(Tsunami Edizioni) Credo sia superfluo ribadire l’importanza dei Black Sabbath. Senza di loro non saremmo qui a parlare di metal, né tanto meno di alcuni sottogeneri come il doom. Dal 1969 al 1978, la band proveniente da Birmingham ha sfornato otto dischi che hanno dettato le coordinate di un intero genere. Nonostante io apprezzi anche gli album con Dio e Tony Martin, per quanto mi riguarda, i Black Sabbath sono solo quelli con Ozzy alla voce e Bill Ward alla batteria. Martin Popoff, considerato il più famoso giornalista heavy metal al mondo, ripercorre la carriera dei Sabbath dagli esordi, quando ancora si chiamavano Polka Tulk fino all’ultimo album con la formazione originale, “Never Say Die” del 1978. Ogni fase della carriera è meticolosamente correlata da estratti di interviste condotte dallo stesso Popoff e da brevi recensioni. Personalmente non mi trovo molto d’accordo quando descrive “Sabotage” (album che comunque amo) come il loro capolavoro, mentre “Vol. 4” viene descritto come una scopiazzatura dello stile dei lavori precedenti. Secondo me ogni disco dei Black Sabbath ha una propria personalità e “Vol. 4” anticipa le soluzioni psichedeliche e prog presenti su “Sabbath Bloody Sabbath”. Al di la dei gusti personali, devo dire che il libro è scritto in maniera eccellente e ci permette di rivivere un’epoca rivoluzionaria per tutta la musica rock.
(Matteo Piotto)