(High Roller Records) Gli Ostrogoth sono una band fiamminga che nasce verso la seconda metà degli anni ’70 e allora si fregiava di altri nomi e solo nel 1980 passa a quello che li ha resi noti ai più. I belgi iniziano a incidere demo tape per presentare il loro heavy metal che presto incarna lineamenti che saranno poi rintracciabili nel power metal. La High Roller Records ristampa con un’opera di rivisitazione dei suoni con una pratica di rimasterizzazione il primo EP pubblicato dagli Ostrogoth nel 1983 e dal titolo “Full Moon’s Eyes”, nonché il secondo album del 1985 “Too Hot”. C’è anche un terzo e ultimo album degli Ostrogoth, “Feelings of Fury” del 1987, infatti l’anno successivo la band interromperà le attività, riprendendole poi saltuariamente negli anni 2000.
Registrato in un piccolo studio delle Fiandre Occidentali, cioè a Kuurne a ridosso di Kortrijk, la band incide i suoi primi pezzi o almeno i più recenti e definiti: “Full Moon’s Eyes”, “Heroes Museum”, “Paris By Night” e “Rock Fever”. La band registra tutto quanto tra il venerdì del 25 marzo del 1983 e la domenica del 27, con l’aiuto del tecnico di studio Fritz Valcke che poi mixerà anche il tutto. La copertina è un’opera del biker Gino De Wit, amico del batterista degli Ostrogoth Mario Pauwels. La band deciderà di pubblicare l’EP in pura autonomia e attraverso il proprio canale fondato per l’occasione, la Ostrogoth Records e in sole mille copie. Qual’è la valenza di questo lavoro? Certamente il perfetto equilibrio tra un ardito heavy metal spesso di connotazione NWOBHM ma diverse parti vocali e qualche scala e progressione che ricorda le impennate epiche del pronto a nascere power metal. Solo quattro pezzi e tutti coinvolgenti, melodici e di buon grado con un sound generale dannatamente anni ’80 ma verace nella resa. La High Roller vi aggiunge anche una bonus track, “Ecstasy and Danger” presa da un demo del 1983. I formati scelti sono i classici tre: vinile, cassetta, compact disc. Tornando alla pubblicazione di “Full Moon’s Eyes”, Alfie Falkenbach della Mausoleum Records udì la band su un programma radiofonico belga e andò a cercarla band per proporle la pubblicazione dell’EP attraverso la sua etichetta. Leggenda vuole che tempo addietro la stessa etichetta pare non fosse dell’idea che la band potesse essere pronta per registrare qualcosa. Invece oltre all’EP i belgi pubblicheranno con l’etichetta di Alfie Falkenbach il primo album “Ecstasy and Danger” nel 1984 e il seguente “Too Hot” l’anno successivo.
“Too Hot” è stato registrato a Bruxelles tra diverse session distribuite tra il 7 gennaio del 1985 e il 9 marzo dello stesso anno. Pare che la band in due giorni riuscì a terminare tutta la musica, mentre la voce di Marc De Brauwer non sostenne gli sforzi e per tanto il cantante dovette ritornare tempo dopo per completare le sue parti. “Too Hot” ha visto per la prima volta gli Ostrogoth lavorare con un produttore o almeno con qualcuno che fosse totalmente esterno anche allo stesso studio di registrazione e per scelta dell’etichetta. Arrivò un giovane tedesco, Alex Gietz, a conoscere la band già nel 1984 e ascoltando i brani diede una serie di suggerimenti e vere e proprie modifiche che tracciarono un percorso catchy per alcune di esse. In effetti “Too Hot” suona a tratti, per alcuni pezzi specifici, come un album tra hard and heavy e l’heavy metal, c’è infatti un retroterra hard rock/power rock nei pezzi che si discosta parzialmente dal sound delle prime origini dei belgi. “Too Hot” risulta comunque convincente, trascinanti in alcuni momenti e tipici dell’ondata britannica di stampo Iron Maiden e Judas Priest e con un buon parco assoli che lascia fiammeggiare le chitarre elettriche. L’album si doveva intitolare “Don’t Point Your Finger”, c’era anche l’idea per una copertina che fosse una foto con la band nei propri abiti di pelle al tavolo di un ristorante, circondata da altri tavoli con clienti in abiti distinti. Non se ne fece nulla. Anche “Too Hot” è stato rimasterizzato da Patrick W. Engel e partendo dai nastri originali. Il lavoro è davvero interessante. Ogni strumento ha il suo spazio nello spettro sonoro. Cassetta, vinile e compact disc i formati scelti dalla High Roller Records per questa ristampa.
(Alberto Vitale)