Ritchie Blackmore è uno dei musicisti che mi ha maggiormente colpito. I motivi sono tanti e comunque il valore di questo chitarrista è indiscutibile. Credo che Ritchie abbia allevato il rock, quello partorito dal blues e facendolo crescere, rendendolo adulto e maturo, inoltre è anche colui che ha preso lo stile selvaggio di Hendrix (Jimi ne era ammirato) e lo ha educato, scolpito, manipolato nel suo verso. Un atto servito da esempio a molti. Vedi Malmsteen.
Jerry Bloom è uno dei tanti a cui la musica gli ha dato un mestiere, quello del giornalista, mentre Richard Hugh Blackmore gli ha fornito lo spunto per la fanzine More BlackThan Purple e, dopo diversi anni, questa biografia non autorizzata, come recita il sottotitolo e in uscita per Tsunami Edizioni.
Bloom ha affrontato i diversi aspetti della vita del “The Man In Black”: la gioventù, dove oltre a fermarsi come musicista divenne poi anche padre e marito e subito dopo divorziato e poi risposato con una spogliarellista tedesca. Una gioventù che lo ha avviato verso il divenire un nuovo fenomeno della sei corde, con i Deep Purple prima, e i Rainbow poi e fino ad arrivare ai giorni nostri.
Poteva essere semplice raffigurare il musicista passato attraverso capolavori immortali, come “Deep Purple in Rock” per citarne almeno uno, e protagonista di innumerevoli e succulenti aneddoti, più complesso avrebbe potuto essere l’autore il profilo della personalità, del carattere.
Non un tipo semplice Blackmore, non uno che riesce ad esserti simpatico da subito. Sono celebri le sue dipartite dai Deep Purple, i contrasti con i colleghi della band e di altre. Causa un orgoglio smisurato, ma anche l’indole a fare scherzi e burlarsi del prossimo e infatti a quanto pare il nome Deep Purple sembra lo abbia inventato lui, mentre inscenava una serie di risposte farlocche durante un’intervista.
Bloom ha voluto essere semplice nel riordinare gli eventi cronologici della vita artistica e personale del chitarrista, descrivendola con i dovuti richiami storici, fatti inseriti al momento giusto e riportati attraverso dichiarazioni di prima mano, veraci. Tutto ciò offre una sufficiente parvenza di questo chitarrista geniale, abile compositore e tanto risoluto. Questa è la dote che si riconosce immediatamente in Ritchie. La sua determinazione è stata, ed è ancora oggi, la sua forza. Una determinazione che appare agli altri inspiegabile, per gli atteggiamenti, oltre che ostinata, ma è questo ciò che lo ha portato ad essere il “The Man In Black”. Ovvero un grande.
Jersey Bloom costruisce una narrazione nella maggior parte dei casi lasciando parlare personaggi che hanno vissuto i fatti di Blackmore (l’autore in passato lo ha anche incontrato), ottenendone un resoconto che parla dell’uomo e non strettamente del personaggio. L’aspetto umano e la sua interazione con gli altri e nell’affrontare gli eventi. Questo è ciò che delinea Bloom. Si, c’è anche la musica, ma quella, è ovvio, va vissuta principalmente solo attraverso i tanti lavori di Blackmore.
(Alberto Vitale)