Terzo appuntamento di questa invasione Italiana da perte dei Tygers of Pan Tang, prima degli eventi estivi che li vedranno tornare nel nostro paese. Ed io ho un problema: non li ho mai visti dal vivo! Non perdo l’occasione e mi aspetto di non essere l’unico bramoso di vedere questi rocker dall’isola di Pan Tang concepita da Moorcook.
Considerato il peso degli headliners, il pubblico è scarso… ma in Italia funziona così: forse un bill con ottime band ma non allineate come genere? Magari i Tygers che vagano spesso nella nostra patria e che già annunciati un gig open air questa estate? Magari una combinazione di cose che ha fatto si che l’evento perdesse quell’unicità che meritava, pertanto nonostante fosse un sabato sera, il pubblico non è stato certamente al livello che mi sarei aspettato (o che esigevo?).
Senza tanti complimenti aprono i Bullet Proof. Band giovane, esplosiva, capace di sputare in faccia al pubblico un heavy thrash di qualità, suonato in maniera impeccabile, con uno stage accattivante e, permettetemi, un bassista che finalmente ha capito perfettamente come si suona un basso in una thrash band!
Un po’ ‘lontani’ dal filone della serata, ma non si tirano indietro quando tocca a loro invadere il palco: i toscani Angel Martyr (ex Wraith’sing), non risparmiano nessuno grazie ad uno speed metal capace di lasciarsi andare verso lo sporco, brutto e cattivo tipico di bands come Motörhead.
Gli AxeVyper garantiscono al pubblico dell’heavy molto sporco, grezzo, un metallo al testosterone di quelli intramontabili, di quelli a base di spade ed ormoni. Con fierezza si mostrano al pubblico con una forza esagerata, anche grazie alla loro recente uscita “Into the Serpent’s Den” (recensione qui)
Ma la serata è dei Tygers of Pan Tang. Tra i più grandi esponenti del NWOBHM, sono ancora in circolazione grazie a Robb Weir, unico membro originale per un act che trova origine quasi quarant’anni fa! Età eterogenee tra i membri della band, ma sembrano proprio un gruppo di amici che hanno deciso di scuotere un po’ il locale, offrendo una set list poderosa, capace di sfiorare il passato, senza dimenticare un sacco di canzoni dal loro fantastico ultimo album omonimo (recensione qui).
Una band che sul palco si diverte e fa divertire.
Comunicativa, connessa con il pubblico, anche grazie a poderoso singer Jacopo Meille il quale, essendo italiano, si è permesso di scherzare con i fans, prendendo in giro i bands mates completamente ignari del significato dei dialoghi con il pubblico; Un front man con una voce naturale priva di limiti, potente, graffiante… cosa che Robb deve sapere bene visto che nella tumultuosa storia dei Tygers è proprio l’attuale singer il più stabile, il più longevo, essendo in line up da oltre un decennio. Craig Ellis, il drummer, è una forza della natura, precisione assoluta, uno di quello che potrebbe tenere in piedi un concerto rock suonando con qualsiasi cosa possa generare un qualsivoglia rumore quando viene percosso. Divertente il bassista Gavin Gray: potente, pieno di groove, con una presenza scenica letale, mentre il ‘bocconcino delle fans’ (parole di Jacopo”) Micky Crystal si dimostra una axe man unico sia da vedere, che da sentire.
E Robb?
Sto uscendo. Saranno le 2 del mattino. O forse più tardi. Ho la testa per gli affari miei, sono felice, felicissimo. Sto finendo il drink, ho la sigaretta pronta. Butto un’occhiata sul palco e vedo proprio Robb Weir. Da solo. Stava recuperando materiale scenico, pezzi, pedali. Lui. Non un roadie. Lui. Uno che ha fondato questa cazzo di band nel 1978 (molti di voi lettori non erano nati o erano piccini, come il sottoscritto). Lui, un uomo, alle porte del sessantesimo inverno, che ancora scrive musica e dopo aver resuscitato una band storica, continua ad intrattenere dal palco, gira l’europa, firma autografi, è gentile e disponibile con fans, rispetta e sollecita la (nostra!) fotografa in postazione (e lei ha ricambiato facendo si che la fotocamera non perdesse un solo del concerto!).
Robb. Certo, lo guardi e te lo aspetti allo sportello della filiale della banca, rinchiuso in giacca e cravatta troppo strette. E invece no. Lui non inganna vendendo finanziamenti campati su altri debiti… Lui è reale. È tutto così vero. Come la sua musica. Lui è li, ancora sul palco, con una energia esplosiva inarrestabile.
Jacopo, durante lo spettacolo, lo ha definito nel modo migliore: “He is THE man”.
(Luca Zakk)