Sarà per una concomitanza di piccole cose, ma il 20 di novembre forse rappresenterà davvero una data importante nell’ambito metal perché forse sì, questa volta c’è stato un tour d’addio. Con ordine… la calata degli Slayer su suolo italico aveva registrato il tutto esaurito da un po’ di mesi, ecco che alle 16 son già all’esterno del Mediolanum Forum e di gente ce n’è già un bel po’.
Fauna pittoresca ed eterogenea, uno spettacolo nello spettacolo, generazioni diverse che si mischiano… Insomma, una massa da grandi occasioni. Sì perché questo, almeno stando a quanto dice Tom, è il tour con cui gli Slayer saluteranno per sempre i palchi… Con un lieve ritardo i cancelli finalmente si aprono. I controlli ormai diventati prassi e via dentro a carburare un po’, giusto per ammazzare il tempo.
Con una puntualità chirurgica alle 18.20 salgono sul palco gli Obituary. Li ho seguiti sovente live dai tempi di “Frozen In Time” e posso assicurarvi che una martellata come quella che hanno dato in questa occasione non l’hanno mai data. I fratelli Tardy hanno dato uno spettacolo semplicemente perfetto, suoni cattivissimi e volumi limpidi hanno scaldato fin da subito gli animi strappando spesso applausi scroscianti. Solo sei canzoni purtroppo, di cui solo una dall’ultima omonima opera. Grandi classici come “Slowly We Rot” e “Deadly Intentions” e altre due tratte da “Cause Of Death” hanno fatto letteralmente volare i minuti… Peccato davvero per il poco tempo a disposizione.
Giusto un quarto d’ora per cambiare la batteria e salgono su palco gli inossidabili Anthrax, purtroppo con non tanti minuti in più a disposizione rispetto ai connazionali. Probabilmente Belladonna ha fatto un patto col diavolo, non mi spiego altrimenti come faccia a cantare così bene alla soglia dei sessant’anni. Impressionante lui come il resto del gruppo, in gran spolvero. Sette tracce in tutto, di cui tre dal colossale “Among The Living”… Una scaletta diversa dalle solite, micidiale nell’esecuzione dal vivo. Musicisti con decadi di esperienza e amore per il palco sulle spalle trovano qui il proprio ambiente naturale e si vede/sente da subito. Inspiegabilmente il gruppo di Ian è stato messo in scaletta prima dei Lamb Of God… con buona pace di mister Blythe; dei suoni eccessivamente alti per il gruppo non hanno aiutato a salvare una performance un po’ sottotono rispetto agli standard ai quali il pubblico si è ormai abituato durante la serata. Sarà per il genere un po’ distante dagli altri gruppi in scaletta, sarà per il mancato pieno coinvolgimento della band, ma sicuramente la serata poteva tranquillamente fare a meno di loro…
Ore 21.25, ci siamo… le luci si spengono e l’evento inizia. Sulle note di “Repentless” termina l’intro e il sipario mostra una splendida scenografia, dove le spade incrociate del logo del gruppo sono sormontate da altrettanti getti di fuoco che vanno a formare un pentacolo. Ai lati, l’immancabile aquila… Il fonico per fortuna ci mette pochi secondi a sistemare il suono per una resa impeccabile fino a fine concerto. Si passa poi in velocità a “Blood Red”, una delle quattro estratte da “Season In The Abyss”, per poi saltare a “Disciple”. “Mandatory Suicide” esplode in tutta la sua ira mentre il pubblico comincia a capire che non ci sono molti spazi per le parole, le canzoni scivolano in velocità l’una dietro l’altra. Solo due le pause del bassista infatti, il resto è un puro muro sonoro. Bostaph con maestria preme sull’acceleratore in modo chirurgico, anche se il sottoscritto giudica inarrivabile il livello emotivo mostrato da Lombardo. Ormai Holt è definitivamente sul pezzo, un insperato erede di Hanneman, a cui i nostri dedicano alla fine un’intero sfondo del palco. Stranamente la formula dell’encore con le due mazzate finali, vale a dire “Raining Blood” e “Angel Of Death” viene stravolta e le due immancabili tracce sono inserite in un encore più ampio che aggiunge “South Of Heaven” e “Chemical Warfare”.
Un’esibizione da manuale, una voce superlativa, una formazione tecnicamente ineccepibile. L’idea di essere di fronte ad un tour diverso si sente, sembra che i nostri abbiano voluto dare tutto per salutare al meglio il pubblico.
Araya si accomiata con un malinconico “Mi mancherete”… Se questo è stato il loro ultimo concerto in Italia, non posso far altro che pensare lo stesso: “Slayer, Mi mancherete!”
(Enrico Burzum Pauletto)