fotoRufifni3E’ veloce, spontanea, dura poco… un battito di ciglia, lo scatto di un otturatore. E’ la mostra “Monsters Of Rock” che si tiene a Vicenza, palazzo Valmarana Braga. Dura solo due settimane e mezzo, quando vorresti durasse per sempre, diventasse rotativa, offrisse una costante finestra verso il mondo devastato del rock’n’roll, una finestra ubicata nel bellissimo centro storico di questa città.

6 Dicembre, ore 18. Inaugurazione. Mirco della DeFox records / Nero Cromo mi invita, mi giura che si tratta di un evento imperdibile. Ed io non perdo l’occasione. Ovviamente.

Il tempo fa schifo, piove… ma i colori festosi della città invitano, attirano. Una specie di magnetismo che conduce alla mostra… una mostra di fotografie, ricordi, eventi… forse è il tempo perfetto per abbandonarsi a scatti caldissimi, ricchi di emozione, estremamente emozionanti.

Al mio arrivo mi intrattengo un po’ con Mirco DeFox. Diciamocelo, non apparteniamo (più) alla gioventù scatenata anni ’80, piuttosto abbiamo una visione professionale della scena musicale ed il nostro dialogo si inerpica immediatamente su cosa c’è oggi, passando per il cosa c’era ed il cosa ci sarà… quest’ultimo secondo i nostri desideri. Ci rendiamo immediatamente conto che io e lui siamo ancora dei rocker old school, gente che ambisce e compra il vinile. Ma cosa c’è oggi? Un album con una copertina, un pacchetto completo sognato, concepito, creato con sudore e passione da un artista… per cosa? Per ridurre la copertina ad una francobollo, per annullare il booklet, per affettare l’album in varie canzoni acquistabili singolarmente e separatamente nel primo digital store dietro l’angolo (angolo virtuale!). Speriamo le cose cambino. Che la gente cambi.

Ma c’è dell’altro: una volta la musica era oggetto di desiderio. Non era un MP3 scaricato illegalmente e poi perso nei meandri del computer di casa. Una volta si dovevano risparmiare le mance dei nonni per arrivare al vinile, a QUEL vinile, il quale veniva ascoltato e riascoltato centinaia di volte, amato, adorato. Vinile che possediamo ancora! Musica che lasciava segno nella vita, monenti essenziali della vita. Oggi è quasi impossibile: ci sono troppe pubblicazioni musicali, troppe… e molte di scarsa qualità. Racconto a Mirco che noi stessi in redazione non possiamo recensire tutto ciò che esce. E che siamo in costante assoluto ritardo. Mi giustifico però: se oggi pubblico la recensione del tuo disco uscito sei mesi fa, probabilmente sto solo facendo parlare di te anche oggi, quando sei già finito nel dimenticatoio da probabilmente sei mesi meno un giorno.
Forse.
A Mirco questo non piace. Lui vuole cambiare le cose. E parlando delle mode, degli ascoltatori, dell’album nuovo che oggi è importante mentre domani non esiste quasi più… dice una frase essenziale, che ammiro e cito integralmente: “Se oggi ascolto per la prima volta l’album di due anni fa… per me è NUOVO”.
C’è molto in questa frase. Moltissimo.
E questa è la base di tutto. La percezione. La percezione che trova le sue origini nella passione, nell’amore per una cosa grandiosa come la musica.
Sensazioni che, grazie all’era digitale, rischiano di perdere il loro grande valore.
Ed anche la musica diventa priva di valore, e priva di qualità.
Mentre la fotografia viene stuprata e diventa qualsiasi cosa venga catturata da un telefonino.
Questo almeno fino a quando non ti rendi conto di cosa sia -veramente- la fotografia.

Un’ottimo spunto è proprio questa mostra, in quanto rivela con foto silenziose il baccano del rock’n’roll. Foto senza audio che urlano, stridono, colpiscono, imprecano. Foto vive. E foto sincere.

fotoRufifni1

Ho fotografato il maestro…

Alex Ruffini, di Venezia (artista nato nella città d’arte assoluta), è un fotografo rock. I suoi modelli non sono gli sposini del matrimonio di provincia. Non sono gli attori del film che sbanca al botteghino. Non sono i musicisti di scene ovvie e scontate. I suoi modelli sono le icone, le nostre icone, i grandi del rock e dell’hard rock.
Sto parlando, tra i tanti, di Kiss, Motley Crue, Ramones, Skid Row, Scorpions, Lizzy Borden, Steve Vai, DAD, ZZ Top, Iron Maiden. E moltissimi altri.
Alex è uno di quelli che, con impegno, arriva dove noi non arriviamo: fa scatti eterni che noi non possiamo fare. Diventa amico delle star con le quali mette in piedi set fotografici da paura, ed a volte rischia la vita avvicinandosi a rockers pieni di adrenalina i quali dopo due flash sono già nervosi e… violenti.

Osservo le foto: Klaus Meine catturato live mentre suona il tamburello, con il suo volto carismatico circondato dalla sagoma del tamburello stesso. Doug Aldrich con una chitarra gialla, seduto su una panca gialla, in una stanza con una linea gialla dipinta sul muro. Una foto stupenda… faccio notare ad Alex che “se l’avessi fatta io” (presunzione pura?) avrei tolto una cosa che si vede sul soffitto; ma la risposta -sorridente- è chiara: “Che stia li. Io non uso Photoshop”.
Alex Ruffini: lo incontro, lo ammiro, lo ascolto, ci parlo. Un rocker puro, uno che ama l’hard rock in modo essenziale. Sempre sorridente…. occhi e bocca sorridenti. Alex sembra sotto l’effetto di uno stupefacente unico, il quale probabilmente è il suo valore artistico, il suo saper canalizzare dentro un obiettivo tutta l’essenza, la forza, l’energia del soggetto… riuscendo ad imprimere sulla pellicola anche la musica, anche il suono, la distorsione, il ritmo, l’esaltazione del pubblico.

Alle bands emergenti: dimenticate quegli scatti fatti da vostra sorella o la vostra fidanzata con la fotocamera compatta. Visto che investite del denaro per cerare di emergere da un mare di gente che vuole emergere come voi, forse è il caso che pensiate un po’ di più alla vostra immagine, a cosa deve rimanere per sempre, quando il concerto è finito, quando la musica è cessata, quando l’impianto HIFI viene spento, l’MP3 cancellato, il vinile rigato, il CD appeso come elemento decorativo.

Cosa resta? Cosa resta di voi? Della vostra arte? Una schifosissima selfie che evidenzia quanto triste sia la scena che vi circonda?

Date valore alla vostra bellezza di oggi. Alla vostra immagine rock di oggi. Prima che il tempo la distrugga, la corrompa. Prima che l’oblio vi ingoi, si rubi la vostra carriera, che vi spinga a smettere e a tornare a vivere vite qualunque, normali, anonime.

Che tutto finisca domani o che diventiate rock star planetarie, non è importante: i suoni si attenuano. Ma le immagini rimangono. Finiscono sui libri, sapete?
Possono durare ben oltre la vostra stessa vita. Forse… le immagini sono eterne.
Decidete voi. Dovete decidere cosa del vostro presente, cosa della vostra luce volete consegnare nelle mani severe dell’eternità.

E’ innegabile che la vostra arte, il rispetto che pretende, ha bisogno solamente di altra arte. Arte che espande, avvalora, rende eterni. Come quella di Alex.

(Luca Zakk)

Info: clicca qui

Facebook Alex Ruffini: clicca qui

Sito Alex Ruffini: clicca qui