Ho un nuovo hobby. Vedere i concerti in modo alternativo. Sapete, non ho più vent’anni (nemmeno trenta) e di concerti ne ho visti moltissimi. Alcuni li ho visti, altri li ho vissuti, di molti altri non mi ricordo nulla (ho la matrice del biglietto, ricordo vagamente di esserci andato, ignoro cosa sia successo e come io sia riuscito a tornare a casa). Ma grazie al fatto che scrivo le menate che, come questa, state leggendo, mi si è aperto un nuovo canale. Finisco nel backstage. Atterro onstage. Mi insinuo nel tour bus. In mezzo ai fotografi. Non faccio file. A volte nemmeno pago l’ingresso. Arrivo in orari nei quali i tipi delle band sono ancora li a mangiare pizze e sono disposti a chiacchierare, senza trucco, con “quelli del giro”. Il vero vantaggio è che annovero tra i miei amici personali personaggi che per molti, come per me un tempo, erano idoli, figure mistiche, soggetti irraggiungibili. Le cose che i fans adorano, venerano. Coloro che vivono la vita assurda che ogni fans sognerebbe di vivere (comunque pochi potrebbero sopravvivere…). Vengo a sapere che sono in giro gli Shameless supportati dai Fatal Smile. I Fatal Smile sono svedesi, belli, fighi, cattivi. Ma se io avessi investito del denaro per farli andare in tour, forse, ora, li avrei uccisi. Per qualche ragione assurda la band molla (in corridoio girano voci impensabili… sembra che il chitarrista si sia mangiato il merch e quindi essendo la band pagata zero, non avevano più nulla da vendere ai concerti, creando un buco in bilancio tale da depennare dal budget pure il make up!). Ok, sei in tour con i Shameless, che son bravi ma non sono i Motley Crue… ma cazzo, oggi se riesci a fare un concerto con un minimo di gente, vendere due CD (ah, ma si è mangiato pure quelli!), e soprattutto non pagare per suonare, forse è il caso, se credi nella tua band, che tu scenda dal piedistallo sul quale ti ergi e ti adatti alla vita vera. No. I Fatal Smile sono fatali a loro stessi e mollano. Quindi qualcuno si muove e cerca una band tosta, con altrettanto makeup, disponibile. La prima band che mi verrebbe in mente sono i Superhorrofuck (che poi sono morti, come lo sarebbero i Fatal Smile se dipendessero da me), ed infatti sono proprio loro a prendere il posto dei nordici in due date Italiane a supporto degli tedeschi Shameless! Vedo l’evento e noto che c’è un allineamento astrale fantastico: non lontano da dove vivo, di sabato, e SONO LIBERO!! Ci vado! Contatto il cantante e mi rendo conto che si apre una occasione unica per il mio nuovo hobby: RESPONSABILE MERCHANDISING! La band che è stata contattata all’ultimo momento non ha nessuno che li aiuta, quindi mi offro e mi rendo disponibile, patetico eroe in difesa del metallo. La location è il GrindHouse di Padova. Piccolo, piccolissimo, ma dannatamente figo. Parlo con i proprietari, anche perché non conoscevo il posto, e mi rendo conto che sono gente vera, che ama ciò che fa, contro tutto e tutti. Mi chiedo se un posto simile attira gente, ma mi rispondo da solo: una fila di rockers, glammers, donne tirate ai confini del night club, coppie giovani, coppie meno giovani, singles, gruppi…. un tempio deviato per l’adorazione dell’unico vero dio: IL ROCK! Ad un certo punto mi trovo seduto sul palco a mangiare schifezze comprate in un fast food li vicino. Nella borsa non c’era la birra che avevo pagato, quindi molto incazzato (eh no, rubare la birra no!) mangio le mie fajitas. La band ha delle oscene cotolette di pollo da intingere in una salsa che sembra sperma. Al cantante dei SHF la cosa piace, mentre alla super sexy fidanzata del batterista (la ex del bassista, sono una band: condividono tutto!) ci guarda pensando: ma quanto checche sono questi? E se ne va a contrattare (?) con gli Shameless. Gli Shameless, appunto: band con una line up casuale, capitanata da Alexx Michael al basso, e con front man Stevie Rachelle dei Tuff. Stevie lo riconosco a malapena (diciamo che non ha più il look effeminato anni ’80, sembra piuttosto un camionista palestrato di un’epoca post atomica) e chiacchierando scopro, in quanto non lo sapevo davvero, che è un collega: è l’uomo dietro a Metalsludge.com. Diavolo, è un sito che io consulto! Diciamo che se mi arriva una band nel genere della quale non so che diavolo scrivere, nei casi in cui non so se mettere un voto 4 o 10, mi ricordo di controllare metalsludge per vedere cosa ne pensano da quelle parti. Tanto per farmi un’idea. Faccio a Stevie un’offerta che lui non può rifiutare: “Chiudi Metalsludge.com e vieni a lavorare con noi a Metalhead.it!”