Ero un ragazzino quando comprai in vinile “Thunder in the East” ed anche “Lightning Strikes”. Sono vinili storici della mia collezione. Adoravo la musica dei giapponesi più heavy del mondo, ma -come tutti noi- non li vidi mai dal vivo… forse perché sono sbarcati in Italia per la prima volta solamente il 22 Luglio 2015 al mitico Circolo Colony di Brescia, il quale ultimamente sta proponendo eventi da urlo… praticamente converrebbe affittare un monolocale in zona. Altrimenti bisogna mettere in conto di affrontare trasferte quotidiane! Fate i vostri conti e decidete.
I Loudness hanno 35 anni di carriera (e lo dice anche la maglietta!). Hanno fatto una valanga di dischi, e posso dire che non ce ne sia uno di uguale all’altro, visto che sono sempre stati abili a deviare il genere, seguendo un po’ gli stili che variano nel tempo, restando tuttavia fermi ad una personalità estremamente integra e imponente. E sempre fedele al “ ヘヴィメタル、ハードロック”(Heavy metal, hard rock”). Inoltre, la cosa fantastica è che la band è tornata alla line up originale (tranne il batterista) pertanto Akira si scatena con il leggendario vocalist Minoru e il favoloso bassista Masayoshi.
L’inizio del concerto è un qualcosa di proibito. Illegale. Non so se fa parte della filosofia samurai, cose da kamikaze, ma se al primo concerto in Italia di tutta la carriera, tra l’altro con il cantante originale, la band apre con “Crazy Nights”, vuol dire che il pubblico è davanti a gente che vuole distruggere tutto, fare piazza pulita, affermare immediatamente chi e cosa sono i Loudness!
Il pubblico impazzisce immediatamente… io stavo aspettando una birra… e nemmeno ricordo se l’ho afferrata mezza spinata o se l’ho direttamente abbandonata sul bancone! Il concerto è letale: la band è in perfetta forma e spara pezzi uno più tosto dell’altro, spaziando nell’ampia discografia a disposizione, abbracciando le molteplici varianti stilistiche, proponendo da classici hard rock fino a mazzate ai confini con generi più estremi.
Minoru è un performer naturale. Una potenza vocale infinita ed una simpatia travolgente: divertenti i sipari dove la comunicazione con il pubblico italiano è stata affidata a delle note scritte sul retro della setlist, per riuscire a dire alcune frasi in buon Italiano! Il pubblico percepisce e adora queste cose, mentre fiumi di sudore iniziano a correre sopra e davanti al palco, rendendo tutto più scivoloso, lascivo, provocante.
Akira mi sorprende. La sua bravura è nota, sapevo che era un genio creativo, ma nei dischi un artista viene sempre un po’ mimetizzato dal genere proposto, a meno che non sia autore di un album solista con direzioni virtuose; Akira sul palco, invece, è un axe man pazzesco, vanta una velocità strepitosa, una tecnica sublime ed una qualità esecutiva superlativa, anche amplificata dall’ottimo sound del Colony. Infatti anche la batteria risulta minacciosamente tuonante, e l’assolo di Mr.Suzuki travolge e coinvolge il pubblico.
Proprio gli assoli sono di casa nei Loudness: non c’è solo quello di batteria. Non c’è solo l’ovvio assolo di chitarra. Qui c’è anche l’assolo vocale… nel quale Minoru azzittisce letteralmente il pubblico con una esecuzione vocale orientata su melodia poetica, espressività quasi teatrale e toni altissimi! Rimango stupefatto da una simile dimostrazione di superiorità, alimentata da una voce sempre perfetta, lontana da qualsivoglia cenno di debolezza o stanchezza.
