Ci sono persone, in qualsiasi ambiente musicale ci si trovi, che semplicemente ‘suonano uno strumento’. Possono essere più o meno brave, più o meno tecniche, con un orecchio più o meno addestrato per la melodia. Ce ne sono altre invece che amano la musica, tengono a lei tanto da volerla conservare, coltivarla e portarla avanti nel tempo, come si tende a conservare un fiore raro in una teca: è fragile, eppure maestoso. Ti sforzi di mostrarlo a quante più persone possibile affinché il messaggio che porta, qualunque esso sia, raggiunga tutti indistintamente. Questo genere di persone non sono necessariamente bravi musicisti o addirittura nemmeno sanno suonare. Magari son solo appassionati di musica.
Immaginatevi ora che una persona amante della musica sia anche un esperto musicista, tecnicamente preparato e con quella passione sfrenata che dona spontaneità alle cose. Chiamatela fortuna, chiamatelo caso, insomma dategli il nome che vi pare ma nel momento in cui Massimiliano Callegari e Davide Rossato si sono imbarcati nel progetto che son qui per introdurre, una serie di congiunzioni favorevoli si sono allineate. Inutile dare mostra di credenziali varie, diciamo pure che uno suona la chitarra, l’altro le percussioni. E tanto vi deve bastare perché la musica proposta, ossia brani più o meno famosi dei Metallica, fa parte di quelle rare sonorità capaci negli anni di trascendere i generi e diventare letteralmente musica di massa. Non a caso i Metallica sono forse l’unico gruppo propriamente metal ad aver raggiunto il grado di rock star. Complice l’osannatissimo ‘Black Album’, i quattro americani sono bene o male finiti nelle orecchie di tutti nei primi anni novanta grazie pure all’aiuto dei media. Anche se va detto che comunque erano già delle leggende con i lavori precedenti, seppur relegati nel settore della musica pesante. Io me lo sono chiesto negli anni del perché di questo successo, del perché per esempio loro si e gli Iron Maiden no, ma è stato solo di recente che l’arcano mi è stato svelato proprio dal chitarrista di questo particolarissimo progetto. ‘Metallica Revealed’ è una sorta di concerto, ma mi sembra restrittivo definirlo solo un concerto. Ecco, è più che altro una serata di cultura. Sui Metallica, sul metal e poi anche sulla musica in generale, sulle liriche e sul loro ruolo in una canzone… Insomma, mi sembra ora abbastanza evidente del perché fare una eccezione alla regola del sito e pubblicare qualcosa riguardante una cover band, proprio perché qui non si parla solo di Metallica, ma di cultura musicale in generale. ‘Metallica Revealed’, dicevamo.
I musicisti coinvolti usano alla base una formula rodata, ossia quella di proporre alcuni dei brani più rappresentativi dei ‘tallica in versione acustica. Voce, chitarra acustica e percussioni. Ormai non conto più le volte che ho visto il duo esibirsi e devo dire che ogni volta la serata è sempre stata piacevole, rilassata e tranquilla, in cui puoi gustarti una musica riprodotta nella sua veste essenziale, senza effetti e distorsioni alcune. E ogni volta ragiono sul come caspita canzoni metal possano funzionare così bene nella loro controparte non elettrica… Ma la sera di cui questo report è testimonianza è stata un po’ diversa dalle altre. Intanto una parentesi per il locale. Il posto è davvero bello e caratteristico, il concerto si è svolto in una sorta di grande soppalco e ha permesso agli spettatori di godersi un’esibizione intima, immersa nel legno del tetto travato illuminato dalla fioca luce del locale. Aggiungiamoci la qualità dei prodotti serviti e il calore del personale, specie del gestore… Insomma, un posto da provare. Ma torniamo a noi. S’era detto della particolarità della serata in quanto alla coppia di musicisti è stata aggiunta un’attrice con il ruolo di interprete di alcuni testi di altrettanti brani (dodici per l’esattezza) dei Four Horsemen. Si badi bene, ho detto interprete e non narratrice, lo sottolineo non a caso. L’idea alla base è semplicissima: introdurre ogni brano con la recitazione della traduzione del testo dopo una breve introduzione che contestualizza lo stesso, seguito poi dal brano proposto in acustico dai due musicisti sul palco. Semplice no? Mica tanto, in realtà. Il perché del progetto, me lo ha ben spiegato Callegari prima del concerto. Lui si era accorto che spesso alcuni gruppi puntano tutto sulla musica e tralasciano le liriche quasi a usarle solo come riempitivo, con il principio che ‘basta che suonino bene nella canzone’. Cosa che invece non aveva riscontrato nei Metallica, capaci a suo dire di costruire dei testi ragionati e, cosa più importante, portatori di un messaggio ben preciso una vola contestualizzato. E devo dire che dai brani proposti ne ho rivalutato enormemente alcuni ma anche i Metallica stessi.
Lo scopo del concerto era far conoscere i Metallica, non solo la loro musica, con l’obiettivo quindi di farli vedere non solo come gruppo ma come artisti in senso lato. Obiettivo centrato, per quel che mi riguarda. Una serata stupenda, in cui sono stati i testi hanno ad assurgere al ruolo di protagonisti e non la canzone in sé. Tra l’altro, come si diceva prima, stiamo parlando di testi mai banali e per nulla scontati dove ognuno di noi vi si può almeno in parte immedesimare. A me ha colpito tantissimo la traduzione di ‘Bleeding Me’ e ‘Mama Said’, due canzoni colpevolmente sempre snobbate dal sottoscritto. Un concerto sentito, anche e soprattutto da chi l’ha eseguito. Chiara, l’attrice che ha recitato i testi ha calzato il suo ruolo alla perfezione, tramutando le liriche in racconti, le strofe in emozioni, i ritornelli in morali. E’ alla fine di serate come queste che allora capisci perché proprio i Metallica. Come ha detto Davide: la potenza delle canzoni degli americani sta nel fatto che hanno un’anima, una struttura solidissima frutto della passione musicale fuori dal comune di questi musicisti, un’anima che persevera nel pezzo anche quando lo si spoglia e lo si riduce ai minimi termini per mostrarne l’essenza. Ecco che la serata non è stato un tributo ai Metallica, non solo. E’ stata una serata omaggio alla musica e a tutto quello che può muoverci dentro.
(Enrico Burzum Pauletto)