Titolo Originale: “Bringing Metal To Children: The Complete Berzerker’s Guide To World Tour Domination”, edito da HarperCollins Publishers
Consiglio per la lettura. Guardare le foto ed i disegni senza leggere una parola, magari sfogliando il libro al contrario. Iniziare poi il libro saltando tutto fino a pagina 189, ovvero alla sezione “Una Tipica Giornata In Tour” del capitolo quattro “Non Si Caga Sul Bus”. Leggete. Questa sezione finisce a pagina 195. Saltare poi a pagina 291 e leggere il capitolo “Dalla Penna Di John DeServio”. Credo sia doveroso capire chi sia JD, il bassista della Black Label Society, dargli spazio di difesa prima dell’infinita infamia della quale è oggetto durante tutto il libro. Ora siete pronti: iniziate a leggere il libro normalmente.
Zakk Wylde è un personaggio particolare. Sotto gli occhi di tutti è emerso dal nulla, apparendo su un palco con il Signore delle Tenebre. Sempre sotto gli occhi di tutti, ha trasformato il suo look da chitarrista glam mezzo checca a brutale ciccione tutto borchie e toppe, quasi come un motociclista di qualche nefasto chapter americano. E’ passato dall’hard rock di Ozzy, al suo metal pesante.
Ma chi è veramente Zakk Wylde?
Mi dispiace, il libro non lo spiega.
E questo per diverse ragioni.
La prima è che si tratta di un manuale sbracato, un manuale esposto in forma di cronaca demenziale piuttosto che in accademiche apparenze saggistiche. Delle quasi 300 pagine, ce ne sono forse 10 che veramente elargiscono consigli. Il resto sono cazzate, puttanate, storie esilaranti, prese per il culo a JD, esaltazioni di prestazioni sessuali, di bevute, di distruzione. L’altra ragione è che non si capisce bene chi abbia scritto il libro. Non solo ci sono diverse pagine scritte da vari ospiti (un wrestler, Dave Snake Sabo degli Skid Row, membri della Black Label Society, giornalisti di Guitar World, la moglie di Zakk, la moglie di Dimebag, salta fuori pure il Capitano Kirk in persona…) ma non si capisce nemmeno se sia stato Zakk a scrivere qualcosa, magari Eric, forse entrambi, probabilmente nessuno: Forse Eric ubriaco? O Zakk strafatto? Il libro è un casino, è un collage di puttanate bestiali, di inni a vichinghi, di teoria del pogo, di groupies cazzute, e gadget sessuali letali. Se cercate un libro serio, tornate in libreria. Se cercate una biografia, tornate di nuovo in libreria. Se volete divertirvi… se volete leggere qualcosa che sia esilarante come “This Is Spinal Tap”, volgare come uno show heavy metal, potente come un album dei Black Label Society, allora questi saranno 20 euro ben spesi.
Le vicende assurde, e forse montate, descritte nel libro riescono comunque a dipingere una scena mondiale che racchiude il complicato mondo della musica e del suo business. Vengnoo rivelate cose non note. Viene spiegato come fare e come non fare. E viene semplicemente dipinto l’ovvio: per fare successo bisogna crederci, e bisogna darsi da fare. Al di là della discutibile traduzione che a partire da titolo non gode di fluidità, e che nelle innumerevoli frasi slang (quasi tutto il libro), soffre un vizio di forma, una forzatura tale che le frasi italiane spesso sono poco scorrevoli, poco “gergo”, questo libro risulta maledettamente divertente, ed è effettivamente una specie di manuale per chiunque voglia cimentarsi nella musica, o in qualcosa di suo nella vita. Che sia music business, o business e basta, è vero ciò che spiega Zakk: bisogna insistere, non mollare mai, mettendo in conto la devastazione del proprio buco del culo. Funziona così. Che piaccia o meno. Nella vita, che sia essa da rockstar o da minatore: qualcuno è sempre pronto a fotterti, e per andare avanti ti devi spaccare il culo.
E comunque, indipendentemente da cosa fate, da cosa sognate, e da dove andrete a finire, un mio consiglio personale: state alla larga da Pete l’Autista.
(Luca Zakk)