Notte d’altri tempi al Grind House. Notte SENZA tempo. Notte immensa. Loro lo chiamano “Rock’n’All Stars”, ma non ci sono bands famose. Ci sono semplicemente bands vere. Il Grind poi apre tardi, i concerti iniziano praticamente il giorno dopo. Il rock’n’roll non è certo una cosa da orario del tè o per mattinieri. Sul palco aprono i dissacranti Simple Lies con il loro metallo un po’ heavy, un po’ rock, un po’ prog e scaldano l’ambiente con energia, tecnica, qualità ed una infinita simpatia. Il palco viene messo a dura prova, specialmente dal cantante, totalmente incapace di rimanere nello stesso posto per un tempo superiore al mezzo secondo… scarso.
Poi è il turno dei Reckless.
Cambia il ritmo, cambiano i colori.
Molti colori.
I colori di un’epoca mitica, di una moda eccessiva. Fantastica.
Mi sono chiesto molte volte com’era laggiù a Los Angeles negli anni ’80, quando tutto ebbe inizio. Mi immagino bands come i Motley Crüe agli esordi, impegnati nella nascita e crescita del successo. Mi sono sempre immaginato questi quattro ragazzi in un furgone scassato suonando ogni sera in un posto diverso, anche nel buco più malfamato.
Osservo i Reckless oggi e vedo la stessa cosa. Il successo? Quello può arrivare, ma l’importante è crederci, l’importante è proporre la propria musica, i propri gusti, il proprio look, la propria essenza.
Un pezzo dopo l’altro esaltano il pubblico, annientano il palco. Non sono punk, quindi magari non spaccano le chitarre, ma il batterista con una disinvoltura sconvolgente ha letteralmente incendiato il suo strumento.
Tra un pezzo e l’altro parlano, raccontano, dedicano, ringraziano ma, più di tutto, insultano.
Non amo le bands che chiacchierano troppo tra un pezzo e l’altro, ma -pensandoci- come saranno stati i Motley agli inizi? Cazzo vai su un palco davanti a 10, 20, 50, 100 persone. Non ti conosce nessuno. Sei vestito da puttana ed il pubblico non ci capisce un cazzo di nulla. Allora gli vomiti addosso riff travolgenti e refrain memorabili e, tra un pezzo e l’altro, racconti chi sei, sveli in cosa credi. E alla fine mostri il dito medio tanto a te non te ne frega una sega. Ed i Reckless sono uguali, ma non sono certo degli imitatori. Sono rockers puri, che credono in quel che fanno, che amano essere e non solo mostrarsi.
Sono la rinascita di una moda quasi estinta. Sono veri. Sono selvaggi. Sono sinceri.
E… sono anche giovani. Troppo giovani. Se invece di avere 20 o 30 anni ne avessero 50 o 60 -forse- le storie di devastazione, eccesso, droga… i racconti di concerti in arene, stadi, festival mostruosi… citerebbero questo moniker italiano a fianco dei suddetti Motley, dei Fastway (celebrati dai Reckless con la stupenda cover di “Trick or Treat”, canzone dove la voce di A.T.Rooster è perfetta!), degli W.A.S.P. e tanti altri miti hair metal anni ’80.
Ma questo è street metal. Parla di strada, parla di noi, parla dello schifo del giorno e dell’immensità della notte. I Reckess sono l’interpretazione moderna di questa dimensione, ne sono la versione più vissuta, più intensa e maledettamente reale!
(Luca Zakk)
Foto della serata qui.