(Tsunami Edizioni) Thomas James Gabel nasce l’8 novembre del 1980 in Georgia negli USA, anche se non ha mai detto di essere del sud degli Stati Uniti. Gabel raccontava sempre di essere di un altro posto, per esempio dell’Ohio o addirittura del Lago Patria in Italia. I suoi genitori si spostavano di continuo perché suo padre era un militare, infatti Gabel con la sua famiglia ha vissuto anche a Napoli, in quanto suo papà per un certo periodo di tempo era assegnato alla base NATO di quella città. Propio in Italia avrà i suoi primi approcci alla chitarra che successivamente lo porteranno a fondare la punk rock band Against Me!. Il nome nasce dal titolo di uno dei demo che il giovane Tom realizzava su cassette registrate con la sola voce e chitarra acustica. I suoi genitori divorzieranno e Tom Gabel interromperà il suo girovagare rientrando con la madre e il fratello Mark in America. Questa è la fase iniziale di un’autobiografia toccante, volta a svelare il mondo di una persona che nel 2012 ha raccolto le forze per dare il necessario scossone alla propria tormentata esistenza facendo coming out come donna transgender, attraverso una memorabile intervista con la rivista Rolling Stone. Nasce così Laura Jane Grace. Laura dalla sua bisnonna e poteva essere il nome che sua madre le avrebbe dato se fosse stata una femminuccia, Jane è un secondo nome scelto, Grace è il cognome della madre da ragazza.
La traduttrice per la narrazione ha scelto il maschile prima del coming out e il femminile dal momento in cui la Grace decide per la non semplice transizione. Dunque la storia sin dalle prime pagine è quella di Tom, un bambino che inizia a indossare di nascosto i collant della madre, «sentivo che era sbagliato, come se fossi nato con il marchio della vergogna». Trovato a giocare con le Barbie insieme a una vicina, si ritrova il giorno dopo con un nuovo G.I.Joe e suo padre che gli dice «i bambini non giocano con le bambole». Gli aneddoti sono tanti, aumentano in maniera cruciale con Tom da adolescente e l’autobiografia svela i suoi pensieri, le sue insicurezze e timori su ‘lei’, «chi era “lei”? Era la persona che immaginavo di essere, in un’altra dimensione, in una vita passata, in qualche sogno… Pensavo di essere schizofrenico, o che il mio corpo fosse posseduto da due anime gemelle». Questo segreto lo porterà a bere e drogarsi, perché è stato l’unico modo per non pensare e desiderare di essere una donna.
I primi approcci al punk sono attraverso Green Day e Nirvana, soprattutto però sono i Crass il grande insegnamento verso gli aspetti più tipici del fare punk, come il messaggio politicizzato nei testi, la battaglia per determinate cause, l’essere animalista e soprattutto la necessità del DIY, con il quale la Grace ha dato l’avvio a un’avventura musicale che viaggia in parallelo con la disforia di genere. Nemmeno diciottenne Tom intraprende i primi tour, con formazioni a due o a tre, e per mezzo di auto o furgoni non suoi per gli Stati Uniti e suonando in piccoli locali, dunque una dimensione totalmente underground. Quando affronta miglia di percorsi Tom non pensa a ‘lei’, altrimenti non fa altro che volere vestirsi da donna o desiderare essere donna. La cosa divora e consuma, così bere e drogarsi è l’unico modo per scacciare la disforia dalla mente. È un peso, consuma ma al contempo diventare ‘lei’ è un desiderio. “Tranny” è un’autobiografia, scritta con l’ausilio di Dan Ozzi, e dunque i pensieri più profondi della protagonista escono dalla fonte diretta, collocandoli progressivamente e con precisione nel tempo, anche grazie ai diari che la musicista ha scritto sin dall’età di dodici anni. Queste pagine personali si integrano nella narrazione e svelano molto: punti di vista, storie, gioie e tanti dolori. Sono il veicolo per comprendere le meccaniche interne della band o i tanti screzi nati in essa. Gli Against Me! creano la propria ascesa anche per il fatto di essere una band fortemente politicizzata, poi arrivano contratti importanti, le major, e qualcosa si rompe nel feeling e rispetto dei fans o di una parte di essi.
Un libro profondo e duro, perché Laura Jane Grace svela tutto. La parte emotivamente più sensibile è quando Laura decide di andare oltre, di prepararsi al passaggio con una terapia ormonale, una cosa affatto facile, con il suo terapeuta che deve prescrivergli gli ormoni ma ha dubbi sulla sua femminilità. È anche un libro che esprime momenti di profonda dolcezza, come il suo rapporto, poi finito, con Heather Hannoura, la sua seconda moglie che le ha dato sua figlia Evelyn, la quale un giorno mentre Laura ha già deciso di intraprendere la transizione, le rimbocca le coperta e prima di addormentarsi le dice:
«Papà»
«Si, tesoro?»
«Non voglio che tu diventi una ragazza, ok? Voglio che torni a essere un ragazzo”
«Beh, » ho detto lottando contro le lacrime che mi riempivano gli occhi, »non importa se sono un ragazzo o una ragazza, ti vorrò sempre bene e sarò sempre tuo papà. E questo non cambierà mai».
In questo libro c’è musica, c’è sesso, droga, storie, ingiustizie e dolori, successi, ma alla fine emerge una persona che a un certo punto azzera tutto e riparte. Prendendosi dei rischi, ferendosi forse, ma riuscendo.
(Alberto Vitale)