(Tsunami Edizioni) Vorrei definire questo libro il “manuale definitivo per l’uso e la comprensione degli Scorpions”. Anzi, credo che questo è stato il titolo ufficiale fino alle ovvie firme con le case editrici! Martin Popoff è il perfetto signor nessuno: ha poco più di 50 anni, faceva un lavoro qualsiasi, ha iniziato a scrivere, gli è andata bene e ha mollato il lavoro noioso per fare il giornalista metal a tempo pieno. Ha scritto 8000 recensioni, qualche decina di libri. Insomma è uno che di rock se ne intende. Ma scrivere la biografia degli Scorpions non è facile… per vari motivi. Il primo è che se tu hai 50 anni, devi scrivere di una band che è nata praticamente quanto sei nato te. Poi, gli Scorpions sono gli Scorpions. Giramondo instancabili, protagonisti di scenari unici come la musica rock nella Russia del giorno dopo la caduta del muro. Sono i primi ad aver suonato in una foresta, i primi ad aver fatto un sacco di cose fantastiche. Sono anche i primi tedeschi ad aver fatto la maggior parte di quelle cose uniche. Gli Scorpions sono gli Scorpions. Ci sarà chi li ricorda per “Wind Of Change”. Chi li ama per “Blackout” o “Love at First Sting”. Chi li ricorda per le primissime release risalenti agli anni ’70. Oppure chi li vede ancora come la band di Michael Schenker o di Uli Jon Roth. Esiste pubblico che li ha visti e sentiti solo durante l’epoca glam/hair metal. Chi adora la loro roba da metà anni ’90 fino al primo decennio del nuovo millennio… roba odiata dai più. L’unica cosa che accomuna questi ammiratori -o detrattori- è che tutti che parlano di una entità unica, parlano degli Scorpions! Di loro e sempre di loro! Di una band che, magari con il predominio del trio Rudolf-Klaus-Matthias, continua a far musica da decine di anni, sia su disco che su palcoscenici immensi. Questo Sig. Popoff mette le cose in ordine e inizia dai primi giorni, dalle prime avventure, dai primi sogni. E poi, album dopo album, racconta la band attraverso fatti, critiche, recensioni ed interviste… tantissime interviste, una infinità di interviste…. tanto che alla fine sembra di leggere una autobiografia dei vari membri attuali o passati della band, i quali raccontano la band e le emozioni di ogni epoca. Con uno stile che cerca di mantenere la fedeltà dei dialoghi originali, Popoff mette in mostra gli Scorpions, te li sbatte davanti agli occhi, tra queste trecentocinquanta pagine, piene di foto fantastiche e -spesso- rare. Io stesso, che ho sempre più o meno seguito la band, ho trovato innumerevoli spunti di riflessione e dettagli che mi hanno fatto riascoltare (o ascoltare?) album particolari che riempiono questi cinquanta anni di musica. La cosa strafica? Il libro arriva fino a “Comeblack” del 2011. Già dopo l’album finale “Sting in the Tail” (2010) e con in corso il famoso farewell tour. Ma l’autore e la band stessa credono poco a questa fine di carriera. Ed infatti nel 2015 è già uscito “Return to Forever”, ovvero dopo il libro stesso… servirebbero altre 30 pagine di integrazione! Uragano tedesco? Forse questo libro si dovrebbe chiamare “Eternità Tedesca”! E pensare che si tratta di una band che voleva solo andare a suonare in America, perché lì c’era la vera musica… e all’epoca gli ridevano dietro. In 50 di storia e carriera hanno visto cambiare il mondo, hanno suonato in ogni angolo del pianeta, venduto milioni di album, fatto sempre la musica che andava loro di fare. E sono ancora qui, tanto che questa esauriente biografia è già… vecchia! Più di una volta hanno detto che devono finire con gloria, senza andare in decadenza. Ma con “Sting In The Tail” non sono riusciti a smettere. Il rock è una droga che non ti molla. Dopotutto sono andati in decadenza e tornati in vetta più volte… dagli Scorpions c’è da aspettarsi un po’ di tutto! Verso la fine del libro è riportata una frase di Rudolf il quale afferma: “non abbiamo più 24 anni e non vogliamo crepare davanti al nostro pubblico.”. Ma con un nuovo disco ed nuovo tour (in Italia a fine anno…) credo veramente che non smetteranno mai. Non ci riescono! E che forse finiranno proprio crepando facendo quello che sanno fare meglio: suonare davanti al loro pubblico!
(Luca Zakk)