Tuttavia non ero a questo concerto in qualità di giornalista, bensì normalissimo spettatore. Non avevo l’attrezzatura fotografica, non avevo un collega fotografo e non intendevo nemmeno produrre un report, scrivere queste righe. Ero al concerto semplicemente per divertirmi. E non ero l’unico, visto che queste erano anche le intenzioni di Tania, la quale si è divertita a scattare le foto che vedete, foto che Tania ha gentilmente messo a disposizione di METALHEAD.IT.
La mia esperienza al concerto ha assunto un’altra dimensione. Una personale. Una spirituale. Vedete, amo il suono del basso. Lo suono qualche volta. Nelle mie recensioni faccio sempre notare quando percepisco un basso particolarmente curato o ben suonato. E prima di questo spettacolo ignoravo quale sound il basso dei Loudness potesse arrivare ad avere, specialmente con una acustica come quella de Colony. Ignoravo anche la maestria infinita di Masayoshi Yamashita! Un bassista dinamico, potente, capace di suonare con diverse tecniche, avvantaggiato anche dal fatto che i Loudness limitano le basi, pertanto durante il concerto -e specialmente durante gli assoli di chitarra- si sente distintamente il suono di UNA chitarra e di UN basso. Un basso che esalta. Che mi esalta. Che riempie l’aria con virtuosismi e fraseggi fantastici, capaci di dare vita ed energia alle canzoni, con dettagli ricchi, curati, provocanti. Dettagli che solo un artista di primo livello può dipingere pizzicando quelle quattro corde.
A differenza di Tania, che è riuscita -con innata perseveranza- ad incontrare la band dopo il concerto (scroccando gli autografi con tanto di ideogrammi) io non ho mai incontrato i Loudness. Non ci ho mai parlato assieme. Ma vi giuro che con Masayoshi ho comunicato molto quel mercoledì sera!
Ero davanti a lui, aggrappato alla transenna. Ammiravo il suo playing, il suo stile ed evidentemente la mia espressività è entrata nel campo visivo dell’artista. Più di una volta ci siamo scambiati cenni. Mi ha ringraziato per i miei complimenti visuali almeno tre volte durante il concerto, guardandomi dritto negli occhi. Ad un certo punto si avvicina per lanciare un plettro nella mia direzione, il quale però finisce altrove. Con gli occhi mi dice “scusa”. Io gli rispondo che “non importa”. Ci riprova successivamente, esito identico, i suoi occhi che dicono “ma cazzo, prendilo, no?”, ed io “cazzo, mica posso ammazzare gente per un plettro!”. Erano tutti plettri presi dall’asta e lanciati verso l’area dov’ero installato io. Arriva la pausa. Poi l’encore. Per qualche ragione mi gira in testa il pensiero che quel plettro sarà mio, che Masayoshi ci avrebbe riprovato. L’encore è esplosivo, distruttivo e siamo prossimi alla fine del concerto. Masayoshi si avvicina al bordo del palco, con la mano destra si allunga all’esterno -nella mia direzione- offrendo il plettro con il quale stava suonando. Molte mani si alzano e si offrono: lui le evita, alza il braccio, lo sposta, lo cala e gentilmente deposita il triangolo di plastica personalizzato con il suo nome ed il logo della band nella mia mano. E con gli occhi mi dice “per te”. Lo ringrazio. Lui risponde a mani unite. Da perfetto giapponese.
Non sono fan di nessuna band. Io semplicemente amo la musica. E amo l’atmosfera di un concerto. Ma questo ha avuto un sapore unico, diverso. Speciale. Ho visto una band che adoro e che ha suonato divinamente. Ed ho anche assistito alla performance di un musicista che ammiro e che ha dimostrato palese riconoscenza per una fedeltà che offro loro incessantemente da ben trent’anni.
Questo, per me, è il significato della musica. Questo è l’heavy ed il rock.
Questo è ヘヴィメタル、ハードロック
(Luca Zakk)
PS: Un personale plauso ai ragazzi della Eagle Booking e del Colony. Rendetevi conto che i Loudness sono arrivati in Italia dopo una vita. E questo grazie a voi.