Un tranquillo weekend di Luglio. Un weekend con la famiglia, in Toscana, vicino al mare. Parto il venerdì sera verso le 18. Mi aspettano almeno quattro ore di auto. Spero meno, ho un bambino di due anni e mezzo che deve mangiare. Se mi fermo per strada a cenare, finisce che arrivo a notte fonda.

Per fortuna il traffico mi assiste, faccio una sola tirata, ma arrivo comunque tardi. Verso le 23.

Ho prenotato in un posto sperduto tra le colline della provincia di Livorno…. il GPS mi manda altrove… chiamo… arrivo. Arrivo al Villino Inferno.

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Villino Inferno. Scatto copia di quello noto di Yorick degli Helreidh

Mi accoglie un tizio più basso di me, incazzato, stanco dalla giornata di lavoro. Mi chiedo dove cazzo sono finito, ma mio figlio sparisce immediatamente: lo ritrovo nella cameretta del figlio del tipo incazzato, a giocare. Sono già amici. Con umiltà chiedo dove posso andare a prendere una pizza, o se c’è qualche posto per mangiare molto vicino, e vengo mandato praticamente fare in culo. Dopo dieci minuti compare un pentolone di pasta… che poi non so se era la fame, la stanchezza, ma la pasta era un figata. Pasta accompagnata da birra, da chiacchiere. Mi accorgo che il tipo è proprio incazzato, ma con il mondo, con il sistema, con la vita, con tutto tranne che con noi. Anzi: per essere quel personaggio che poco prima è uscito dalle tenebre della notte Livornese per aprirmi il cancello e per rispondermi, quando gli ho chiesto dove potevo parcheggiare, che la macchina me la posso anche infilare nel culo, per essere un tale arcigno losco figuro, lo trovo decisamente simpatico. Veramente simpatico.

La mia compagna si gusta la serata. Mio figlio rimane rinchiuso nella cameretta, dalla quale arrivano rumori infernali. Chissà cosa stanno combinando quei due. Ad un tratto escono, e vanno in giardino: ci sono gechi, gatti neri, pipistrelli… una specie di zoo della notte per un circo di deviati.

L’omino incazzato, ma sempre simpatico, ad un certo punto dichiara che ne ha pieni i coglioni. E si va a letto. Questa è la legge a Villino Inferno.

L’omino è questo:

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TERENCE HOLLER

E da la buona notte a tutte le pecore:

Mi alzo il mattino seguente. Riposato. L’omino mi prepara la colazione.

La cosa mi risulta bizzarra. Questo omino è praticamente uno dei miei idoli di vent’anni fa. Ricordo ancora quando comprai “Headquake”. Quale album-rivelazione! Ci sono pezzi come “The Last Embrace” che mi fanno impazzire ancora oggi, creati da una band che dopo tutti questi anni ancora sa rendere infuocato un palco, o creare musica complessa, di alto livello, assolutamente efficace.

L’omino, come la maggior parte dei musicisti che in Italia non si chiamano Vasco o Morandi, non campa di musica. Ci paga forse due bollette, quando gli va bene. L’omino per campare fa il fabbro. Lavoro duro. Lavoro heavy metal, in senso stretto. Lo faceva già vent’anni fa prima di diventare noto. Forse ha smesso di farlo per qualche anno nel momento di massima visibilità artistica, ma ora continua a darci dentro. Come mi disse chiaramente quando lo intervistai lo scorso inverno, oggi non si vive più di vendite musicali. Non ci sono soldi. Vendi le magliette, le spille. Vieni (poco) pagato per un concerto. E, aggiungo io, se non sei on the road 24 ore al giorno, se decidi che passare del tempo con tuo figlio sia la scelta più intelligente, allora di musica qui, in questo paese, non vivi.

Finiamo la colazione. Terence va a battere ferro, io vado in giro per la zona. Spiaggia, paesetti. Turista perfetto.

Ci ritroviamo al villino nel pomeriggio. I bambini devono riposare. Mentre noi ci svacchiamo in piscina.

Con Terence si chiacchiera. Molto. E’ ovvio che si tratta di uno che sa intrattenere. Lo fa con naturalezza. I nostri dialoghi, che toccano i più svariati argomenti, argomenti dei quali a voi lettori non frega un cazzo di niente, vanno avanti per ore.

Vedo la mitica sala prove. La sala dove nascono le melodie, le idee.

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Porta d’ingresso alla sala prove degli Eldritch

Vengo a conoscenza di dettagli inediti relativi al prossimo album. Non posso rivelarvi molto, anzi non posso dire nulla (o l’uomo nero s’incazza). Ma una strana disposizione delle cose dentro la sala lascia intuire a cosa la band stia lavorando. E sarà una sorpresa per tutti. Provano il martedì o il mercoledì. Provate ad andare dall’omino nero e chiedete se vi fa sentire qualcosa. Attenti. Credo spari a chi non è gradito.

La rockstar. Il fabbro. Ma di nuovo il cuoco. La “grigliata al forno” che prepara per cena è epica. Terence non solo è un animale da palco, ma anche un anfitrione fantastico. L’importante è andargli a genio, altrimenti, con il suo carattere da “toscanaccio” (comprensivo del linguaggio colorito) ti caccia a calci in culo. Ma chi non lo farebbe a casa propria?

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METALHEAD WAS HERE!

Altra notte a Villino Inferno (nome dovuto ad una decorazione sul muro esterno, che rappresentava un diavoletto con il sigaro con le sembianze di Terence).

E la birra scorre a fiumi… grazie alla scorta praticamente illimitata.

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Cortesie per gli ospiti: frigo pieno di birra!

 

Il giorno dopo è ancora dedicato alla piscina, al relax. Nonostante la fama Terence non esibisce alcun tatuaggio. Il concetto è semplice, e le sue parole sono: “Ci siete già voi con tutti questi tatuaggi, perché me li devo fare pure io?”.

Arriva il chitarrista Rudj Ginanneschi (ben tatuato). L’avevo avvisato del mio weekend in Toscana… e lui è accorso per passare qualche ora insieme.

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METALHEAD.IT and RUDJ GIANNESCHI

Un weekend stupendo. Gente che in un modo o nell’altro ha sempre respirato metal, vissuto metal, vissuto PER il metal, riunita assieme, in pieno relax.

Certo, magari vi aspettate dettagli interessanti. Notizie segrete (e ce ne sono). Retroscena privati (e ce ne sono). Oppure foto dell’interno della sala prove. Informazioni per poter visitare Terence e curiosare in questo piccolo tempio del rock.

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METALHEAD.IT and ELDRITCH

Però non vi offro nulla. Esistono amicizie, quelle vere. Esistono amici ai quali darei le chiavi di casa senza alcun dubbio. Io e Terence siamo in questi termini. Sono amicizie che nascono così, un po’ perché ci si va a genio, un po’ perché la si pensa allo stesso modo, un po’ perché in mezzo al rumore, al casino, alla frenesia del rock si impara anche a rispettarsi, ad apprezzare il prossimo per quello che è, ammesso che la cosa sia reciproca sempre e comunque. Tornerò da Terence. E sicuramente lui verrà da me. Lo desideriamo noi, lo vogliono quei due amichetti dei nostri figli. Ma non scriverò nulla a proposito. Anche perché qualunque rockstar come Terence è in fondo un normale essere umano. Ciò significa che ha la sua vita, le sue relazioni, le sue amicizie. Il resto fa parte dell’universo dei parassiti. Parassiti al limite del patetico per i quali non esiste ancora un valido insetticida.