«privi di radici, noi siamo come un albero che, privo delle sue, non può crescere. Infatti senza le nostre radici appassiremo e moriremo»
(Les Editions Du Rubicon) Varg Vikernes ha scritto diversi libri (se proprio non lo conoscete cliccate QUI) e tra gli ultimi troviamo “Sorcery and Religion in Ancient Scandinavia”, tradotto in francese da Fabien de Troie e Thibault Philippe per i tipi della Rubicon. Tra l’altro nel momento in cui si scrive questa recensione la casa editrice annuncia l’imminente termine del contratto per questo volume, del quale restano poche decine di copie, e che la casa editrice andrà in ‘stand-by’ a tempo indeterminato.
La frase in calce a questo pezzo è un monito attuale, una dichiarazione dell’autore da tenere presente in questi tempi in cui poco si comprende e in cui troppo accade. Vikernes scrive anche che gli internazionalismi strappano via le nostre radici e noi, di conseguenza, tendiamo a crearci delle identità multiple e artificiali. Lavorando e tessendo le nostre azioni per queste false identità dimentichiamo le nostre vere radici e il loro significato profondo.
Vikernes in questo volume racconta dell’esistenza di un retaggio millenario che affonda le sue radici nell’identità europea e dal quale tutti i popoli del nostro continente provengono. Una sorta di cultura paneuropea della quale Vikernes descrive la branca norvegese, dal momento che è quella che conosce meglio e direttamente, come precisa l’autore stesso. L’intero libro è dunque incentrato sui miti della terra dell’autore, ma solo a titolo di esempio: il concetto è infatti rapportabile alle altre culture e mitologie che popolano questo piccolo e vecchio continente. Un raffronto che mira a cercare elementi comuni e non esposti per una presupposta superiorità razziale o culturale della regione nordica.
Questo libro è diretto a tutti, a tutti gli europei. In fondo le differenze culturali, per esempio quelle tra un russo e un italiano o quelle tra un tedesco e un francese, sono del tutto trascurabili di fronte a quella radice comune che ci lega tutti e che nasce durante l’età della pietra.
«l’europeo è un uomo onorevole, ed è solo attraverso l’onore che noi ritroviamo le nostre radici»
La radice comune, l’«eredità europea comune», è ben comprensibile nel primo capitolo: qui argomenti come animismo, magia poi divenuta religione, oltre alle forme di matriarcato prima e di patriarcato poi, il fuoco o il primo calendario sono elementi che hanno popolato tutte le primordiali strutture sociali delle tribù, dal neolitico in poi, delle popolazioni di tutta l’Europa. Tutto ciò è espresso con un taglio divulgativo e un linguaggio chiaro. Nella prefazione Vikernes avverte che una piccola infarinatura di mitologia nordica aiuterebbe il lettore che si avvicina al suo testo. Tuttavia, nonostante la completa assenza di tali nozioni preliminari, chi scrive non ha trovato grandi difficoltà nella comprensione dei principi base del testo, che appare complessivamente piuttosto chiaro e che lascia intuire le figure mitiche citate e i valori che esse racchiudono. A partire dal terzo capitolo l’autore scende nei dettagli della mitologia scandinava. I temi trattati vertono sul pantheon mitico (Týr, Váli, Baldr ecc.), il Völuspá e la sua epica, le rune. A quel punto il discorso si fa più profondo e specifico, ma ancora capace di segnalare con efficacia le analogie fra elementi mitologici di altre culture del continente.
Il legame che interccorre tra Folklore, mito, e antropologia sono è il vero senso di questo testo che mira a rintracciare la strada che porta ai nostri antenati e ai valori all’origine dell’Europa.
(Alberto Vitale)
Filmato promozionale del testo