I Ramones componevano canzoni impulsive che dal vivo avevano una dannata fretta di essere suonate.
Quindi, in loro onore, la farò molto breve.
La domenica sera di solito è il preludio di una settimana lavorativa. Ma a qualcuno non frega un cazzo.
(One, two, three, four…)
La TV e le sue cazzate, cose popolari per la gente media dalla mente ovvia, poi, rinchiudono in casa. Perfetto. Non trovo traffico andando verso il Grind House.
(One, two, three, four…)
Arrivo e ci sono tre bands. Ed il locale è pieno. Anche con gli opener. Ovvero questi Seddy Mellory. Ignoro chi cazzo siano, però rompono culi, devastano, riscaldano. Ed il bassista (e frontman) ha questo giubbotto logoro con una toppa che dice “Bassist”, giusto per quelli che (ancora) confondono bassi con chitarre, o batterie con xilofoni (ma qui, tranquilli, di xilofoni manco l’ombra). Poi, non so come, ma alla fine mi trovo in mano questo loro vinile dal titolo interessante: “Urban Cream Empire”, che io continuo a leggere come “Urban CreamPIE Empire”. Ci sarà un motivo.
(One, two, three, four…)
Poi c’è Lester. Lester Greenowski. Manco questo rientra nelle mie conoscenze, ma sul palco spacca tutto. Devasta tutto. Punk puro, privo di immagine, privo di rispetto, privo di regole. E, con immenso piacere, vedo che al fianco di questo devastato ci sono due mie note conoscenze: la bassista di Cellulite Star e Cruenta Lacrymis da una parte e, dall’altra parte, il Maestro Dolzan dei Silver Addiction, con le sei corde. Qualcuno potrà capire che in questo io ci vedo la definizione dell’immortalità. Se non la capite… non importa, davvero.
(One, two, three, four…)
Infine arriva Richie. Ero li per vedere lui, ma mi vedo una band completa, devastante, paurosa, esplosiva. Le canzoni sono così veloci che quasi fatico a riconoscerle (poi, aggiungiamoci che -giustamente- le mie condizioni psicofisiche erano precarie…). Sono in quattro sul quel palco. Ma ci sono due cantanti, due batteristi, due chitarristi ed una bassista. Manco della matematica hanno rispetto!
(One, two, three, four…)
La gente è fuori di testa. Alcol a fiumi. Disastro totale. Richie, ad un certo punto, lancia microfono completo di asta al pubblico… che ne facciano ciò che vogliono. Chi se ne frega, tanto anche se lo rompono (e l’hanno rotto) è l’ultima data del tour.
(One, two, three, four…)
Il Grind House era più Grind House del solito quella sera. Qualcuno mi ha detto che “è il super potere della musica dei Ramones”.
Vero.
Ma io ci vedo dell’altro.
Non era un concerto di un ex-Ramones con un pubblico di fans.
Era una festa dove un invitato speciale, Richie Ramone (e seguaci), ha deciso di fare un po’ (più) di casino.
E per dar vita ad un evento del genere, un evento che non è più solo un concerto -piuttosto una congrega di amanti del rock’n’roll- serve il posto giusto con l’organizzazione giusta. Serve l’atmosfera giusta.
E nel nostro paese ci vogliono i coglioni per mettere in piedi… e tenere aperti posti del genere.
(One, two, three, four…)
Ed io ne conosco solo due. Di solito mi ubriaco con i gestori. Così poi non ricordo un cazzo e mi risparmio la tediosa scrittura dei report.
Chelly, Roby. Brutti animali. Questa era per voi.
(Luca Zakk)