Un altro esempio di Italia in decadenza. Già i locali che offrono spazi per la musica live (dai pub fino alle vere e proprie sale concerti) faticano a sopravvivere (vuoi per l’economia, vuoi per le tasse, vuoi per le limitate affluenze che sono anche collegate alle prime due ragioni), se poi ci si mette anche la gente del posto che vede solo “il disturbo” e non la ricchezza economica e sociale di un locale che offre vita alla musica live, allora si inizia a pensare che non solo “abbiamo raggiunto il fondo”, forse stiamo pure lavorando di pala e piccone per andare più giù. Oltre il fondo.
Il Deposito Giordani, localizzato in provincia di Pordenone vede le future programmazioni a rischio a causa dei sigilli posti dalla polizia municipale. Le cause? Le solite: proteste, petizioni ed esposti dei residenti.
Il Deposito è un locale vicino ad una statale, in una zona certamente non densamente popolata (come molti locali, per esempio, del Milanese), che propone musica di alta qualità da tanti anni, con affluenze di pubblico anche dalle vicine regioni Veneto e Trentino, e pure dalle nazioni limitrofe come Austria, Slovenia e Croazia.
Nell’ultimo anno il Deposito ha offerto concerti importanti, per restare in tema heavy metal, come quello dei DEATH DTA (la sera prima della chiusura forzata!), ma anche WASP, Satyricon (Metalhead ha intervistato Frost proprio al Deposito, leggi qui), Soulfly e Ghost.
Nell’underground si sta già muovendo una voce a supporto del Deposito. È già nato l’hashtag #iostoconildeposito