale giusto. L’organizzatore perfetto.
Hey, a tutte quelle giovani band la fuori. Non potete fare strada se non vi mettete in viaggio. Non potete essere rock, se dipendete dalla mammina che vi lava e stira la maglietta degli Slayer. E vi prepara il cafelatte con i biscotti la mattina.
C’è un mondo da conoscere la fuori.
Può andarvi bene, e sarete nell’olimpo a soffrire le pene di una vita famosa.
Può andarvi male. Non sarà peggio di così, ma avrete fatto un’esperienza unica, indimenticabile.
Invidiabile.
Un’esperienza pura.
(Luca Zakk)