Serata dedicata all’hard rock quella di sabato 19 maggio 2018. Questa volta, a calcare le assi de La Base spetta agli Skid Row. Per me è stato un sogno che si è realizzato, visto che seguo la band capitanata da Dave “The Snake” Sabo sin dagli esordi. Avevo undici anni quando ho visto in televisione il video di “Youth Gone Wild”, e da quella volta ho sempre sognato di vedere la band dal vivo. Per un motivo o per un altro non sono mai riuscito ad andare ad un loro precedente concerto, così, a distanza di quasi trent’anni mi trovo emozionato a trovarmeli davanti. La serata si è rivelata fantastica sin dall’inizio, grazie all’alta qualità delle band di supporto. Tocca ai Siska l’onore e l’onere di aprire le danze. La formazione vicentina guidata dal virtuoso della chitarra Mattia Sisca, offre una prestazione più che buona, con il loro hard rock diretto e potente, impreziosito da assoli di scuola malmsteeniana ed ottime melodie. I ragazzi si muovono sul palco con disinvoltura, e la prestazione dei musicisti strappa applausi convinti tra il pubblico che alla spicciolata comincia a riempire il locale. Dopo un breve cambio di palco, è la volta dei piemontesi Nastyville, autori di un glam molto coinvolgente, tanto che il loro nuovo disco “Glam Candy” sta riscuotendo un buon successo tra gli amanti del genere. Il loro show è diretto e sfrontato, forti di un frontman come Mark Evil Lee, dotato di una timbrica che ricorda un po’ quella di Vince Neil. Arriva poi il momento dei Dirty Thrills, con il loro rock dalle sfumature moderne alla Queens Of The Stone Age, ma dalle corpose radici blues. La band londinese sciorina il proprio repertorio calamitando l’attenzione della folla con il loro sound ipnotico e selvaggio allo stesso tempo. Verso le 22:45 si presentano finalmente gli Skid Row. In tutta sincerità, ero rimasto perplesso dalla scelta di ZP Theart come frontman, forse perché non sono mai stato un grande fan dei Dragonforce, formazione nella quale militava il singer inglese. Sono bastati pochi secondi dell’opener “Slave To The Grind” per togliermi ogni dubbio residuo: sia come presenza scenica che come voce, il nuovo cantante si rivela essere una forza della natura, muovendosi con disinvoltura sul palco ed interagendo con il pubblico. La band dimostra di essere in forma smagliante e di divertirsi ancora a suonare. Basti pensare al lungo intermezzo strumentale durante “Monkey Business”, con Snake Sabo e Scotti Hill intenti a jammare, rendendo anche omaggio a Dimebag Darrell con il riff iniziale di “Cowboys From Hell”. La scaletta è spettacolare, incentrata sui primi due capolavori del gruppo. C’è anche spazio per la cover di “Psycho Teraphy” dei Ramones, cantata dal bassista Rachel Bolan e per “Get The Fuck Out”, non inclusa nella scaletta ufficiale. Una band in perfetta forma, per un concerto epocale, supportata da tre formazioni davvero all’altezza dell’evento. Una serata fantastica, che ricorderò a lungo.
(Matteo Piotto)