. Sto ancora aspettando conferma, ed il curriculum vitae (mica prendiamo cani e porci a caso noi!). I SHF sono in ansia. Mancano 10 minuti al concerto (ai quali ne sommiamo come bonus altri 50, decisi giustamente dall’organizzazione) e a loro servono 45 minuti per truccarsi. Li mando in backstage (uno stanzino soffocante) dove Alexx si sta passando la piastra a 200 gradi sulla capigliatura, innalzando la temperatura della stanza a livelli tropicali, e me ne vado al banco del merch. Non si vende nulla, zero. La gente non ha un soldo. Ma io da vero defender difendo le prelibatezze esposte dagli assalti delle borsette delle ragazze che si fermano allo stesso banchetto per pagare l’ingresso e fare la tessera del circolo. E cerco di controllare che nessuno si freghi la roba (come dicevo, la gente non ha soldi, ma è furba…). Alexx decide che ama i SHF. Non so se nel back stage vanno oltre i livelli platonici, ma il bassista cambia il suo look indossando una tshirt della band italiana, e fa i complimenti a Freak per la copertina: la copertina dell’ultimo disco dei SHF è infatti una figata immensa, e considerando che Alexx cura l’immagine degli Shameless, già mi immagino chi potrebbe disegnare la prossima cover per gli avventurosi tedeschi. Avventurosi? Si: niente roadies, nemmeno responsabili merchandising (il che vuol dire che con me, i SHF avevano qualcuno che gli Shameless non avevano, come le vere rockstar!!), e nemmeno immenso tour bus! Le automobili dei SHF sono più nuove e belle del furgone sgangherato degli Shameless!!!! Questo è vero rock’n’roll! Intanto il locale si riempie. Si vede benissimo che ci sono i fedeli. Infatti dopo i concerti, il rock continua senza sosta, e l’area concerti si trasforma in una discoteca rock dove personaggi simbolici si esibiscono ballando, facendo casino, bevendo all’inverosimile -suprema fede nell’autodistruzione-, con ragazze fantastiche e MOLTO appariscenti che danzano sul palco, avvinghiate al palo da lapdance, o dentro la perversa gabbia di metallo. I concerti li vedo a rate: devo fare il mio (sporco) lavoro, però non mi perdo un paio di hits dei SHF, e noto che la gente li ama, conosce le canzoni, canta, e vuole spaccare tutto. Parlo con Stevie, il quale nota che tra un pezzo e l’altro, Freak (vocalist dei SHF) racconta la sua storia di morte (la chiamano “Theatre”) e gli confido che fuori dall’Italia devono fare la stessa cosa in Inglese. Rimane stupefatto. Lui parla male il tedesco, non parla italiano, e si vanta di essere Californiano. Alexx gira come un pazzo. Entra, esce, fuma, va al cesso, ri-esce, ri-fuma. Una ragazza bellissima mi ringrazia per esistere: traduco io le cose (intime) che vuole confidare ad Alexx, in quanto Alexx non parla italiano e la fatina con l’inglese non ci va proprio d’accordo. Alexx mi fa capire qualcosa come “OK man, togliti pure dal cazzo, anche se non ci capiamo, io e lei comunichiamo lo stesso…”, peccato arrivi immediatamente il fidanzato di lei, distruggendo sul nascere i sogni erotici del bassista. Gli Shameless sono dei validissimi intrattenitori. Non conoscevo il loro ultimo CD, e dopo averlo acquistato ed ascoltato varie volte mi è tornata la voglia di vederli dal vivo. Il pubblico è sinceramente divertito, c’è intrattenimento intenso, lo spettacolo è modesto (per lo spazio) ma di prim’ordine e denota come entrambe le bands siano immensamente professionali (a breve i SHF devono suonare su un palco grande come tutto il parcheggio del Grind, ma vi posso garantire che lo show che offrono è sempre immenso, sia esso in uno stadio o in un pub dimenticato e disperso). Alla fine dei concerti osservo i ragazzi delle bands. Sudore che cola. Make up devastato. Freak, come al solito, sembra veramente morto, come se lui vivesse veramente solo durante quelle decine di minuti sul palco. Gli Shameless mi chiedono se m’è piaciuto, chiacchiero, ringraziano, ci scambiamo i contatti. Sono le tre del mattino. Me ne vado, saluto il personale, saluto le bands, e mi rendo conto che mi sono divertito in modo diverso dal solito, facendo qualcosa di non comunissimo, non scontato.
Salgo in auto e parto. Ho un’ora o due di strada. Mi ascolto subito il CD degli Shameless, e torno con la mente al concerto, ai concerti, a quella meravigliosa realtà che è la musica dal vivo. A 10 km da casa, dopo aver ascoltato una o due volte gli Shameless, riproduco il CD dei Superhorrofuck. Lo conosco a memoria, l’ho recensito, li ho visti dal vivo diverse volte. Canto da solo, mentre guido pezzi come “Down At The Graveyard”. “Giù al cimitero”: un cimitero figurato, dove girano zombi dall’aspetto strano, assurdo, ma attraente, sexy. E mi rendo conto che quella notte il bellissimo cimitero era il Grindhouse dove sacerdoti appartenenti alle religioni di due ottime band hanno celebrato rituali deviati, mentre un pubblico di zombie della notte pregava esaltando quella stupenda vita notturna, estrema, surreale. Forse il giorno dopo si tornava ad una vita normale. Oppure alla bara. Non lo so, ma vi posso garantire che quelle ore al Grind hanno rigenerato la mia mente morta, il mio corpo putrefatto, il mio amore per quel lato oscuro meglio noto come Rock’n’roll.
(Luca Zakk)