Sabato mattina. Ore 11:00. Mi sveglio, o forse esco da uno stadio post-mortem. Che è successo? Dove sono? Ci vogliono alcuni minuti prima di riprendere conoscenza.
“Tease me…”
Ho bisogno di un’aspirina. Forse due.
“Please Me…”
Una mi va di traverso, quasi muoio soffocato…
“It’s a wonder that I’m still alive!”
Non ci credo! Torna la memoria. Assurda nuova connessione del cervello temporaneamente non raggiungibile. Cazzo: gli SCORPIONS! Storia. Ho visto un pezzo di storia. Un capitolo di storia del rock che per una ragione o per l’altra non avevo ancora “studiato” dal vivo.
Flashback: settimane fa mi rendo conto che al fantastico Hydrogen Festival a Piazzale Camerini di Villa Contarini (Piazzola sul Brenta) ci sono gli Scorpions! Hey, quello è un evento stupendo che ogni anno porta grandi artisti (in passato in quella location ho visto molti concerti tra i quali quelli di Whitesnake, Europe, Motorhead, Dragonforce, Cathedral).
E questa volta, ancora una volta, il festival propone una band speciale, non una qualsiasi. Proprio gli Scorpions, i mitici Scorpions! Quelli che solamente con gli albums del decennio 80-90 hanno scritto una pagina indelebile del rock, del metal… conquistando pubblico heavy e non. Pura leggenda! Ed io? Beh, non posso mancare. Non devo mancare. Non voglio mancare. Impossibile mancare!
La sera del concerto arrivo in zona. L’accesso alla città e facile. Rimango ancora una volta stupido di come sia possibile organizzare con tale efficienza ed armonia un simile evento (era un Venerdì… il Lunedì ci aveva suonato Robert Plant… la settimana prima Massive Attack). Non sto parlando di una metropoli, non siamo a Milano. Questo è un paesetto di provincia, con chiesa e piazza centrale, bar sport e mini market.
Ma questa piccola città di trasforma e con essa i suoi (cordiali) abitanti. I parcheggi a pagamento sono ricavati ovunque… nei vicoli, lungo le vie storiche, lungo le stradine cieche delle nuove villette a schiera, dove di solito uno ci passeggia il bimbo col passeggino, in quanto non circolano mai veicoli; peccato che in una serata rock circoli follia ed esaltazione… non certo compatibile con la ninna nanna delle otto di sera… Ma l’organizzazione è pazzesca, curata, intelligente, con una viabilità creata dall’impossibile e…. funzionante! Arrivo alle 21, parcheggio immediatamente e in 5 minuti a piedi (forse meno) mi ritrovo dentro la venue. Efficienza massima. Punto.
E pensare che i nubifragi di una estate con i connotati di Novembre hanno cercato di minare il festival in tutti i modi… specialmente con i Massive Attack, generando lamentele assurde da parte dei fans i quali, invece di ricercare il godimento in una serata assurda, passano il tempo ad esporre lamentele del cazzo sui social networks, denunciando che le porte si sono aperte in ritardo. Si sarebbero comunque lamentati, in caso di incidenti, per mancanza di sicurezza provocata dal maltempo. Forse manco hanno visto il concerto… dovevano aggiornare lo stato… e fare “mi piace” chissà a cosa.
Ma nessuno calcola, o semplicemente pensa, cosa vuol dire impaccare diverse migliaia di persone dentro un’area delimitata, garantendo sicurezza e divertimento per tutti? Evidentemente no. Ed io non capirò mai il genere umano, come non capirò perché sulla pagina facebook dell’evento ci sono critiche che personalmente reputo infondate: praticamente gente che non sa che cazzo fare ed infesta il mondo virtuale con lamentele su prezzi della birre (ed allora non bere!), prezzi delle pizze (portati la roba da casa!) o l’organizzazione assente (ah, ok, e chi avrebbe portato lì gli Scorpions? Chi ha attaccato la spina per accendere il bellissimo palco?). Forse sto (s)parlando di gente che non è mai stata ad un concerto… e non sa come funziona? Se ne stesse almeno zitta (anche elettronicamente!).
