(Tsunami Edizioni) “Il viaggio del serpente bianco” (titolo originale “Sail Away: Whitesnake’s Fantastic Voyage”) è un po’ una passeggiata nel parco, agli inizi dell’autunno, in compagnia di David Coverdale, una camminata rilassante, con qualche pausa seduti su una panchina, sorseggiando un caffè take-away, con David che ti racconta -senza fretta- un po’ della sua vita, della sua storia. E che vita! E che storia! Dagli inizi fino ad oggi, passando per la gloria, le delusioni, le assurdità, gli affari, le fedeltà, i tradimenti. Il libro parte di un David giovanissimo: tizio di paese, indole festaiola e cantante molto underground in giro per i pub (la sua prima band di chiamava Vintage 67). Poi si passa per quella risposta a quell’annuncio, risposta che strappato David dal mezzo del nulla e scaraventandolo davanti ai Deep Purple, in sostituzione di Ian Gillan. E poi via, avanti, dentro i Deep, fuori dai Deep, quasi solista, quasi band, David e gli Whitesnake, gli Whitesnake e basta, i compagni storici (Mick Moody e Bernie Marsden), Whitesnake quasi Deep Purple (Jon Lord e Ian Paice in lineup!); arrivano gli anni ’80, il successo planetario, l’immagine, i capelli, le donne, la pausa, la riflessione, il cinico e dominante punto di vista di David su tanti argomenti, ma anche le parole tutte le persone che hanno girato attorno al suo pianeta, qui ampiamente intervistate (interviste fatte per l’occasione o riportate da un’ampia bibliografia): Mick Moody, Bernie Marsden, John Kalodner (il mitico A&R executive della Geffen Records), Keith Olsen (produttore), Steve Vai (si, proprio Lui!), John Sykes, Adrian Vandenberg, Vivian Campbell (chitarrista dei Def Leppard, anche lui ex Whitesnake), Carmine Appice, Tommy Aldridge, Rudy Sarzo, …Ian Paice… e tanti altri. Ma il vero lavoro fatto da Popoff in questo bellissimo libro è anche un altro: Whitesnake non è una realtà anni ’80 arrivata fino ad oggi. Non è un dinosauro degli anni ’70 che con la sua stella ancora capace di brillare. Whitesnake non è una rivoluzione anni ’90. Whitesnake, con il suo leader, è qualcosa di profondo, qualcosa che più o meno è esistito dagli albori del rock fino ad oggi (e continua ad esistere, David vuole fare un altro disco…). E questo parallelismo del personaggio con le varie epoche trasforma la sua storia nella storia del rock. Coverdale e/o gli Whitesnake esistevano con i Deep Purple. Esistevano quando erano ancora una rock & blues band inglese. Esistevano nel periodo delle rock star planetarie, dove aveva senso pagare un’auto sportiva ed una suite in un hotel di lusso a tutta la band (e relative… femmine) durante tutta la registrazione di un album (tempo misurabile in mesi, o anni)… con l’aggiunta del fatto che il libro illustra tutti i labirinti ed i casini della registrazione di un disco come “1987”, con una profonda descrizione del gusto del pubblico, dei trend, delle aspettative stilistiche di Europa contro USA, del music business e la sua fredda legge marziale. Gli Whitesnake c’erano anche quando l’hair metal è andato in decadenza (cosa concettualmente quasi insignificante visto che gli Whitesnake esistevano ben prima dell’hair metal). Poi gli Whitesnake sono sempre rimasti attivi anche senza registrare dischi, o semplicemente registrando solo i dischi di un David solista o affiancato da nomi noti, e questo fino ai grandi album moderni e attuali. Nel libro si vede l’adattamento estetico e stilistico dell’artista alla sua epoca, rimanendo sempre in alto, trendy ma in controtendenza, spesso semplicemente mostrando il dito medio a tutti quando le regole per stare lassù si sono rivelate indegne o artisticamente scomode. Nel libro si impara a conoscere David, il quale nonostante la fama è sempre riuscito ad essere un po’ misterioso e riservato, irraggiungibile, anche se in verità, ai nostri occhi, gli Whitesnake sono sempre esistiti, sono sempre stati la band di quel front man che ama atteggiarsi, essere provocante e sexy sul palco, indipendentemente dal fatto di essere un ragazzo davanti ad un pubblico maschile, essere al top della forma davanti un pubblico di donne in adorazione, o essere l’ultra sessantenne che ancora rifiuta la vecchiaia o la pensione. E per chiunque abbia avuto la fortuna di assistere ad un concerto degli Whitesnake (come il sottoscritto), “Il viaggio del serpente bianco” spiega tante. Tantissime cose.
(Luca Zakk)