Pezzo tratto dall’ultimo numero della fanzine “Nessuno Schema”. Un vero volume, un libro a tutti gli effetti e non una mini risma di fogli. Il padre di “Nessuno Schema” è Claudio Canclini, uno che vive la musica, la sente e la traduce attraverso un tono ironico.
Claudio ha stilato, tra i tanti contenuti della ‘zine, una serie di recensioni-ricordi su alcuni album fondamentali, per lui e per noi tutti.
SAMAEL – “Worship Him” (1991)
Una sera di inizio primavera verso la fine degli anni novanta uscii con una ragazza di un paese vicino al mio. Prima di quella sera la conoscevo solo di striscio, ma avevo avuto un sospettone che troverà poi conferma, per cui mi presentai apposta vestito nella maniera che segue: scarpe nere, jeans neri, maglione nero e giubbetto sintetico sempre nero su cui mia nonna aveva pazientemente cucito anni prima le seguenti toppe: Celtic Frost (il logo con le ali demoniache), Venom (quella delle Venom’s Legions con un eloquente 666), Mayhem (il logo classico con le due “m” che si allungano a formare due croci capovolte) e soprattutto un pentagramma rovesciato (una toppa di matrice satanica che mi aveva spedito in omaggio un tipo dagli States). Ci sediamo in un bar, tolgo il giubbetto e lo metto sulla panca dove, casualità o meno, rimane in bella vista quest’ultima toppa. Dopo qualche convenevolo di circostanza la tipa fissa l’immagine del pentagramma e mi chiede candidamente “sei un adoratore del demonio?”…occhio, non “sei un satanista?” o “credi in Satana?”, no, proprio questa domanda ad effetto, se sono un adoratore del demonio. A me vien da ridere, mi immagino in una notte di dicembre in un cimitero di campagna, a cavallo di una bara a bere un intruglio di sangue, sperma e peli del culo (citando dalla column in tema che scrisse il mio ex collega Marco su ‘Nessuno Schema’ # 7, all’epoca uscita da un paio di annetti), il classico stereotipo dell’adoratore del demonio da fumetto e da film di serie z, e, un po’ spiazzato, rispondo “beh, no, sono un adoratore del Chino Recoba se devo dire la verità!”. Ma la ragazza pare non aver sentito la mia battuta calcistica e insiste sull’argomento demoniaco, dicendo anche che i satanisti però sono soliti indossare giubbotti di cuoio; e a me viene in mente quel pezzo dei Running Wild con la tamarrissima strofa “even Satan wears leather, our souls to him forever” (che avessero ragione i tedesconi?), e poi penso al mio socio Abele e al fatto che i suoi genitori, ferventi comunisti, non volevano che lui indossasse il chiodo, considerato un capo d’abbigliamento da fascisti. Scaccio dalla mente l’immagine di un demone in giubbotto di pelle nell’atto di fare il saluto romano e le spiego un po’ la mia posizione a riguardo, cioè quella di essere ateo, ma di avere una certa passione per il cosiddetto lato oscuro delle cose e soprattutto per il black metal. Faccio un po’ il figo citando Aleister Crowley e Anton LaVey e sproloquiando di luciferismo, occultismo e satanismo di stampo medievale, finchè la ragazza mi dice, sempre con fare candido, “sai, io sono una catechista”. Non nego che, vedi sopra, avevo avuto qualche sospetto sul fatto che la tipa fosse una cattolica molto praticante (da lì l’abbigliamento all-black da satanista da fiction-tv e il giubbetto da black-thrasher di provincia), ma non fino a questo punto! No, penso, così non ce la faccio, è troppo! Ed entro nuovamente in un trip allucinogeno: alla mia sinistra si materializza Inox con un fiammante completo da diavoletto con coda triangolare, corna e forcone di plastica (come in effetti il nostro si presentò in occasione di una festa di carnevale dei primi anni novanta), alla mia destra appare Fabio Bonelli (oratoriano e credente) vestito da angelo con tanto di aureola, parrucca di riccioli biondi e rosario in mano. Inox mi punge col forcone e mi dice “porcodio, mandala affanculo! alzati ed esci cantando ‘In league with Satan’ dei Venom, marciando col pugno al cielo!”, il Bonello con voce agnellata mi dice “no, è una brava ragazza ed è pure carina, cerca di conoscerla meglio e passa oltre a questa storia del catechismo”. Non so a chi dare retta fra i due, guardo Inox e lui mi rimanda un ghigno satanico, guardo il Bonello e lui congiunge le mani in segno di preghiera e mi fa un cenno affermativo col capo. Non so che fare, quando sento una mano che mi picchietta sul collo, mi giro e vedo il Bassman vestito da Bassman, cioè occhiali scuri, sigaretta all’angolo della bocca, chiodo come quello di Bruce Springsteen sulla copertina di “Born to run”, maglia a righe bianche e blu da marinaio, jeans e stivaletti a punta, che mi dice “socio, adesso fai il signore, continui la serata, controlli la situazione, te la scopi, la riporti a casa e poi non la chiami più, tanto lei non chiamerà mai più te”. E sarà esattamente quello che farò e che succederà (ad eccezione della parte ‘te la scopi’, ovviamente… Si dice che ‘le figlie di Maria son le prime a darla via’, agli altri immagino…).
(Claudio Canclini, da “Nessuno Schrema” nr. 10)