Ma è storia passata. Nella serata dedicata agli Scorpions, per fortuna, il meteo ha avuto pietà di noi mortali… ed io arrivo (affamato ed assetato) mentre gli H.E.A.T. sono già sul palco. Ottima la performance degli Svedesi, professionale, coinvolgente… il singer è una autentica prodezza, ed il pubblico pronto ad osannarli era già molto numeroso, cosa non sempre garantita agli opener di un act mondiale come gli headliners.
Pubblico in delirio, eccitato… ed estremamente variegato, sia per tipologia che età. Vedo ragazzini e ragazzine minorenni, qualcuno ha portato il bambino di un paio d’anni di età (l’educazione prima di tutto!), vedo rockers datati. E tutto ciò che sta nel mezzo. E’ l’essenza trans-generazionale del rock. E’ esattamente dove voglio essere. Non desidero altro.
Ma in questo evento c’è un dettaglio extra: durante il cambio di palco, uno sguardo attorno, mentre cala l’oscurità della notte, e si vede -oltre alle solite cose che si vedono ad un concerto- la stupenda cornice di Villa Contarini, un gioiello architettonico ben conservato, meravigliosamente illuminato, un altro esempio del tesoro che celiamo in questo paese.
Klaus e compagni arrivano sul palco e scoppia il boato. La gente li adora letteralmente. Un palco monumentale offre spazio ampio alla band ed una visibilità ampia da tutti gli angoli, da ogni distanza… mentre il suono è semplicemente perfetto. La set list è da urlo. Credo sia la prima volta in vita mia che assisto ad un concerto di questo livello, e la band suona esattamente tutto ciò che io voglio sentire. Sarà che è il farewell tour e devono chiudere in bellezza? Forse. Ma quei cinque sul palco non sembrano molto orientati alla pensione. Forse la voce di Klaus Meine non è più quella dei tempi di “Blackout”, ma la differenza è minima (e forse percepibile solo da un intenditore) … considerando anche che questo rocker ha 66 anni suonati. Quello che invece non dimostra i suoi 65 anni, è Rudolf Schenker. Non sta fermo un secondo, è scatenato, indiavolato… sempre nascosto dietro i suoi famosi ed appariscenti occhiali da sole.
Noi, nel mezzo del casino, eravamo in pura adorazione. Si crea una specie di alleanza, di cameratismo della pazzia e dell’esaltazione. Gente di età e idee diverse, provenienti da posti diversi, gente che non si conosce diventa -tutto ad un tratto- una sola essenza coordinata da un’amicizia anonima ma sincera, scandita dai riff della band. Amo queste cose!
La set list, come dicevo, è stata leggendaria. La gente cantava, cantavano tutti. Una fusione di menti unica, una cosa che si vede solo con i grandi artisti, ed i grandi concerti. La grande musica.
Pezzi recenti, come “Sting in The Tail”, sono ampiamente conosciuti da tutto il pubblico. Io personalmente mi esalto con varie canzoni, tra queste “Tease Me Please Me” che varamente adoro in maniera assurda. “Blackout” crea il massacro, e questa band di “nonni rock” la suona con una furia spietata. La ballad per antonomasia, “Still Loving You”, è un momento intenso per tutta la venue, mentre “Wind of Change” innalza il livello spirituale: la presentazione di Klaus, perfetta, e la canzone … un pezzo vecchio, ma eterno… senza tempo, una hit con quel profondissimo significato umano e sociale. Una canzone maledettamente attuale. Anche oggi.
Il finale è un augurio. Sarà un vero farewell tour o no? Non lo so, ma spero vivamente ci abbiano mentito. Spero facciano il farewell atto secondo. Ma che ci sia o meno una prossima volta, qualsiasi cosa riservi il futuro, il nostro, quello della band, il mio, il tuo, il loro, quello degli altri… è tutto da prendere come viene, c’è solo da gridare: “Here I am, rock you like a hurricane!”.
Un evento memorabile.
Set List:
- Sting in the Tail
- Make It Real
- Is There Anybody There?
- The Zoo
- Coast to Coast
- Loving You Sunday Morning
- The Best Is Yet to Come
- Send Me an Angel
- Holiday
- Raised on Rock
- Tease Me Please Me
- Hit Between the Eyes
- Blackout
- Six String Sting
- Big City Nights
- Still Loving You
- Wind of Change
- Rock You Like a Hurricane
(Luca Zakk)